L' A B C dell'economia
Se nel corso di una cena fra amici uno dei commensali chiedesse qual è la disciplina o la materia che più influisce sulla vita delle persone, sulla qualità delle loro esistenze, sulla loro felicità o infelicità, le risposte che otterrebbe sarebbero probabilmente le più disparate. Le più “gettonate” sarebbero di sicuro la medicina, ma anche la ricerca chimica e biomedica: senza di loro non sarebbe possibile curare gli ammalati, debellare le malattie, migliorare le condizioni di salute della gente. Qualcuno potrebbe però rispondere che senza risorse economiche pubbliche sufficienti la medicina sarebbe solo privata e quindi riservata a pochi eletti, mentre la ricerca scientifica resterebbe confinata nei laboratori delle multinazionali farmaceutiche e finalizzata esclusivamente al profitto. Certamente un altro commensale proporrebbe invece l’ingegneria o la meccanica, in grado di costruire strade, case, città, fabbriche, alta tecnologia. Ma anche in questo caso determinante sarebbe la dinamica degli investimenti, legata ai cicli produttivi e quindi alle funzioni di domanda, di consumo, ai tassi di interesse e così via. Inevitabile che qualcuno metta sul tavolo il “peso” della cultura: senza valori morali e ideali, senza le basi e le radici che solo una solida conoscenza e la formazione possono fornire, non si va da nessuna parte. Sarebbe però naturale controbattere che si comincia a pensare alla cultura solo quando i bisogni primari sono stati soddisfatti, quando la sopravvivenza è assicurata.
Potrebbe sembrare un’impostazione materialista e forse lo è. Ma l’economia è oggettivamente alla base della nostra vita, ne condiziona pesantemente – in senso positivo o negativo - molte delle sue fasi ed ha un rilievo tale che non è possibile prescindere da essa.
A parte l’eterno dilemma se i soldi possono dare la felicità o meno – meandro nel quale è bene non addentrarci – è chiaro che scopo, se non principale, quanto meno sicuramente molto importante dell’impegno nel lavoro, degli sforzi per la carriera e per il successo è senza dubbio il denaro. Non solo, ma la possibilità stessa di svolgere proficuamente ogni tipo di lavoro è connessa a fattori economici. E inoltre: una volta ottenute le risorse finanziarie e soddisfatti i bisogni immediati di consumo, si pone il problema di come investire, proteggere e far crescere il patrimonio. Per non parlare di chi le risorse deve invece reperirle per fare un investimento, per finanziare un’iniziativa o un’azienda o semplicemente per sopravvivere. Lavorare tutta una vita per poi vedere polverizzati i risparmi da un investimento sbagliato oppure finanziare un investimento aziendale in modo non corretto ed esporre l’impresa a oneri prolungati ed evitabili, oppure lasciare il denaro (i talenti della parabola evangelica) improduttivo: tutto questo, e altro ancora, è il risultato della carenza di educazione finanziaria. O meglio, dell’enorme divario (o gap, come direbbero quelli bravi) fra complessità degli strumenti finanziari e conoscenze specifiche di chi quegli strumenti deve utilizzare. Come se pensassimo di guidare una Ferrari senza aver mai preso in mano neanche una Cinquecento, o se volessimo andare per mare in barca a vela sapendo a mala pena nuotare. In questo blog, e con i diversi canali a disposizione, abbiamo spesso fornito elementi di base che consentissero anche al risparmiatore inesperto di orientarsi in questa giungla, ma ci siamo quasi sempre limitati al solo aspetto finanziario. Una vera conoscenza deve invece affondare le radici nell’economia reale, nella dinamica delle funzioni di produzione, consumo, risparmio, investimento, che sono poi quelle che influiscono sulla vita reale di tutti i giorni. Come si muove il mercato? Come si formano i prezzi? Perché si crea inflazione? Quali sono le forze che guidano il mercato del lavoro? Cosa influisce sul commercio? Che ruolo ha lo Stato? Perché pagare le tasse e quanto sarebbe giusto pagarne? Sono solo alcuni degli interrogativi che stanno alla base della scienza economica e coi quali ci dobbiamo confrontare continuamente, anche se non ce ne rendiamo conto. Da qui l’idea di partire dall’A B C dell’economia, di costruire un percorso che cerchi di fornire non solo le nozioni, ma soprattutto i ragionamenti che ne stanno alla base, per una consapevole comprensione dell’homo oeconomicus: di colui che, con i suoi comportamenti, determina il campo di gioco, la cornice in cui si svolgono i fatti e gli eventi della vita. L’idea è di sviluppare questo progetto a settimane alterne con gli articoli del blog, in modo tale che anche i lettori più esperti continuino a trovare interesse in argomenti a un livello più complesso. Se poi, come speriamo, il discorso avrà un senso compiuto e unitario, questo potrebbe fornire la base per un’autonoma pubblicazione monografica. Questo è il mio regalo di Natale per i lettori del blog: vorrei che fosse parte di un dialogo in cui anche il lettore possa fornire via via le indicazioni per farci comprendere se ci stiamo muovendo sulla strada giusta o no, se i concetti e il linguaggio sono abbastanza chiari o se è il caso di tornarci sopra. Inizieremo la serie il primo giorno del 2018 parlando delle differenze fra economia e finanza, fra circuito reale e circuito monetario, fra beni e servizi – da una parte – e denaro dall’altra. Nel frattempo, buon Natale a tutti i lettori!
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