Periscopio - LA SCIENZA NON FA MIRACOLI

Periscopio - LA SCIENZA NON FA MIRACOLI

Mer, 03/10/2021 - 19:08
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La soluzione non è il ritorno nei boschi

bosco

Nell’articolo precedente abbiamo parlato di fiducia nella scienza, che va per lo più riconquistata dopo anni di scetticismo e negazionismo e come, proprio durante la pandemia, questo nodo avrebbe potuto sciogliersi, a fronte di un bisogno quasi primordiale di risposte che ci rassicurino.

Abbiamo assistito allo show mediatico (e non solo in Italia) di medici, virologi, ricercatori e simili, ma alla fine siamo rimasti confusi con tanti interrogativi in testa e ancora più domande da porre alla benedetta scienza. Come mai?

Al di la delle abilità oratorie di questi scienziati e al netto di atteggiamenti più o meno politicizzati (coercitivi e non), la risposta è che erroneamente pensiamo alla Scienza (questa volta maiuscola) come a una disciplina dai contorni definiti, con contenuti precisi e immobili. Niente di più sbagliato.

Riflettiamo sulla storia delle discipline scientifiche: partite dal nulla, da una semplice descrizione sul campo ad opera di uno sparuto manipolo di uomini con una scintilla di curiosità in più rispetto alla media. Talvolta assistiti dalla buona stella, altre volte dal caso più assoluto … qualcuno anche dalla sfiga con conseguenze nefaste; coadiuvati dall’estrazione sociale o da un magnate visionario, o semplicemente da un genitore collezionista come nel caso dei reperti fossili!

.geologia

Ora la scienza non brancola più così nel buio, ma l’evoluzione è continua (si pensi alla genetica che prima non esisteva o anche solo alla geologia che ha natali recentissimi), e avviene per passi discreti, a volte va in direzioni sbagliate o torna addirittura indietro.

Certo, molte conoscenze sono assolutamente assodate (per la felicità dei terrapiattisti la Terra è veramente tonda ...) ma l’uomo deve ancora scoprire e studiare molte cose sia del corpo umano che del pianeta (alla fine del 1800 per esempio si pensava di aver scoperto quasi tutto sulla paleontologia e sulla chimica! Sigh). Quando è arrivata, la Sars-Cov2 non aveva neppure un nome, ci ha presi di sorpresa, totalmente disarmati (a parte mascherine e distanziamento come ai primi del ‘900). E ora, a distanza di poco meno di un anno, ci stiamo vaccinando. Ecco il lavoro progressivo della scienza verso la conoscenza. Ma non aspettiamoci miracoli.

.covid

Dice Il saggio: “La conoscenza è la capacità d’infinito che è data a noi umani. Abbiamo la meravigliosa possibilità di non sprecarla”. Quindi la conoscenza che abbiamo a nostra disposizione è infinita e giammai finita, come tendiamo erroneamente pensare, ma non solo, e qui è la buona notizia, è a nostra disposizione, e siccome è l’uomo che conduce questa conoscenza, la Scienza ha sempre a che vedere con le realtà umane.

È ancora presto per capire se entreremo a buon titolo nell’epoca del tutto circolare e sostenibile o se continueremo ad andare in giro coi sensi di colpa, stando attenti a inquinare il meno possibile e a praticare con diligenza la raccolta differenziata; certo è che nei momenti più difficili, la miglior risposta al catastrofismo ambientalista, che vorrebbe farci tornare indietro, è la Scienza.

È bene che gli scienziati di fronte ai problemi tecnici che ci aspettano per la conversione al Green siano umili e li espongano al pubblico con competenza e sincerità, affinché l’ecologia si smarchi, una volta per tutte, dall’ambito dell’emotività, dell’intolleranza e degli -ismi.

“Tornare indietro non si può” diceva Levi, che prima di essere scrittore era un chimico, e quindi chi meglio di lui poteva capire come intrecciare il discorso scientifico con quello umano, senza cadere nelle sterili logiche dei sensi di colpa e dei dubbi verso il progresso scientifico-tecnologico fino alla sua completa delegittimazione.

Peccato che sia morto prima di portare a conclusione il suo libro ecologico “Il doppio legame” (l’avrei letto volentieri!), già dal titolo sembrava aver individuato, nei lontani anni ’70 (siamo agli albori della nascita dei primi movimenti ecologisti, si pensi al famoso Club di Roma[1]), il doppio legame tra uomo e natura, tra umanità e scienza, ebbene già allora era cosciente dello ‘strappo’ tra il mondo capitalista lanciato come un velociraptor a depredare le risorse della natura e ‘Gaia[2]. Ma non per questo – sottolineava - bisogna ritornare alle origini, cancellando la centralità dell’uomo.

.ambiente

Ecco, aveva già detto tutto, molto prima dell’avvento degli estremismi ecologisti che mettono in dubbio scienza e progresso fino all’annullamento totale della realtà.

Tornare alle origini vorrebbe dire tornare alle epidemie, alla mortalità, alla rinuncia, alla sofferenza … credo che nessuno di noi sia pronto a tutto ciò, né che lo voglia realmente. In fondo … il nostro è il migliore dei mondi possibili.

Bisogna ricucire lo ‘strappo’ mantenendo la mente aperta, senza rincorrere le mode (prima c’era la paura del buco dell’ozono … poi il surriscaldamento e ora è il turno della plastica) e cercare le soluzioni nella Scienza. D'altronde gli esseri umani non possono non forgiare l’ambiente per il proprio sostentamento e dissolversi nella natura.

Per dirla tutta poi l’ecologia è una scienza inventata dell’uomo … o no?!

.ecologia 

[1] Il club di Roma (sede attuale Winterthur) è una associazione non governativa, non profit, di scienziati, economisti, uomini di affari, attivisti dei diritti civili, alti dirigenti pubblici internazionali e capi di Stato di tutti i continenti, riunitasi per la prima volta a Roma, da cui il nome, nel 1968. La sua mission è di agire da catalizzatore dei cambiamenti globali. Conquistò l’attenzione dell’opinione pubblica con il suo ‘Rapporto sui limiti dello sviluppo’, noto come rapporto Meadows (1972), il quale prediceva che la crescita economica non potesse continuare indefinitivamente a causa della limitata disponibilità delle risorse naturali, specialmente il petrolio. La successiva crisi petrolifera del 1973 (manovra dell’allora Ministro del Petrolio e delle Risorse minerarie dell’Arabia Saudita Ahmed Zaki Yamani, morto proprio in questi giorni 23/2/21), che ricordiamo per averci fatto passare le domeniche a piedi o in bicicletta, attirò ulteriormente l’attenzione su questo problema. Inutile dire che, anche per il superamento della crisi suddetta, la previsione del rapporto fu rigettata dalla cultura economica internazionale; ma alcuni analisti hanno continuato nei decenni successivi a trarne ispirazione. In realtà, l’andamento dei principali indicatori ha sinora seguito piuttosto bene quanto previsto dal rapporto.

[2] L’ipotesi Gaia (in onore della dea che impersonificava la Terra nella mitologia greca) è stata formulata dallo scienziato inglese J. Lovelock nel 1979 in ‘Gaia. A New Look at Life on Earth’. Secondo tale ipotesi gli organismi viventi sulla Terra interagiscono con le componenti inorganiche circostanti per formare un complesso sinergico e autoregolante che aiuta a mantenere e perpetuare le condizioni per la vita sul pianeta.