Pillole di Finanza: quando i soldi non bastano. Il credito al consumo

Pillole di Finanza: quando i soldi non bastano. Il credito al consumo

Ven, 05/05/2017 - 20:25
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Fino ad ora nelle nostre pillole ci siamo occupati di temi che riguardano i risparmiatori ed abbiamo cercato di dare qualche indicazione per chi vuole investire in modo razionale ed efficiente il proprio denaro.

Oggi parliamo invece dell’”altra metà del cielo”, ovvero di coloro che sono alla ricerca di mezzi finanziari per effettuare un acquisto per il quale non dispongono della somma necessaria e decidono di indebitarsi, impegnandosi a restituire gradualmente la somma ricevuta ed a pagare i dovuti interessi.

Le tipologie di prestito a cui si può ricorrere sono tradizionalmente due: il credito al consumo (normalmente sotto forma di prestito personale, ma anche come scoperto di conto o disponibilità di spesa con carta di credito) ed il mutuo. Non parliamo infatti in questa sede di chi ha necessità di finanziamento per svolgere un’attività professionale, come un commerciante, un artigiano o un agricoltore, ma di chi è interessato ad acquistare un bene di consumo durevole (elettrodomestico, automobile, arredamento, ecc.) o un immobile.

Le due tipologie menzionate, il prestito personale ed il mutuo, sono diverse per molti aspetti, quali il costo, le garanzie, la durata, la procedura amministrativa e l’istruttoria, il regime fiscale; sono tuttavia simili per struttura tecnica. In entrambi i casi si tratta infatti di ricevere una certa somma di denaro in prestito al momento di perfezionare l’acquisto e di restituirla a rate periodiche, tutte in genere di uguale importo, fino alla scadenza che varia da 2/3 anni (prestito) fino a 15/20 (mutuo) a seconda del bene che si acquista.

 

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Iniziamo adesso ad esaminare il prestito personale, la prossima settimana parleremo invece del mutuo.

Questa particolare operazione bancaria venne introdotta in Italia dal Monte dei Paschi di Siena negli anni ’50 del secolo scorso sulla scorta di esempi molto diffusi all’estero. L’importo mutuato veniva accreditato in conto corrente ed al cliente era consegnato un blocchetto in cui ad ogni foglio corrispondeva una rata. Ogni mese il correntista si presentava allo sportello e, col pagamento della rata, il cassiere staccava il foglio corrispondente alla rata pagata e quietanzava la matrice.

Oggi questa operazione viene fatta da tutte le banche, oltre che da molte società finanziarie spesso costituite o gestite dalle stesse aziende che producono o distribuiscono i beni durevoli (auto, mobili, ecc.) al fine di incentivarne la vendita.

Sono operazioni normalmente veloci e molto standardizzate, con istruttorie semplificate: in genere la banca o la società verifica che non ci siano iscrizioni pregiudizievoli (protesti, segnalazioni di insolvenza in centrale rischi, fallimenti) e acquisisce la busta paga o la dichiarazione dei redditi del cliente. Viene verificato poi che il reddito medio disponibile mensile sia coerente con la rata del prestito (per la scadenza prevista), si fa un sommario esame della situazione patrimoniale del richiedente e, se non ci sono controindicazioni, eroga la somma nell’arco di 2/3 giorni.

Il problema a questo punto è: come scegliere fra le diverse offerte di prestiti presenti sul mercato?

Oggi è piuttosto semplice: in Internet molti portali effettuano confronti fra i diversi prodotti, basta inserire finalità, importo richiesto e durata e si ricava l’offerta più conveniente. La legge impone che sia esplicitato il Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG), ovvero l’unica grandezza omogenea che considera tutte le voci di costo: interessi, commissioni di istruttoria, spese, modalità di pagamento della rata.

Siccome le variabili sono molte ed i calcoli finanziari non sono immediati, il TAEG è l’unico parametro da valutare per pagare meno possibile. Il consiglio è comunque quello di chiedere sempre, e valutare, anche l’offerta della propria banca, specie se con essa intratteniamo un rapporto da molti anni. La banca conosce bene (o dovrebbe conoscere bene) i suoli clienti, i loro movimenti del conto, gli esborsi e gli introiti mensili e può fare un’offerta calibrata. Inoltre dovrebbe avere minori formalità per l’istruttoria e procedere in tempi rapidi.

Si deve tenere presente poi che tutti coloro che svolgono l’attività del credito al consumo partecipano alle segnalazioni della CRIF, la “Centrale Rischi Finanziaria”, una sorta di centrale rischi per il solo credito al consumo nella quale vengono rilevati i prestiti accesi da ciascuna persona, gli eventuali ritardi nel pagamento delle rate e le insolvenze. Per cui, nel valutare la sostenibilità della rata, la banca o la società considererà anche gli altri prestiti (e mutui) in essere, come pure generalmente sarà molto cauta nel concedere prestiti ha chi ha segnalazioni di morosità o insolvenze.