Alla ricerca dei soldi
Continuiamo a parlare di non-profit. Abbiamo visto nei precedenti articoli come una buona gestione finanziaria sia un fattore di successo per questo tipo di organizzazioni, come del resto per le imprese e anche per le famiglie, e possa permettere loro di svolgere con maggiore efficacia la propria attività istituzionale. Se una fondazione è “un patrimonio per uno scopo”, e quindi può esistere solo se esiste un seppur minimo elemento patrimoniale, si è visto come spesso il poter contare su un cofinanziamento da parte di terzi consenta di finanziare progetti più ambiziosi e/o sostenerne un maggior numero. Ancora più rilevante l’apporto di fondi di terzi per un’associazione, in cui l’elemento base è invece quello personale, rappresentato dai soci.
L’attività di ricercare fondi di terzi per i propri obiettivi statutari ha quindi un rilievo spesso strategico nella gestione degli enti del terzo settore, e va sotto il nome di fund raising.
Nelle fondazioni più grandi, come nelle associazioni più organizzate, esistono strutture specializzate e focalizzate nella ricerca di fondi da parte di privati o aziende, e spesso vediamo nei mezzi di comunicazione inserzioni pubblicitarie e vere e proprie campagne promozionali per attrarre donazioni e offerte. In primo luogo, si possono ricercare donazioni sia per un singolo progetto, sia in generale per lo scopo istituzionale dell’ente non profit. La prima modalità é quella preferita dalle fondazioni erogative, che selezionano i diversi progetti pervenuti in base ai bandi tempo per tempo emanati. In questo caso il soggetto non profit richiedente dovrà predisporre una richiesta completa e circostanziata seguendo le indicazioni contenute nel bando, quanto ai requisiti soggettivi ed oggettivi. Sarà vincente la capacità di realizzare un business plan credibile e ben fatto, con obiettivi il più possibile coincidenti con quelli della fondazione finanziatrice. In questo caso sarà necessario attivare anche altre forme di finanziamento, poiché il grant-maker non copre mai al 100% la spesa prevista. Per quanto riguarda invece le tipologie di donatori, essi possono essere distinti in due macro categorie, a seconda del regime fiscale:
- imprese
- persone fisiche private
Le donazioni delle imprese sono deducibili, entro certi limiti quantitativi, dal reddito di impresa, mentre quelle dei privati danno luogo ad una detrazione di imposta del 26%, ma entro limiti massimi molto contenuti a seconda della tipologia di beneficiario, per ogni contribuente e per ogni anno. Le potenzialità di erogazione liberale di un’impresa sono molto maggiori rispetto al privato: intanto i limiti di massima deducibilità sono molto più alti e proporzionati alla dimensione operativa dell’azienda, e soprattutto l’aliquota é molto superiore, ed é pari a quella complessiva sul reddito d’impresa: oltre il 40% della donazione viene infatti pagata dallo Stato. Ma il beneficio fiscale non può essere l’unica leva per reperire fondi da parte di un ente non-profit che fa fund raising. Fondamentale deve essere la condivisione col potenziale donante della finalità che si intende perseguire, e questo comporta che il mercato debba essere efficacemente segmentato. Le aziende usano spesso le loro donazioni per finalità di immagine o promozionale, e molto spesso questa é proprio la leva che le spinge a donare, oltre al risparmio fiscale. Si pensi alle società che sponsorizzano grandi interventi di restauro monumentale richiedendo come contropartita l’esposizione di gigantografie pubblicitarie sui ponteggi dei cantieri. Oppure le erogazioni di parte del prezzo di un prodotto in favore di ospedali pediatrici in Italia o all’estero. Nel caso dei privati, é invece nettamente prevalente la ‘consonanza ideale’ e la spinta solidaristica, soprattutto nelle società di matrice cattolica come la nostra. Diversa é invece la spinta etica prevalente nei paesi protestanti, in cui la filantropia é considerata una sorta di restituzione alla società della ricchezza generata. In tutti i casi condizione indispensabile per un’efficace azione di fund raising é la trasparenza assoluta dei bilanci e dei meccanismi di governance, quella che con termine anglosassone si chiama accountability. Chi dona, sia esso impresa o privato, vuole la certezza che i suoi soldi siano utilizzati in modo congruo e finalizzati allo scopo di utilità sociale dichiarato. Questo é un aspetto non sempre adeguatamente considerato da chi cerca di ottenere donazioni, ma é la base per ogni efficace campagna di raccolta fondi. Ci sono alcune informazioni minime che vanno fornite quando si chiedono soldi:
- come si ha intenzione di spenderli;
- come sono state spese in passato le risorse;
- da dove provengono i fondi;
- come sono suddivise le spese fra spese di funzionamento (personale, spese generali, ecc) e spese direttamente connesse allo scopo di utilità sociale;
- quali sono i risultati conseguiti e quelli previsti;
- quali controlli sono previsti sull’attività e di quali strumenti si dispone;
- chi gestisce l’ente (CEO, componenti del CDA) e che track record (ovvero quali esperienze professionali e risultati raggiunti) ha nel settore.
In genere l’organizzazione che decide di intraprendere un’attività strutturata di fund raising, predispone un “year book” nel quale, oltre alla mission dell’ente, sono descritti i progetti realizzati con i risultati conseguiti, i progetti avviati o quelli che si intendono intraprendere, gli organi e i meccanismi di governance, i principali dati di bilancio. Nel prossimo articolo vedremo come si può intraprendere un’attività strutturata ed efficace di raccolta fondi da parte di un ente non-profit.
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