Le banche, è noto, non riscuotono le simpatie del popolo e molto spesso hanno tratto vantaggi anche enormi da situazioni critiche per gran parte della popolazione. Altrettanto noto è che quando i tassi aumentano, le banche festeggiano perché possono gestire in modo più redditizio i loro margini di profitto. Ma la tassa del 40% sul loro extra profitto è un obbrobrio giuridico, una stupidaggine economica e una misura fuori del tempo, che allontana l’Italia dai mercati occidentali e la avvicina allo statalismo sovietico. Se vogliamo essere economia di mercato, dobbiamo obtorto collo accettare il profitto e non penalizzarlo (neanche sovvenzionarlo, ma questa è un’altra storia). E poi chi decide e su che basi qual è la misura giusta del profitto? Quella del 2021 quando i tassi erano a zero per la pandemia?

La geniale misura del governo Meloni avrà come effetto il blocco dei prestiti bancari all’economia (chi vorrà prendersi rischi per pagare le tasse?): bene che vada ne riparleremo l’anno prossimo, quando la misura sarà scomparsa. Anche i titoli di stato, che incidono sul margine di interesse delle banche, saranno meno gettonati dagli Istituti (per il Tesoro: citofonare Tafazzi). Cambiare le regole del gioco a partita in corso è da repubblica delle banane; chi vorrà più investire nelle banche italiane (che – se andrà bene – avranno dividendi ridotti e si ritroveranno piene di liquidità che saranno disposte a pagare a caro prezzo pur di evitare la sovrattassa)?. Meno dividendi, meno imposte sostitutive: si fa presto a fumarsi i due miliardi e mezzo che questo balzello produrrà…

Ma tant’è: questo il paese del populismo, del 110 per cento, delle tasse sull’extra profitto di banche e petrolieri. Voi ci credete che quanto raccolto andrà a sollievo di chi deve pagare mutui e prestiti? E come faranno? E a quelli falliti cosa raccontano? Il Nostromo è sempre più convinto che investire in questo paese sia un azzardo: teniamoci i soldi liquidi che qualche conto di deposito interessante uscirà fuori.

IL NOSTROMO