Immondizia gioie e dolori. È proprio il caso di dirla come Manu Chao, anzi cantarla a squarcia gola quando nottetempo dividiamo la rumenta in tanti colori, come zone pandemiche, e con giganteschi ‘mastelli’ ci aggiriamo per le vie di paesi e città nel tentativo di ottemperare diligentemente ai nostri obblighi, che non sono più solamente pagare cara la TARI (ex TARES, ex TASI, ex TARSU, ex RSU, ex Nettezza Urbana, comunque e sempre monnezza!) ma tentare di collocarla nel posto giusto, tra chiavi, tessere e codici.

Non basta essere diligenti, bisogna proprio studiare perché è proprio vero: ‘paese che vai, usanza che trovi’. Provate infatti ad andare in vacanza e, soprattutto se prediligete formule B&B o appartamenti, il problema vi inseguirà e vedrete che i raggruppamenti dei materiali cambieranno in modo tale che a nulla varranno le abitudini imparate a fatica. Sì a fatica, perché in continua ridefinizione anche se rimanete al solito numero civico nella solita strada.

Per non parlare di quel paradiso delle Egadi dove qualche anno fa finalmente riuscii ad andare in vacanza per qualche giorno. Ebbene, impossibilitati a scaricare l’immondizia in quanto lo smaltimento differenziato era predisposto in giorni della settimana non previsti nella nostra vacanza, decidiamo di andare all’agenzia immobiliare che ci aveva affittato l’appartamento a lamentarcene. Molto gentilmente ci dicono di portargliela in ufficio, la spazzatura. Dapprima ci sembra una occupazione un po’ insolita abbinata all’immobiliare, ma ci rispondono che hanno ovviato alla complessa organizzazione dell’immondizia affittando un apposito locale. E infatti notiamo che la titolare, togliendosi con circospezione un paio di guanti di gomma luridi, alzando gli occhi al cielo dice ‘che ci possiamo fare?’. E ringraziano pure tantissimo perché l’abbiamo già divisa; “in genere i villeggianti - nella fretta di godersi la vacanza - ce la portano ‘grezza’”...

Parfois j'aimerais mourir tellement j'ai voulu croire

Parfois j'aimerais mourir pour ne plus rien avoir

Parfois j'aimerais mourir pour plus jamais te voir

Je ne t'aime plus, mon amour

Je ne t'aime plus tous les jours Je ne t'aime plus, mon amour

Je ne t'aime plus tous les jours

E’ proprio così, ci credevo tanto nel riciclo, il bellissimo logo a triangolo con le frecce direzionali che svoltano nel lato successivo, ci credevo tanto ma è proprio un amore impossibile, da morirne. E intanto, mentre imparo, mi istruisco di nuove regole in ogni luogo dove vado (non adesso che non si può), lavoro a differenziare, e cammino alla ricerca del prossimo cassonetto della mia vita, ecco mentre ci metto tutto l’impegno che posso, pago la nettezza urbana sempre di più. Strano, vero? Io pensavo che mi dovessero premiare e farmela pagare sempre meno cara, invece niente. Già tanto che non mi multano (per ora) se sbaglio qualcosa.

La nuovissima svolta è che te la vengono a prendere fuori casa ... proprio come una volta, che si metteva fuori il sacco grigio che, se non te lo sbranavano cani randagi, spariva magicamente la mattina successiva, altrimenti, uscendo di casa per andare a scuola, ci mettevi dentro i piedi. In pratica un vero passo avanti: in cinquant’anni siamo passati dal sacchetto ai mastelli, performanti, impilabili e soprattutto ... non azzannabili.

Nell’elenco predisposto dal comune in un bellissimo cartonato plastificato colorato che puoi pure appendere in cucina perché con tutti quei colori fa festa, ti senti un po’ a casa sentendo parlare in tv di zona gialla e bianca e la rossa scura potrebbe essere il mastello marrone...colore non propriamente idoneo a ricordare cose profumate. Eppure c’è anche quello, che è una vecchia conoscenza, perché si chiama ancora RSU o indifferenziato (dipende dove vivi), ed è un po’ lo zoccolo duro, quello che resiste, resiste ad ogni riciclo, è irriciclabile e quindi ce ne stacchiamo con i dovuti ossequi, perché sappiamo di non rivederlo più sotto nessun’altra forma. Mai più.

Parfois j'aimerais mourir tellement y'a plus d'espoir

Parfois j'aimerais mourir pour plus jamais te revoir

Parfois j'aimerais mourir pour ne plus rien savoir

Je ne t'aime plus, mon amour (tous les jours)

Ma la problematica non finisce qui perché l’elenco stilato in comune non è giammai esaustivo, c’è sempre una qualche piccola parte di una confezione che non hai mai la certezza in quale colonna stia, in quale colore trovi la sua collocazione finale, tranne ripensarci dopo qualche giorno (in genere la riallocazione deve avvenire entro le 48 ore...) e spostarlo in un’altra. Poi di notte ci assalgono dubbi amletici, sotto forma di nightmare da cartoon; per esempio: ieri sera ho lavato i capelli, ... li ho messi nell’organico, in fondo, mi dico, cosa c’è di più organico di una parte del mio corpo? Oddio ma sarà il mastello giusto?

Di mastello in mastello anziché di fiore in fiore ...

Questa mattina come le altre mi avvio a riprendere i mei bellissimi mastelli colorati in bella mostra davanti al cancello, e mi viene incontro la vicina, carinissima anziana, che mi dice “e ora come facciamo ... ha visto i cartelli... cambia tutto un’altra volta, non ci vengono più a prendere l’immondizia fuori casa, e io come faccio! ... Senti cara, - prendendomi un braccio e sussurandomi piano nell’orecchio la proposta indecente e sovversiva - ma perché non ci mettiamo tutti d’accordo e la smaltiamo tutti insieme?”. L’ho tranquillizzata che ancora per un po’ non cambiava nulla, ma ero visibilmente delusa dall’incipiente mancato ritiro, mi dava un senso - chessò - di ritornare giovinetta ... con gli scarponcelli avviluppati da quell’afrore indimenticabile mentre salivo sull’autobus per le scuole medie. Ma a quell’età ero ignara che quella problematica si sarebbe snocciolata anche lungo tutto le giornate della mia vita adulta sotto svariate forme.

Andate, andate a riascoltare la canzone di Manu Chao, molto bella, e fate come me...cantatela a squarciagola mentre fate il vostro dovere di cittadino un po’ sognante e un po’ beota.

Il podcast è stato letto da Elena Presti  https://www.elenapresti.com

Il podcast è stato letto da Elena Presti www.elenapresti.com