Una tristezza infinita apprendere che l’America dei nostri sogni di quando eravamo ragazzi, quella di Camelot e del grande basket, la terra della libertà e delle opportunità, della protesta contro la guerra in Vietnam, di Hollywood e della musica della West Coast, sta cedendo al suo ventre molle reazionario e guerrafondaio.

La sostanziale abolizione della legge che consentiva l’aborto (lasciando ai singoli stati la libertà di vessare e umiliare le donne), la difficoltà a limitare l’acquisto libero e l’uso indiscriminato delle armi per difendersi (contro le sparatorie nelle scuole armiamo i professori e i bidelli perché - come dice il giudice Clarence Thomas - il diritto alle armi è pari alla libertà di espressione) e la ripresa del colonialismo da superpotenza frustrata sono tutte pessime notizie che riportano in auge i famigerati e angoscianti cappucci del KKK.

Anche il mercato a stelle e strisce, dopo le gioie degli anni passati, sta dispensando dispiaceri agli investitori. Ma questa è un’altra storia, e conviene non abbandonare le speranze: il sistema – per i tempi che corrono – è ancora solido e presto tornerà a darci qualche soddisfazione. Nonostante le incertezze della Fed e gli sbandamenti di Biden.

                                                                                               IL NOSTROMO