PERISCOPIO - CHE FINE HA FATTO GRETA?
Aiuto! Parliamo di ambiente. Una introduzione
Il nostro sito si arricchisce di una rubrica che nelle prossime settimane avrà una periodicità regolare e che abbiamo chiamato PERISCOPIO. Ne diamo un'anticipazione con l'editoriale di questa settimana, che si occupa di ambiente.
Periscopio in genere conterrà approfondimenti (insight) su argomenti particolari accennati negli editoriali, per i quali molti lettori potrebbero ritenere utile o necessario saperne di più. Per come è strutturato il sito, manteniamo in genere un linguaggio e un approccio ai vari temi di tipo non ipertecnico, ma rivolto a una generalità di potenziali lettori. Pur cercando di essere sempre rigorosi da un punto di vista teorico, e ancor di più informativo, evitiamo di parlare da specialisti per rivolgersi ad altri specialisti. Questo può comportare che alcuni argomenti, pur necessari per la comprensione del discorso, vengano solo menzionati ma non approfonditi.
Facendo ricorso, quando possibile, anche a contributori esterni, vorremmo quindi aprire questo spazio per completare la nostra offerta formativa e informativa, augurandoci che venga apprezzata.
Inizia questa settimana Chiara Falletti, già altre volte intervenuta su questo sito, parlandoci appunto di un argomento che, essendo geologa, conosce molto bene: l'ambiente, appunto.
Buona lettura dunque
MARCO PARLANGELI
Aiuto! Parliamo di Ambiente. Sì quello con l’A maiuscola. Allora meglio correre ai ripari. Perché è più facile essere fraintesi, vilipesi e messi alla gogna, che apporre un umile contributo alla discussione corale, magari per timida alzata di mano, in quel baillame, in quel disordinato e rumoroso chiacchericcio della rete che ha perso ormai tutti i connotati di un dialogo civile fra pari.
Chiamiamolo il ‘Mostro’. Questo ottuso, ottusissimo punto di vista di approcciare qualsivoglia battaglia odierna (ambiente, razzismo, politica e ora persino economia) senza la minima decenza di credere a nulla, pur nell’evidenze scientifiche più assodate. E con questo non sto pensando ai terrapiattisti (che intanto si decimeranno da soli se continueranno a lanciarsi nell’aere per improbabili dimostrazioni muniti di razzi autocostruiti magari copiando da ‘I Quindici’… non ricordo più quale volume), no sto pensando a persone come me (non oso dire ‘normali’, termine che porterebbe con se troppe precisazioni).
Come può essere possibile: una volta la gente che parlava a vanvera veniva zittita o comunque isolata, anzi i più tacevano per educazione. Come può essere possibile che siamo caduti così in basso, che si proceda in modo umorale su input populistici?
Credo che prima di parlare di ambiente o di qualsiasi argomento tecnologico si debba tornare ai sani valori scientifici e dialettici. Pensavo che l’avvento della pandemia potesse riportare l’opinione pubblica su questi binari. Il bisogno di sicurezza – ne ero certa – restituirà la fiducia nella scienza, nel riconoscimento dei suoi valori per lo sviluppo sociale dell’uomo, perché proprio l’uomo ora più che mai pone domande e desidera le risposte ‘giuste’.
Invece, aiutato dall’onda populista e da una politica pasticciona, è cresciuto il disprezzo delle competenze, unitamente alla demolizione dei depositari delle conoscenze finanche alla derisione della scienza e degli scienziati. Chiassose e isteriche piazze digitali hanno messo in discussione, nel corso di questi ultimi anni, la separazione e la gerarchia dei poteri, delegittimando i decisori pubblici, anzi di più: hanno alla fine indotto un comportamento generalizzato anche nella politica (l’uno ha influenzato l’altro gonfiandosi a vicenda, ma chi dei due è stato il primo?) in cui si preferisce muoversi con le parole ma non coi fatti, non si affrontano le questioni con decisioni, perché le decisioni generano scontento. E quindi alla fine non si progredisce. Ma in questo modo non è che tutto rimane ‘così com’è’, il leit motiv di gattopardiana memoria?
E invece ora più che mai siamo già in ritardo e bisogna al più presto imboccare la strada verso valori ambientali ‘giusti’, basati sulla ricerca, sullo studio, sull’esperienza (non su ‘bandiere’ sventolate a vanvera), tre valori che perseguiti con rigore porteranno a conseguire delle ‘azioni’. (Quelle evitate finora!) E quindi, finalmente, a delle responsabilità, questa volta plasmate sia sui decisori che su noi stessi. Entrambi cittadini acculturati, coscienti, … alfine ‘responsabili’.
Ecco perché “Aiuto!”, prima di parlare di ambiente. Prima di parlare di ambiente bisogna cambiare noi stessi attraverso l’eliminazione dell’ignoranza, unica via verso la coscienza e la partecipazione di tutti, e l’assunzione di punti fermi per svilupparsi/crescere. ‘La decrescita felice’ non ci interessa. Vero? Perché quello di un arresto o un ritorno ‘ai vecchi tempi’, è un falso miraggio. Negli anni ‘50/’60/’70, infatti, inquinavamo molto di più, eravamo molto meno attenti all’ambiente e mancavano totalmente le filiere del riciclaggio dei rifiuti, la regolamentazione del ciclo delle acque, così come le leggi in materia e i doverosi controlli. Sostanzialmente guardando indietro eravamo degli inquinatori selvaggi e seriali. E nemmeno si può più dire che il cosiddetto ex terzo mondo sia rispettoso ed evoluto in materia ambientale. Anzi la progredita Cina, assieme alla non da meno cresciuta e vicina India, sono attualmente i big emitter, i maggiori inquinatori, a pari merito con gli Stati Uniti.
Certo parlare di ambiente comprende la comprensione della sua complessità. Complessità intrinseca, perché l’uomo deve ancora scoprire molto di più di quanto non pensiamo, sulla terra, sul corpo umano e sulle loro interazioni. E complessità estrinseca perché parlare di ecologia vuol dire parlare di economie, di società, di culture e … di interessi dominanti.
Tutte scommesse queste che, alla luce della costituzione, con il governo Draghi, del nuovo ministero della ‘Transizione Ecologica’ (era ora! benfatto!) dovranno essere ben prese in considerazione. I presupposti ci sono: una solida figura tecnica di uno stimato scienziato (Cingolani), parimenti a un nuovo modello di politica basato su ‘azioni’ e ‘competenze’, ben consigliato dal punto di vista economico e … con un bel po’ di denaro in arrivo.
E’ un buon inizio?
No, non è un inizio, dopo il timido (per l’Italia) affaccio dei movimenti ‘verdi’, dopo la sensibilizzazione alla parola ‘ambiente’ che Pippi Calzelunghe e le sue treccine nordiche, assieme a una manciata di sardine (entrambe scomparse), hanno portato in tutta Europa, il ministero che prima non esisteva ha tutti i presupposti per diventare trainante negli anni a venire.
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