成长和倍增 (CRESCETE E MOLTIPLICATEVI)

成长和倍增 (CRESCETE E MOLTIPLICATEVI)

Mer, 06/02/2021 - 18:17
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Il Governo cinese ha consentito alle donne di avere il terzo figlio

.genesis

Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”[1]. E anche il Politburo di Pechino, presieduto da Xi Jinping, nel suo (non poi tanto) piccolo, ha deliberato di autorizzare con decorrenza 31/5/2021 le donne cinesi ad avere il terzo figlio, fino ad oggi non consentito.

famiglia cinese

La notizia è di quelle che colpiscono noi occidentali, che facciamo fatica a concepire che l’ingerenza dello stato possa arrivare a stabilire quanti figli possa fare una donna, ma a pensarci bene, nella sostanza, non è così lontana anche dalla nostra esperienza. Non solo per il ricordo della politica di espansione demografica attuata in Italia dal regime fascista, che erogava generosi contributi alle famiglie numerose, ma per lo stretto legame fra dinamiche demografiche e politiche economiche.

Uno stato che agevola le famiglie con sconti fiscali, contributi, servizi per l’infanzia e l’istruzione e altre misure di welfare, contribuisce a creare il clima affinché si formino nuovi nuclei familiari e i giovani si sentano disponibili a generare. D’altra parte, un sistema percepito come indifferente se non ostile ai giovani, in cui trovare un lavoro sicuro è spesso un miraggio, la casa un privilegio riservato a chi ha famiglie abbienti e aiuti all’infanzia – in contributi o servizi – non esistenti o molto scarsi e difficili da ottenere, è molto probabile che scoraggi la crescita demografica.

.crescete e moltiplicatevi

Difficile capire dove si origini in questo caso il rapporto causa-effetto; è sicuramente ragionevole parlare di concause o fatti moltiplicativi piuttosto che di causa unica e certa.

Un sistema in cui la popolazione cresce, in misura graduale e coerente con le risorse disponibili, normalmente vede crescere il suo reddito e la sua ricchezza; questo genera maggiori disponibilità per la pubblica amministrazione e le politiche di sostegno alla famiglia sono più probabili.

Un sistema invece in cui la popolazione invecchia deve concentrare le risorse pubbliche nella cura agli anziani (che, peraltro, a differenza dei bambini, votano) e probabilmente sacrificare gli incentivi ai giovani; questo innesca il circolo vizioso: calo demografico – decrescita – minori risorse – ulteriore calo demografico.

.politiche giovanili

In Cina anziché di sostegni e incentivi, la politica si serve di divieti, obblighi e permessi. Ed è questo che risulta inaccettabile a noi occidentali. Ma sotto il profilo economico si tratta solo di un diverso strumento, ammesso (e non concesso) che i servizi di base all’infanzia siano garantiti dal sistema post-comunista e che non esistano comunque problemi di disoccupazione.

Tuttavia come in tutte le vicende umane, l’elemento principale che muove l’economia è l’uomo, con i suoi sentimenti, le sue inclinazioni, le sue aspettative: è il bello delle scienze sociali, ma anche l’aspetto che le rende difficilmente prevedibili. In Cina, ad esempio, il periodo di maggiore crescita della popolazione è stato quello degli anni ’80 del secolo scorso, nonostante l’obbligo di limitare le nascite a un figlio per donna fosse stato imposto nel 1979, proprio per frenare tale tendenza. In quel caso, la misura coercitiva imposta dalle autorità è stata scarsamente efficace, perché prevalsero le aspettative di crescita e di sviluppo ampiamente percepite dalla popolazione, nonostante gli strumenti di controllo e di imposizione fossero invasivi e talvolta violenti.

Non c’è legge o misura economica che possa invertire una tendenza forte e consolidata della popolazione: l’uomo è sempre, alla lunga, più forte delle sue istituzioni. E’ lo stesso meccanismo per cui sono generalmente inefficaci i sistemi di controllo amministrativo dei prezzi o delle importazioni; si possono ottenere risultati immediati ma a lungo andare prevale il sentiment della popolazione.

In altri casi, invece, la regolamentazione pubblica ha funzionato. Sempre con riferimento alla Cina, il decennio 2000-2010 ha mostrato un tasso di crescita demografico molto basso (0,57% di media all’anno) e soprattutto si è registrato il dato preoccupante della flessione nel 2010 del 6,79% della popolazione in età lavorativa. Ebbene dopo la misura del 2016 che consentì il secondo figlio, la crescita nel successivo decennio, 2010-2020 si è portata al 5,38% all’anno: in quel caso si potrebbe ritenere che la regolamentazione pubblica dunque abbia funzionato; anzi, operando per i soli ultimi 4 anni del decennio, avrebbe addirittura più che compensato l’inerzia negativa dei primi anni.

.invecchiamento popolazione

I dati del recente censimento cinese, che fotografano la situazione al 2020, mostrano invece un preoccupante invecchiamento della popolazione e un numero di nascite (solo 12 milioni nello scorso anno) troppo limitato rispetto agli obiettivi del partito dominante: è questo il motivo per cui è stata liberalizzata anche la nascita del terzo figlio. Vedremo quale sarà – se ci sarà - l’effetto demografico effettivo.

Da noi la tendenza all’invecchiamento, la scarsità di nascite, il declino demografico sono ormai trend consolidati, che da un punto di vista economico costituiscono fattori limitanti per lo sviluppo e vengono compensati dai flussi migratori. Una popolazione che diminuisce, invecchia e lavora meno rende più complicato far crescere reddito e ricchezza. Il sistema pensionistico entra in fibrillazione (diminuiscono coloro che versano contributi in confronto a chi riceve la pensione), lo Stato ha meno risorse per le politiche di welfare e per dare sostegno a giovani e famiglie.

D’altra parte è evidente che un aumento eccessivo della popolazione – pensiamo alla Cina -, quando le risorse sono comunque scarse e la produttività non aumenta in modo proporzionale, crea squilibri a diversi livelli. Nel caso del celeste impero, con quasi un miliardo e mezzo di abitanti, gli effetti si propagano anche al di fuori del paese, in termini di inquinamento e di consumo di risorse naturali.

Sarà interessante vedere, dalle nostre parti, l’effetto di questo prolungato lockdown sulle dinamiche demografiche: se prevarrà il timore del futuro, del lavoro che è diminuito, del risparmio assottigliato oppure la voglia di ripresa, di rinascita economica e sociale analoga a quello che accadde nel dopoguerra, quando – all’indomani della sciagura della guerra – si avviò il più intenso periodo di sviluppo demografico della storia nel nostro paese.

 

 

[1] Genesi, 28.