Putin vuole l’Ucraina? E se la prenda pure (purché ci lasci le terre rare). Xi Jinping vuole Taiwan? Si accomodi, chi se ne frega, basta che non ci dia problemi con i chips. Però che sia chiaro: Groenlandia, Panama e Canada interessano a noi e non ci rompete (e infatti Putin ha dato subito luce verde). Come in un giochino della Settimana Enigmistica: “Trova le differenze” o “Aguzzate la vista”. Gli Stati Uniti si stanno pericolosamente avviando verso la deriva autoritaria.

E l’Europa? Parassiti, sfruttatori, imbroglioni. A fare i negoziati non si mandano più i diplomatici ma gli affaristi palazzinari, perché alla fine è tutto business, basta accordarsi sugli economics. Gaza? Ci facciamo un resort. E i Palestinesi? In Siria, in Giordania, in Egitto, basta pagare, “tutti li vogliono” (citazione testuale da Trump).

Tutto passa, anche il ciclone Trump prima o poi passerà, sempre che al suo posto non venga il suo attuale vice, che sarebbe anche peggio. Anche i mercati assorbiranno il colpo, è la loro natura. Un po’ di fibrillazione non è la fine del mondo, la struttura della finanza è solida e reagirà; magari nel frattempo buttiamoci sull’Europa o sull’Asia. Forse è la società americana che avrà difficoltà a recuperare un po’ di serietà e razionalità.

IL NOSTROMO