Il caos calmo

Il caos calmo

Mar, 02/14/2017 - 07:50
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Il 28 gennaio 2017 i Cinesi hanno salutato l’anno della scimmia e festeggiato l’arrivo dell’anno del gallo. Come è noto, nel calendario cinese  ogni anno è identificato con un segno animale seguendo cicli di 12 anni, per cui il precedente anno del gallo è stato nel 2005 e il prossimo sarà nel 2029, un secolo esatto dopo la grande crisi.

 

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Proviamo allora a fare un gioco: cerchiamo di indovinare come sarà questo anno del gallo, dal punto di vista soprattutto dei fenomeni economici e socio-politici, che è poi quello di cui ci occupiamo in questo blog. Non si tratta di fare un oroscopo, materia in cui i cinesi sono peraltro maestri, ma di leggere quali potranno essere i macro-trend nell’anno che abbiamo davanti, in modo tale da orientare anche le scelte di portafoglio.

Se volessimo sintetizzare quello che ci aspetta, mi viene in mente il titolo di un film del 2008 di Nanni Moretti, “Caos calmo”.

Oppure una delle massime più famose del Grande Timoniere Mao Tse- Tung “Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è ottima”.

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E a proposito di Cina e portafogli, l’anno scorso di questi tempi il gigante asiatico sembrava vicino alla grande crisi che avrebbe trascinato il mondo occidentale in una nuova depressione epocale. Come ebbi a scrivere in uno dei miei articoli, forse non avrebbe fatto il previsto 7% di crescita, ma ci sarebbe andata vicina. E infatti nel 2016 ha fatto il 6,7%, certo il livello più basso degli ultimi anni ma sempre un ritmo molto sostenuto. E la moneta cinese, il renminbi, è oggi più o meno sugli stessi valori di un anno fa.

Anche per quest’anno il consensus, ovvero la stima degli analisti, indica un livello di poco inferiore, all’insegna della stabilità nell’anno del XIX Congresso del Partito Comunista Cinese che incoronerà Xi Jinping leader maximo. E questa, la stabilità del leone asiatico, è comunque già una prima buona notizia, e alla fine una delle poche certezze dell’anno che abbiamo davanti.

 

L’incognita maggiore è Donald Trump, o meglio quale saranno gli effetti della sua politica economica, ammesso che riesca effettivamente a realizzare quello che ha promesso (o minacciato, a seconda dei punti di vista).

 

Trump vuole un dollaro debole, per favorire le esportazioni, e gli analisti prevedono un cross-rate tendenziale di 1,15 contro l’Euro, quando solo pochi mesi fa il super dollaro sembrava sparato verso la parità.

 

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Il dichiarato sostegno alle infrastrutture, non solo il rafforzamento del muro col Messico, manterrà elevati i ritmi di sviluppo USA, e questo, insieme alla stabilità cinese e al dollaro debole, spingerà il prezzo del petrolio verso i 70 dollari al barile che oggi gli analisti prevedono.

I tassi aumenteranno, sicuramente negli Stati Uniti e sicuramente quelli a medio-lungo termine; ma anche in Europa, col probabile venire meno della politica monetaria espansiva di Quantitative Easing della BCE. Comunque la si veda, non una buona notizia soprattutto per l’Italia.

In Europa l’incertezza maggiore, che probabilmente scoraggerà molti investitori, è data dal clima politico di grande incertezza e dal timore dell’avanzata elettorale delle formazioni anti-europeiste (si veda l’articolo della settimana scorsa). Se questo dovesse essere il quadro, considerando che le azioni, specie quelle europee, hanno ancora buoni margini di crescita teorica, potrebbe essere il caso di valutare un rafforzamento della parte investita in azioni e un alleggerimento di quella impiegata in strumenti di debito (obbligazioni), anche se il mercato azionario viene da un periodo di rialzi notevoli e prolungati, e la cabala non sembrerebbe favorevole.

 

L’inflazione è prevista in leggero aumento, fino al livello considerato fisiologico e positivo del 2%, dopo gli anni di depressione deflazionistica soprattutto in Italia.

 

A proposito dell’Italia, qui la confusione è massima. Sopravvivrà l’esecutivo Gentiloni fino alla scadenza naturale del 2018 e soprattutto saprà resistere alle pressioni della Commissione Europea per un bilancio più controllato e rigido, dopo il flop del governo Renzi in tema di sviluppo e occupazione? Il precedente governo aveva infatti puntato su un temporaneo allentamento dei vincoli di bilancio per consentire 3 anni di sviluppo e tornare poi a rientrare nei limiti, ma con la disoccupazione giovanile al 40% il bersaglio è stato chiaramente mancato.

Cosa ci aspetta nell’anno del gallo? Una finanziaria sangue sudore e lacrime o un deciso abbandono dei vincoli comunitari per votarsi a una politica di bilancio di taglio fortemente espansivo, a costo di mettere a rischio la stabilità finanziaria del paese? In entrambi i casi, i tassi saliranno e questo avrà impatto negativo sulla spesa per interessi, alimentando il circolo vizioso.

 

Che fare, quindi? Stare calmi e andare avanti, in fondo sotto questo cielo c’è una grande confusione, e quindi la situazione è ottima. Caos calmo, appunto.

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