CHE DIREBBE SUN TZU?

CHE DIREBBE SUN TZU?

Mer, 03/23/2022 - 23:41
|   
0 commenti

L’importanza della strategia anche in tempi come questi

.sun tzu

Ci eravamo ripromessi di non parlare di guerra, almeno per un po’  (ammesso che questo sia possibile), e ci ritroviamo invece a citare uno dei nostri eroi preferiti, il generale Sun Tzu. Questa volta, però, non vogliamo occuparci di Ucraina ma – in termini generali – di strategia e di tattica.

Già in passato[1] avevamo preso in prestito le idee del filosofo vissuto in Cina fra il VI e il V secolo a.c., autore della celebre ’Arte della guerra", il primo trattato di strategia militare della storia. In quel caso l’argomento riguardava la strategia nella gestione delle aziende e la competizione che ne è magna pars; in questa sede ci occupiamo invece della gestione di portafoglio.

Abbiamo sempre sostenuto che una buona gestione si articola in una fase strategica, e in una implementazione tattica. Nella prima si definisce – sulla base degli obiettivi, della situazione patrimoniale e finanziaria, della prepensione al rischio dell’investitore e di tutti gli altri elementi fondamentali – il quadro delle asset class, ovvero delle categorie di titoli nelle quali impiegare il patrimonio.

.tattica

Nella seconda si mettono in pratica e si realizzano i piani, si cercano di massimizzare i risultati di breve periodo, si sceglie il timing e si controlla l’andamento del portafoglio.

A differenza della guerra, lo scenario nel quale si muoveva Sun Tzu, nell’asset management non c’è un momento in cui si vince o si perde: tutt’al più si conseguono gli obiettivi che ci eravamo dati o – all’estremo opposto – si deve prendere atto di perdite o di distruzione di valore.

Arriva sempre un momento in cui la strategia deve essere sottoposta a verifica: normalmente uno o due anni, ma anche ogni volta che accadono eventi importanti, tali da cambiare in modo significativo la situazione di partenza e quindi gli elementi di giudizio.

Può essere il caso di una spesa imprevista di notevole entità, della perdita di un lavoro o dell’inizio di uno nuovo, dell’incasso di una bella somma (nell’articolo citavamo l’arrivo di una consistente eredità).

Oppure – e qui siamo – di qualcosa che cambia drasticamente il quadro esterno di riferimento. Negli ultimi due anni abbiamo avuto, senza soluzione di continuità, ben due eventi devastanti di portata epocale: prima la pandemia e poi la guerra in Ucraina, e si tratta evidentemente di eventi che hanno avuto (e avranno) forti riflessi sui mercati, e quindi sul valore dei patrimoni investiti.

.benzina

Un primo effetto è stata la forte volatilità impressa ai prezzi delle attività finanziarie: le azioni sembrano muoversi sulle montagne russe, le obbligazioni sono diventate off limits per i patrimoni privati, dati i bassi rendimenti e i rischi di credito cresciuti a dismisura. Per non parlare delle commodities, in particolare petrolio e oro.

Chi aveva elaborato una strategia di portafoglio un paio d’anni fa e non l’ha rivista, rischia di trovarsi completamente spiazzato e fuori mercato: i tassi di interesse erano al minimo storico; l’inflazione era un lontano ricordo, risalente alla generazione precedente; l’economia americana e quella europea erano in fase di recupero e di uscita dalla precedente lunga recessione; il mercato del lavoro era molto vicino alla piena occupazione (a parte l’Italia). Non solo, il commercio internazionale risentiva della globalizzazione e della sempre maggiore apertura dei mercati.

In soli due anni il mondo è radicalmente cambiato, ben oltre il fisiologico alternarsi dei cicli economici, tanto che molti dei cambiamenti possiamo tranquillamente definirli strutturali.

.smart working

Uno per tutti: lo smart working che è ormai forse la modalità più diffusa per i lavori impiegatizi e che ha rivoluzionato ogni tipo di rapporto: fra dipendenti e azienda, ma anche quelli con i clienti, con gli altri colleghi, e alla fine le stesse abitudini di vita.

L’elemento che più di ogni altro influenzerà la gestione dei patrimoni almeno nei prossimi due anni è però l’inflazione. Dopo decenni di prezzi sostanzialmente stabili, e in alcuni casi in calo, siamo rapidamente passati a un livello ufficiale del 5% in Europa e del 7,5% negli Stati Uniti, anche se è evidente che l’inflazione percepita, almeno da noi, è sensibilmente sopra la doppia cifra.

Fra i tanti effetti, che abbiamo più volte esaminato, il principale – per quello che riguarda in questa sede – è la redistribuzione della ricchezza a danno dei creditori (e quindi dei risparmiatori) e a vantaggio dei debitori. Se ad esempio prestiamo fede alle statistiche ufficiali, e quindi crediamo che nel 2022 l’inflazione si attesterà al 5%, tutti gli investimenti finanziari – ovvero quelli denominati in moneta – vedranno ridursi di altrettanto il loro valore reale, a meno che non rendano un tasso di interesse almeno pari al tasso di inflazione.

Ciò significa che solo per mantenerne il valore dovremmo riuscire a conseguire una performance, al netto delle imposte, pari almeno al 5%: una vera e propria mission impossible, con i tassi che girano oggi sui mercati. Il costo per tenere risorse in forma liquida (contanti, conti correnti, strumenti di mercato monetario) – sempre che alle giacenze non vengano applicati tassi negativi, una pratica in rapida diffusione presso il sistema bancario – è quindi come minimo del 5%.

Una bella sfida per tutti i risparmiatori, che solo per mantenere il potere di acquisto delle proprie risorse devono accettare di prendersi rischi decisamente alti.

In questa situazione, una prima comprensibile reazione sarebbe quella di mettere da parte ogni strategia e limitarsi alla gestione tattica, una sorta di “giorno per giorno” che rischierebbe di portarci comunque fuori strada, oltre a richiedere una vigilanza e una movimentazione che non tutti riescono ad avere.

.war strategy

Non è possibile gestire in modo corretto, efficace e prudente il portafoglio senza una buona strategia, che magari dobbiamo essere pronti a mettere in discussione e a rivedere anche dopo breve tempo, ma senza la quale rischiamo di perdere di vista i nostri obiettivi.

Come diceva giustamente il generale Sun-Tzu, “la strategia senza tattica è la via più lenta per la vittoria; ma la tattica senza la strategia è il rumore prima della sconfitta”.