FIORIRÁ L’ASPIDISTRA

FIORIRÁ L’ASPIDISTRA

Mer, 06/01/2022 - 21:37
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Scommettiamo sul rimbalzo dei mercati

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Se dovessimo fare una graduatoria dei segnali negativi rispetto a quelli positivi, in merito alla situazione attuale dell’economia e dei mercati, non c’è dubbio che i primi sarebbero di gran lunga prevalenti.

Basti pensare, per fare solo un esempio, che negli ultimi sei mesi la capitalizzazione del mercato azionario USA ha perso un valore complessivo superiore al PIL di un anno degli Stati Uniti: come se la borsa avesse bruciato, in soli sei mesi, tutta la ricchezza prodotta dal più ricco Stato del mondo in un intero anno.

Oppure che il costo del cibo da inizio anno è aumentato del 23%, le soft commodities (cereali, zucchero, cotone, ecc.) sono mediamente cresciute negli ultimi 12 mesi dell’80% e i fertilizzanti del 200%. Per non parlare dell’energia: la famiglia media inglese quest’anno spenderà per luce e gas ben 1.000 Euro in più rispetto all’anno scorso e da noi non va certo meglio.

I dati della produzione sono stati rivisti al ribasso un po’ in tutto il mondo, e l’obiettivo del ritorno alla situazione pre-pandemia è ora sicuramente più lontano. Il rallentamento della produzione industriale è di tutta evidenza, e siamo ancora sulla scia inerziale degli stimoli fiscali e monetari degli ultimi due anni, fattori che si stanno rapidamente esaurendo. Gli investimenti da parte del settore manifatturiero riprenderanno forse nel 2023 o nel 2024, a seconda di quanto e come cresceranno i tassi di interesse.

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Fino ad ora nell’industria il rischio di recessione non è ancora strutturale, ma è dovuto alla volatilità delle scorte, cresciute in modo anomalo negli scorsi mesi dopo lo stop dovuto alla pandemia e le difficoltà di approvvigionamento, che avevano indotto molte imprese ad intensificare gli acquisti non appena si erano resi disponibili, contando anche su una ripresa dei consumi che in effetti poi non è proseguita. Nei servizi è andata un po’ meglio, ma anche qui tira aria pesante.

Sui mercati, e in particolare nell’azionario USA, gli investitori si sono bruscamente risvegliati dall’illusione che tutti i flussi finanziari che si rendevano disponibili finissero prima o poi a Wall Street. In effetti i multipli avevano raggiunto valori oltre ogni logica e un ridimensionamento era ampiamente atteso. L’atterraggio sul mondo reale è stato decisamente rapido e certamente non indolore, tanto che per molti fondi e istituzionali sono scattate le vendite automatiche in stop loss e i portafogli si sono significativamente ridimensionati.

Tuttavia, ci sono alcuni segnali, per ora molto deboli, che porterebbero a ritenere che il peggio sia passato e che una volta toccato il fondo, anziché scavare, si possa gradualmente risalire la china.

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Intanto, proprio per ribilanciare i portafogli, i fondi pensione USA hanno ricominciato ad acquistare in misura consistente sul mercato azionario, approfittando anche di prezzi ora sicuramente più abbordabili.

In secondo luogo, la situazione in Cina sembra essere tornata alla normalità dopo che nella scorsa settimana si è registrato il più basso numero di contagi degli ultimi due mesi; e questo fa sperare che il ritorno di fiamma del covid sia in via di risoluzione. Inoltre, il porto di Shanghai ha finalmente recuperato il 90% della sua capacità produttiva, dopo settimane di paralisi che avevano bloccato commerci e scambi con effetti a macchia d’olio su tutte le economie mondiali.

Infine, il passo deciso delle banche centrali nelle misure di contenimento dell’inflazione, attraverso aumenti di tassi e drenaggio di liquidità con vendite di titoli sul mercato aperto (il cosiddetto tapering), ha negli ultimi giorni perso di intensità, proprio sul timore del rallentamento dei sistemi economici.

Pochi segnali, e certamente non decisivi, ma che ci inducono a ritenere che nelle prossime settimane potrebbe effettivamente verificarsi un rimbalzo sui mercati o, quanto meno, una stabilizzazione della volatilità che in questi ultimi tempi è divenuta veramente parossistica.

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Rimbalzo che potrebbe essere anche molto forte se la situazione della guerra in Ucraina si risolvesse con un accordo che ancora non è alle viste, ma che non può essere lontano perché nessuna delle parti ha interesse a tirare la corda troppo a lungo.

Come l’aspidistra del romanzo di George Orwell del 1936, simbolo del conformismo e delle convenzioni che il protagonista Gordon Comstock volutamente trascurerà cercando di farla seccare, ma che rinascerà e rifiorirà alla fine, quando le vicende della vita avranno riportato Gordon nell’alveo della stessa vita borghese che aveva detestato.

La sensazione, per tornare alle nostre cose,  è che l’attuale livello dei prezzi sconti già gli scenari più sfavorevoli e che una recessione meno forte di quanto finora previsto, o un più rapido recupero, possa consentire un bel rally dei listini.

Chi è riuscito a evitare la tempesta degli ultimi tre mesi, potrebbe ora cominciare a valutare di rientrare sul mercato, magari partendo proprio dai titoli e dai mercati che sono stati più penalizzati come tecnologici e asiatici. Del resto, la liquidità comincia a costare cara, con l’inflazione che viaggia verso la doppia cifra e i tassi che crescono, magari non quanto si temeva ma certo si stanno muovendo verso l’alto. E altre forme di investimento restano ancora fuori dal radar, come l’obbligazionario che continua a perdere terreno.

Sarà, come diceva Gramsci, l’ottimismo della volontà contro il pessimismo della ragione, ma non ci stupiremmo se il trend si invertisse di nuovo puntando ora verso l’alto.