LA LUNA DI MIELE
L’agenda di Supermario per i primi 100 giorni
Difficile in questo periodo esimersi dal parlare di Supermario. Non tanto perché su questo sito lo avevamo annunciato “in tempi non sospetti” (in realtà non era difficile, già a dicembre, prevedere che saremmo arrivati ben presto all’ultima spiaggia), quanto per la vera e propria rivoluzione culturale che il Presidente del Consiglio - per ora solo incaricato - ha avviato prima ancora di prendere servizio.
Che la notizia dell’incarico a Draghi potesse essere accolta trionfalmente dai mercati era piuttosto scontato, che lo spread calasse precipitosamente altrettanto, come pure che ci fosse un ampio e generalizzato consenso a tutti i livelli sul suo nome.
Ma che il nostro paese potesse diventare - in epoca di Brexit e sovranismo dilagante - un caposaldo dell’europeismo, tanto da attrarre anche movimenti tradizionalmente recalcitranti come la Lega, questo era francamente molto difficile da credere. Sembra addirittura che la nostra classe politica stia riscoprendo e apprezzando doti e atteggiamenti come la competenza, l’understatement, l’argomentazione logica e razionale, l’educazione e il rispetto dopo anni di tweet, post su Facebook, confronti urlati e candidature pescate a caso sulla rete.
Naturalmente tutto questo è destinato a finire - speriamo il più tardi possibile - e lo spirito del tempo tornerà a prevalere. Ma mentre ci godiamo il ritorno, anche se provvisorio, agli ormai obsoleti valori della serietà e del lavoro, possiamo affermare che nel caso del Professore la tradizionale luna di miele - che a ogni nuovo leader è concessa da mercati e opinione pubblica – sarà particolarmente significativa.
Proviamo dunque a elencare quali saranno i capitoli del libro che Draghi si appresta a scrivere nei primi 100 giorni, le cosiddette issue, o meglio quelli che vorremmo che scrivesse o che noi scriveremmo al posto suo, con i relativi obiettivi o target che potrebbe proporsi. E’ infatti ragionevole attendersi che proprio approfittando della luna di miele, questi obiettivi possano essere se non risolti quanto meno aggrediti sostanzialmente proprio nella fase iniziale del nuovo governo.
Se dovessimo indicare la prima issue assoluta, soprattutto in chiave strategica, a nostro avviso questa è senz’altro la scuola e in generale l’istruzione: senza un sistema scolastico ed educativo efficiente e funzionale, nessun paese può avere un futuro. Formare e coltivare il capitale umano è il primo elemento di successo prospettico di ogni sistema: da qui traggono origine la ricerca scientifica, l’assistenza medica e sanitaria, l’infrastruttura economica e tecnologica, il consolidamento delle basi culturali e di conoscenza di ogni popolo.
In base alla nota distinzione “draghiana” fra debito buono e debito cattivo, nessun debito è migliore di quello fatto per migliorare, accrescere, espandere il sistema educativo, dagli asili nido all’Università. L’istruzione deve essere libera, gratuita, accessibile per tutti; a nostro avviso è primaria responsabilità dello stato assicurare il buon funzionamento del sistema educativo.
Non è che ci siamo dimenticati (come sarebbe possibile?) dell’emergenza sanitaria, ma questa è appunto un’emergenza. Per la violenza con cui ha colpito, per la sua estrema facilità di diffusione e la sua letalità, è sicuramente il fronte su cu si concentreranno i maggiori sforzi e le risorse più consistenti nei prossimi mesi. In questo caso la strada (vaccinazione di massa, screening a tappeto, distanziamento sociale) è ampiamente tracciata e, al di là di qualche frangia isolata, condivisa. Qui non si tratta di una scelta, ma di una necessità, come del resto è stato per il precedente governo.
Ma il vero banco di prova sarà la terza issue, quella nella quale si parrà nostra nobilitade: il lavoro, l’economia, la crescita, lo sviluppo sostenibile. Una issue che passa dall’abbattimento della burocrazia, il moloch che paralizza la libera iniziativa, e dal rafforzamento e lo snellimento della giustizia, che così com’è mette in crisi la certezza del diritto in Italia.
In questa logica, Supermario dovrà impiegare (e – credetemi – saranno abbastanza) gli ingenti fondi che l’Unione Europea ci metterà a disposizione, anche se questo vorrà dire fare altro debito. Sulla capacità di fare debito buono questo paese si gioca il tutto per tutto, in uno scenario che ormai è sempre più quello europeo, dove forse l’Italia potrà tornare a ricoprire un ruolo all’altezza della sua storia e delle sue potenzialità.
Per molti versi il periodo che si apre, sotto l’egida di Mario Draghi, ha caratteristiche simili alla ricostruzione post-bellica o addirittura del Rinascimento. Il Nostro avrà a disposizione due anni di tempo e duecento miliardi di euro, che probabilmente non riusciremo a restituire salvo eventi catastrofici.
I due anni sono quelli che ci separano dalle prossime elezioni politiche del 2023, dopo che nell’anno in corso ci saranno quelle tedesche e, nel prossimo, quelle francesi. Nel primo caso la Germania dovrà gestire l’avvicendamento della migliore leader che l’Europa abbia espresso nell’ultimo ventennio, e il passaggio non sarà facile né indolore. Nel secondo, Emmanuel Macron dovrà consolidare e confermare l’ampio consenso raccolto facendo dimenticare qualche inciampo di percorso del primo mandato.
Poi toccherà a noi e, a quel punto, ci saranno tutte le condizioni per poter esercitare un ruolo importante a livello europeo, purché si riesca a far emergere una nuova e affidabile classe dirigente, obiettivo tutt’altro che semplice.
Tempo e risorse insieme a un’ampia condivisione sia politica che sociale, sono ingredienti di cui quasi mai nella storia (salvo, appunto, col Piano Marshall nel dopoguerra e nell’Italia del Rinascimento) abbiamo potuto disporre. E’ un’occasione d’oro, da non perdere, perché non ci potrà essere una seconda chanche.
Si tratta di un compito tutt’altro che facile, anche per un fuoriclasse come Draghi e il livello da cui si parte è senz’altro molto basso, con un substrato economico, politico e culturale molto deteriorato se non devastato. L’enorme aspettativa che si è creata renderà tutto quanto estremamente impegnativo.
Per poter apprezzare i risultati del nuovo corso, occorrerà del tempo; inoltre la fiammata successiva all’annuncio dell’incarico ha fatto salire un bel po’ i prezzi delle attività finanziarie. Per questo è importante essere prudenti nella gestione del risparmio, aspettando l’avvio della ripresa e il suo consolidamento, prima di tornare ad investire nel nostro Paese: meglio, per il momento, impiegare il denaro in America, in Asia o nel resto d’Europa.
Ma, dopo cavalieri, conti e draghi – come in ogni favola che si rispetti - potremmo davvero avere tutte le carte in regola per rimetterci in carreggiata. Hic manebimus optime.
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