L’ECONOMIA DAVANTI AL 2022

L’ECONOMIA DAVANTI AL 2022

Mar, 11/30/2021 - 17:52
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I tre fattori principali che influenzeranno l’economia e la finanza nell’anno che verrà

.gross national product

Concludiamo il gioco di fine anno di prevedere quali saranno le tre issues più importanti del 2022, questa volta focalizzandoci sull’economia e la finanza, un terreno più consueto per il nostro sito. I fattori che prevedibilmente assumeranno il peso maggiore sono: l’inflazione, la qualità dello sviluppo economico (che abbiamo già ritrovato parlando del nostro paese in generale) e le politiche monetarie che le banche centrali porranno in essere dopo l’epoca della grande espansione di liquidità che ci ha consentito, in via generale, di resistere alla pandemia.

Si tratta di tre aspetti intimamente connessi, ognuno dei quali può essere, alternativamente, causa ed effetto della congiuntura economica. È infatti evidente che l’inflazione dipenderà in modo molto stretto da come si configurerà lo sviluppo economico (in termini di disoccupazione, spesa pubblica e dinamica della domanda aggregata[1]) e dalle contromisure adottate dalle autorità monetarie per contrastarla, prima fra tutte la manovra sui tassi di interesse.

.inflation

Di inflazione si parla ormai da molto tempo e noi siamo stati fra i primi, in tempi non sospetti (nell’aprile 2020), a mettere in guardia sul nuovo “spettro che si aggira per l’Europa”. In effetti l’unica sorpresa è che ci sia voluto così tanto perché il sistema ne prendesse consapevolezza. Ormai non ci sono più dubbi: sia in America che in Europa (ma anche in Cina) i prezzi stanno aumentando in modo continuo e consistente. In America le ultime rilevazioni indicano un tasso tendenziale del 6,2% (il più alto dal 1990); in Europa siamo per ora al 4,1%, ma non c’è dubbio che questo livello sia destinato a crescere; in Cina i prezzi alla produzione stanno sfiorando una crescita del 10%.

Questi dati riflettono però il passato: in realtà l’inflazione percepita, quella che consumatori e aziende riscontrano tutti i giorni, è ben superiore, trascinata dal prezzo delle materie prime e in primo luogo dai costi dell’energia. Nell’Unione Europea l’energia sta crescendo del 23,5% all’anno, e da noi il Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani ha già detto che l’anno prossimo la bolletta energetica sarà più alta di ben il 40% rispetto all’anno in corso.

Nonostante gli impegni a ridurre o eliminare l’uso dei combustibili fossili (impegni destinati a rimanere disattesi), il petrolio sta registrando aumenti record, del tutto indifferenti ai timidi tentativi di arrestarne la corsa da parte di Biden (che ha immesso sul mercato le scorte USA di petrolio con lo scopo di calmierare il prezzo del greggio). Ormai il Brent è stabilmente sopra gli 80 dollari al barile, circa il doppio della quotazione di un anno fa e, analogamente, il gas naturale.

Il ritmo di crescita sicuramente rallenterà, ma è ben difficile pensare che si possa tornare ai livelli del passato, almeno fino a quando verrà completata (se mai lo sarà) la transizione verso fonti rinnovabili o intrapreso il ritorno al nucleare.

.prodicts

Altro fattore importante è stata la carenza fisica di materie prime, in particolare i semiconduttori per la produzione di microchip, ma anche metalli, cereali, legname, cartone. All’uscita dalla crisi provocata dalla pandemia, l’impennata della domanda ha creato forti strozzature sui produttori, sulle loro capacità produttive e sui trasporti, con l’effetto di dilatare i tempi di consegna e, soprattutto, di far crescere i prezzi.

Per questo l’inflazione percepita è oggi ben superiore a quella statistica, misurata dai governi. La previsione è che questa crisi gradualmente rientri, e anche in questo caso si dovrebbe arrivare a una lenta normalizzazione. Ma, almeno per tutto il prossimo anno, l’inerzia dei prezzi continuerà a far crescere il costo della vita.

.small dollar

Poi dipenderà dal secondo dei nostri fattori-chiave, ovvero la qualità dello sviluppo economico. Se questo, come è prevedibile, porterà a maggior reddito e maggior lavoro, la domanda sarà destinata a crescere, e i prezzi non potranno ridimensionarsi, nonostante le contromisure che verranno adottate dalle banche centrali. Se invece, magari per effetto di nuove fiammate del virus, la crescita del reddito potrebbe essere molto rallentata e si prospetterebbe uno scenario di stagflazione[2], simile a quello conosciuto a fine anni ’70 del secolo scorso.

Per questo sarà decisivo l’atteggiamento delle banche centrali, che dovranno trovare un punto di equilibrio fra il contenimento dell’inflazione, riducendo l’enorme liquidità immessa negli scorsi anni con l’inevitabile aumento dei prezzi – da un lato – e la necessità di non pregiudicare comunque lo sviluppo con un’impostazione troppo restrittiva, che rischierebbe di soffocare il bambino in fasce (la ripresa economica) – dall’altro.

.stretta monetaria

In ogni caso, i player decisivi dell’anno prossimo saranno le autorità monetarie, così come lo sono state per evitare che la pandemia provocasse danni ancora maggiori rispetto a quelli che si sono avuti, e soprattutto irreversibili. In passato, ad esempio proprio nel corso degli anni ’70, l’atteggiamento rigido delle banche centrali ha spesso aggravato la situazione già critica che si era verificata.

Tutto sommato, nonostante la gravità del Covid, proprio l’enorme mole di liquidità creata da FED e BCE (ma anche dalle banche centrali) ha consentito un recupero in tempi piuttosto rapidi, prima dei mercati finanziari e poi della produzione e del reddito.

 

 

 

 

[1] Per domanda aggregata si intende la spesa complessiva per beni di consumo e per beni di investimento, che insieme alla spesa pubblica (quella della Pubblica Amministrazione) e al saldo delle partite correnti con l’estero (esportazioni meno importazioni) forma il reddito nazionale.

[2] Per stagflazione si intende il fenomeno di coesistenza di stagnazione e inflazione, ovvero una situazione in cui il continuo e consistente aumento del livello dei prezzi si verifica nel contesto di una situazione di reddito stagnante o in recessione. Normalmente l’inflazione viene causata, o comunque favorita dalla domanda elevata o in crescita che – con offerta che non aumenta o aumenta meno rapidamente – determina appunto l’aumento dei prezzi.