Sono passati 50 anni dalla guerra dello Yom Kippur, e il sanguinoso attacco di Hamas a Israele ce lo ha appena ricordato. Solo chi ha capelli bianchi (o tinti molto bene) ricorda che a quel tempo gli arabi, per affermare il loro potere, imposero all’Occidente austerità e risparmi di energia che ci costrinsero a romantiche ed ecologiche domeniche a piedi. La guerra durò 3 settimane, e alla fine il mercato del petrolio tornò a funzionare, anche se con prezzi ben più alti. Un po’ come voleva fare lo zar di tutte le Russie con l’aggressione all’Ucraina; solo che qui la guerra dopo oltre due anni e mezzo è ancora ben lontana dalla fine, e il mercato del gas ha ben presto imparato a fare a meno dei post-sovietici.

Altra guerra infinita quella ai tassisti, che pure lascia a piedi molta gente tutti i giorni nelle grandi città. E anche qui si tratta di una guerra infinita, come quella contro i bagnini e gli altri monopolisti che godono di posizioni di rendita. Il taxi è un miraggio per gli utenti e per chi vorrebbe prendersi una nuova licenza, possibilmente senza pagare centinaia di migliaia di eurini; una gallina dalle uova d’oro per chi lo guida, con prezzi che possono correre a volontà.

Come i prezzi dei BTP in questo momento di spread quasi impazziti e al contrario dei prezzi delle azioni. Del resto, gli ineffabili banchieri centrali dei mercati se ne fregano, e continuano imperterriti ad aumentare i tassi e diminuire la liquidità. Mentre l’economia arranca, da noi più che altrove, nonostante i canti di vittoria dei Meloni di governo.

IL NOSTROMO