Famolo strano: uno sguardo sugli strumenti più complessi

Famolo strano: uno sguardo sugli strumenti più complessi

Mar, 12/19/2017 - 07:17
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ingranaggi euro

Concludiamo questa miniserie che abbiamo chiamato “cosa c’è dietro l’angolo” con una rapida incursione nel segmento dei titoli un po’ più inusuali e complessi, per cercare ci capire se può valere la pena aumentare il rischio per ottenere un rendimento maggiore.

Pur essendo forme di impiego ampiamente trattate sui mercati specializzati e molto diffuse, si tratta pur sempre di titoli non adatti a chi non abbia un minimo di conoscenze tecniche e non sia in grado di comprenderne l’effettivo livello di rischiosità.

 

In effetti, come avrebbe detto il protagonista del film di Carlo Verdone: “famolo strano”…

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=Zf1VTOUIuP8&w=560&h=315]

 

Per quanto riguarda gli investimenti in valuta, i lettori di questo blog dovrebbero aver acquisito elementi sufficienti per valutare l’opportunità di tenere impiegata in valuta estera una parte del proprio patrimonio finanziario, tendenzialmente compresa fra un quinto e un sesto.

Stiamo parlando in via principale di titoli obbligazionari, ma anche – per gli investitori più smaliziati – di qualche sporadica incursione nel mondo delle opzioni su valute.

Le obbligazioni in valuta corrispondono infatti tassi di interessi che, per le rispettive valute, sono in genere diversi da quelli in Euro. Ad esempio, un titolo di Stato USA a 10 anni rende oggi intorno al 2,35% mentre un titolo di Stato tedesco di pari scadenza rende lo 0,37%: quasi due punti percentuali di differenza che, su tassi così contenuti, sono davvero tanti.

Naturalmente il titolo in valuta darà luogo a cedole e rimborsi di capitale nella stessa valuta in cui è denominato, per cui se al momento di incassare tali flussi si volesse convertire il ricavo in Euro, il risultato dell’operazione sarà dato, oltre che dal rendimento del titolo, anche dalla differenza fra il cambio all’inizio e alla fine.

Se in questo periodo la valuta in cui abbiamo investito si apprezza rispetto all’Euro, avremo fatto un guadagno ulteriore rispetto alla cedola; se invece si deprezza, il rendimento ne sarà ridotto, fino a configurare una perdita.

Se ad esempio confrontiamo in un anno l’investimento di 10.000 Euro in Bund tedeschi a 10 anni con l’investimento in Treasury Bond americani, supponendo che i tassi di interesse nel periodo non cambino, avremo:

Euro: investiamo 10.000 € oggi e ricaviamo 10.037 Euro a scadenza

Dollari: investiamo (al cambio Euro/Dollaro odierno di 1,18)11.800 $ oggi e ricaviamo 12.077 $ a scadenza.

Se ipotizziamo che il cambio Eur/Usd resti quello odierno, avremo dunque fra un anno € 10.235, cifra ben superiore a quella realizzata investendo in Bund.

Se il dollaro a scadenza fosse invece diminuito a 1,20, i due investimenti sarebbero equivalenti.

Se infine il dollaro diminuisse attestandosi a 1,22, a scadenza avremmo 9.899 Euro e quindi saremmo penalizzati, subendo addirittura una perdita rispetto al capitale iniziale investito. Se invece il cambio dopo un anno vedesse il dollaro rafforzato a 1,16, il nostro capitale diventerebbe 10.411 € ed avremmo fatto dunque un buon affare.

Da questo si capisce come, investendo in valute che hanno tassi superiori all’Euro, possiamo guadagnare se tale valuta cresce o, al massimo, si riduce fino a compensare il differenziale dei tassi: nel nostro caso da 1,18 a 1,20.

Affinché l’investimento in titoli in valuta estera sia redditizio, dovremmo quindi cercare valute che hanno tassi superiori all’Euro ma che soprattutto riteniamo non si possano deprezzare.

Oggi queste condizioni sono presenti, a parte che in relazione al dollaro su cui torneremo fra un attimo, in alcune divise minori dei paesi emergenti quali Brasile, Messico e Sudafrica. In Europa può valere la pena guardare con attenzione sterlina inglese, corona svedese e slotzy polacco anche se i tassi non sono molto diversi da quelli in Euro.

 

Gli analisti per i prossimi mesi si aspettano che il dollaro resti nell’intervallo 1,15-1,20 senza grandi scossoni. Le aspettative di apprezzamento del biglietto verde si sono infrante sugli errori e le indecisioni dell’amministrazione Trump, mentre l’attesa riforma fiscale del sistema americano, sulle quali i rialzisti riponevano grandi aspettative, è andata in gran parte delusa.

trump

 

Investire nelle altre valute citate è oggettivamente piuttosto rischioso, sia perché in genere sono molto volatili ed espongono a rischi di notevoli oscillazioni dei cambi, sia perché devono essere trovati emittenti affidabili, in situazioni in cui talvolta anche gli stessi stati sovrani lo sono poco.

Se poi qualcuno dei più esperti volesse cimentarsi in operazioni più ardite, potrebbero essere tentate – cercando però di ridurre al massimo l’impiego di capitale e quindi utilizzando la leva del debito – le opzioni su cambi. Si tratta di un’operatività molto particolare, sulla quale non ci dilunghiamo. Diciamo solo che se dovessimo scommettere oggi, punteremmo qualche fiche sull’apprezzamento della sterlina inglese, delle valute europee sopra ricordate e sul deprezzamento del franco svizzero.

 

Esistono poi strumenti di investimento “alternativi”, anche in questo caso di un certo livello di complessità e rischio. Potrebbe però valere la pena di prenderli in considerazione, anche se per frazioni limitate del proprio portafoglio, perché potrebbero dare un buon contributo alla redditività in tempi di tassi molto magri.

Si tratta delle cosiddette commodities, ovvero le materie prime per le quali esistono mercati regolamentati. Fra tutte le materie scambiate, quelle sulle quali può essere interessante fare una riflessione sono il petrolio e l’oro.

I prossimi mesi, per tutto quello che abbiamo detto anche in questa miniserie, dovrebbero vedere un certo aumento del prezzo del petrolio, che è tornato a crescere dopo un periodo di flessione durante il quale sono state praticamente esaurite le scorte in precedenza accumulate.

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Viceversa, se la situazione dei mercati continua ad essere positiva e il dollaro non si indebolisce, è ragionevole attendersi una certa debolezza nel prezzo dell’oro.

In questa logica, l’investitore più dinamico potrebbe quindi acquistare opzioni call sul petrolio oppure, più semplicemente, titoli il cui valore aumenta al crescere del prezzo, come gli energetici. Parimenti, si potrebbero comprare opzioni put sull’oro oppure attivare una qualunque operazione che possa realizzare lo stesso risultato.

Si tratta tuttavia di operazioni di una certa complessità che richiedono un buon livello di conoscenza della materia e che, dunque, non sono consigliabili agli investitori meno specializzati.

 

Commenti

Bell’articolo! Molto utile ... perché non pensi di fare dei ‘quaderni della finanza’ orientati a un pubblico medio basso, scarsamente informato su questi temi, facilmente vulnerabile e possibile preda di consulenti che tirano s far ciccia per se o per le banche? Magari riunendo gli articoli già prodotti sul blog?

Ben trovati tutti.
Finalmente sono riuscito ad esserci ! Solo oggi 11 Marzo 2018. Posso seguire Marco nelle sue divagazioni mentali per ciò che preferisce. Come giusto del resto. Nel merito. Da mesi mi sono permesso di sollecitare una attività specifica a proposito della educazione finanziaria. Sul blog certo. Ma anche all'Università ed in altre sedi. Riferendomi a Siena. Oltretutto oggi è chiaro che l'impegno conclamato sulla indispensabilità di colmare una grande lacuna non ha avuto fin qui risultati apprezzabili. MIFID 2, che si pone come obbiettivo prioritario la tutela del risparmiatore (medio piccolo..),sta andando in altra direzione. Direi opposta. Ho detto e scritto da Giugno scorso con la prima circolare Consob alle SIM. Spero a breve di realizzare qualcosa. Un sito e la disponibilità di una ampia (sala (100 posti) video attrezzata per incontri,registrazioni, webinar. Entro breve può essere a disposizione perchè chi fa un ottimo di lavoro oggi, con l'esperienza di ieri come Marco, possa metterlo a disposizione di chi ne ha necessità. Ottimo fare quaderni on line. Ma non dimentichiamo che le statistiche ci dicono come ancora il 70% di investitori che si rivolgono alla Industrie del Risparmio hanno superato i 60 anni. E la conoscenza informatica sarà carente per ancora alcune generazioni. Non so se questa nota - dopo tanto tempo- verrà rilevata. Ma credo che emergerà al Blogger !!! In tal caso ho anticipato gli argomenti della occasione di incontro.

Grazie Gian Gastone, come la tua lunga e qualificata esperienza ti ha ben suggerito, MIfid 2 é un serio problema, per i risparmiatori e per le banche. I primi hanno visto aumentare la burocrazia e la carta inutile, le seconde costi e procedure di adeguamento. Aspettiamo il prossimo caso di risparmio tradito per rendercene conto.
Non esistono scorciatoie all'educazione finanziaria, e nel nostro piccolo che temo di dare un contributo.
Il tuo intervento mi ha suggerito di affrontare Mifid 2 in uno dei prossimi articoli, grazie.

Ciao Marco. Qualcosa dobbiamo pur fare.
Secondo un noto insegnamento Zen "Ognuno lavi la sua ciotola". Alla prima occasione ti dirò come è possibile smuovere qualcosa in questa "gora". A presto. Cioè quando vuoi.