Il fattore umano (parte seconda): Il capitale umano

Il fattore umano (parte seconda): Il capitale umano

Lun, 06/20/2016 - 21:39
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…. L'assicurazione del SUV di Massimiliano ha pattuito con la famiglia del ciclista un risarcimento di € 218.976. Importi come questo vengono calcolati valutando parametri specifici: l’aspettativa di vita di una persona, la sua potenzialità di guadagno, la quantità e la qualità dei suoi legami affettivi. I periti assicurativi lo chiamano il capitale umano.

Dai titoli di coda del film “IL CAPITALE UMANO” di Paolo Virzì, Italia 2013

 


 

Questa citazione, tratta dai titoli di coda del film “Il Capitale Umano” del geniale regista livornese Paolo Virzì (Italia, 2013) ci introduce ad un’altra accezione del “capitale umano” della quale quale occorre indubbiamente tener conto nella valutazione dell’investimento. Si tratta del concetto assicurativo di “capitale umano” che, mai come nel tragico incidente provocato da uno dei protagonisti del film di Virzì (il Massimiliano della citazione appunto), viene ad essere sottolineato.

Il regista secondo me ha però voluto ricordarlo in modo paradossale, alla fine della sua bellissima storia, proprio per dirci che questo concetto non può funzionare o quanto meno che, così concepito, ci lascia del tutto insoddisfatti. Si possono valutare con un numero, cui corrisponde una certa quantità di denaro, tutte le storie, i sentimenti, le paure, le speranze, le relazioni che costituiscono la vita di una persona? Può la complessità dell’essere umano essere ridotta a mera stima economica? La stessa vicenda qui raccontata, insieme ai fatti che ne sono causa ed effetto, viene presentata nel film tre volte, attraverso il punto di vista e la narrazione di tre diversi personaggi. Ne vengono fuori tre valutazioni molto diverse ed è logico che sia così.

Dei tre fattori produttivi classici, terra, lavoro e capitale, quello veramente indispensabile è il lavoro, il “fattore umano”. Si può ben pensare ad un’attività economica senza terra (oggi sono la netta maggioranza) e al limite senza capitale (le imprese “leggere” molto diffuse in tempi di internet), ma non si può concepire produzione o scambio senza l’apporto decisivo dell’uomo: idee, intuizioni, capacità tecnica, genio artistico, lavoro fisico o intellettuale.

Il capitale umano è un concetto quindi non riducibile a un numero o a una somma di denaro, anche se – in quanto capitale – entra a pieno diritto nel patrimonio aziendale. Per apprezzarne pienamente l’importanza, bisogna dunque essere capaci di considerare la componente immateriale che, per sua natura, mal si presta ad una espressione numerica.

Una buona definizione del concetto la troviamo nel “Dizionario di Economia e Finanza” Treccani:

 Insieme di capacità, competenze, conoscenze, abilità professionali e relazionali possedute in genere dall’individuo, acquisite non solo mediante l’istruzione scolastica, ma anche attraverso un lungo apprendimento o esperienza sul posto di lavoro e quindi non facilmente sostituibili in quanto intrinsecamente elaborate dal soggetto che le ha acquisite. Pur non potendo essere misurate univocamente, le componenti del c. u. determinano tuttavia la qualità della prestazione erogata dal detentore, concorrendo ad aumentare la produttività di un’impresa e a qualificarla, influenzandone i risultati.

 

Una prima fondamentale regola per la gestione di un’impresa esistente e per la costituzione di una start-up è quindi l’assoluta centralità del fattore umano: anche nelle attività per loro natura “capital intensive”, il vero fattore di successo è il ruolo delle persone.

Solo nella misura in cui riusciamo a produrre un bene o prestare un servizio:

  • Che non esiste (ancora) sul mercato e di cui c’è o ci sarà domanda;
  • Di qualità migliore e almeno allo stesso prezzo rispetto a quelli esistenti;
  • Di prezzo inferiore e almeno a parità di livello qualitativo

 

potremo avere allora un’impresa di successo. Se nessuna di queste condizioni è soddisfatta, molto meglio lasciar perdere.

Ora, come si vede, ciascuna di queste condizioni è basata su idee, intuizioni, creatività, capacità organizzativa, capacità lavorativa, in poche parole sul fattore umano.

Questi elementi – almeno alcuni di essi - possiamo certo acquisirli o imparandoli o attraendo le persone che ne sono dotate. Ma, ancora una volta, la possibilità di assicurarseli non sarà solo una questione di prezzo (il costo del personale) ma la risultante di fattori ambientali, carisma, ideali, sentimenti.

Ai tempi d’oro del basket senese, quando la squadra locale vinceva sempre, succedeva spesso che squadre dotate di mezzi economici anche molto superiori – come la squadra di Milano - portassero via i giocatori migliori. Questi però, che a Siena giocavano benissimo, nella nuova squadra avevano prestazioni molto deludenti. I nuovi che venivano a Siena al loro posto erano invece molto spesso sorprese positive e si imponevano ben presto, fino a diventare a loro volta richiesti da altre squadre, e così via. Tornando a quanto si diceva all’inizio: qual era il reale valore di questi giocatori? Quello che esprimevano a Siena o quello dimostrato a Milano?

 

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E ancora, sempre mutuando dal basket, che valore dare alla stella del basket argentino Emanuel “Manu” Ginóbili (Bahía Blanca, 28 luglio 1977) se immaginiamo che la squadra argentina sia un’azienda il cui fatturato è il colore del metallo, in particolare l’oro, vinto ai campionati mondiali?

Ce lo spiega Federico Buffa, noto giornalista e commentatore televisivo di basket, nel video di presentazione di un suo libro.

In questo video, si parla anche di “valore del gruppo”, concetto ben noto a chi segue gli sport di squadra, ma anche a chi si occupa di organizzazione del lavoro in azienda. Se non è giusto attribuire un numero al capitale umano, ancora più sbagliato è pensare che mettere insieme due persone equivalga ad avere un capitale pari alla somma del loro valore.

bastardi pizzofalcone

 

Nella serie “I bastardi di Pizzofalcone” lo scrittore napoletano Maurizio De Giovanni (Napoli, 31 marzo 1958), uno dei miei preferiti, racconta di come un gruppo di poliziotti di cui tutti volevano liberarsi, disadattati e più o meno in crisi, senza arte né parte, vadano a formare una squadra efficientissima, geniale e in grado di risolvere i casi più complicati. Allo stesso modo in azienda, a maggior ragione se si tratta start-up, il valore del gruppo, ovviamente inteso in senso non numerico, deve essere sempre superiore alla somma del valore dei singoli.

Commenti

Confermo. La stessa persona inserita in un gruppo piuttosto che un altro dà risultati completamente diversi. Il leader poi deve essere capace di scoprire quali sono i talenti dei suoi collaboratori, farli sviluppare e integrarli con i talenti degli altri.