LA GIUSTIZIA: SARA’ VERA RIFORMA?

LA GIUSTIZIA: SARA’ VERA RIFORMA?

Lun, 08/23/2021 - 16:41
|   
0 commenti

La riforma Cartabia vista da una giovane e brillante avvocato

.lawyer

Sento parlare di “sana” e “necessaria” riforma della giustizia praticamente dalla prima volta che ho aperto un libro alla facoltà di giurisprudenza – momento a partire dal quale ho potuto avvicinare la questione con un po' più di consapevolezza - ma, ovviamente, se ne discuteva anche da molto molto prima.

Puntualmente ad ogni inizio di anno giudiziario o, meglio, con l’avvento di un nuovo governo e a prescindere dai suoi colori e dalla corrente politica, è sempre stato un nodo fondamentale da sciogliere senza che, ad oggi, siano stati raggiunti grandi risultati e/o fatti importanti progressi.

I commenti principali dei “non addetti ai lavori” quando si parla di giustizia penale (ovviamente, sono i processi penali che hanno risonanza mediatica – corrette o meno che siano le informazioni fornite - e che, quindi, suscitano l’interesse delle persone) sono tendenzialmente “i processi durano una vita”, “tanti anni e non si risolve mai niente”.

.marta cartabia

Ebbene, punto centrale anche della riforma Cartabia è il tentativo di “snellire” od “ottimizzare” i tempi della giustizia penale introducendo, tra l’altro, una durata fissa dei giudizi di appello e in Cassazione oltre ad ampliare i termini di utilizzo di riti alternativi quali il giudizio abbreviato e il patteggiamento.
 

Ovviamente, la riforma si occupa anche di altre problematiche che affliggono il sistema tra cui la volontà di digitalizzare (come già fatto per la giustizia civile) anche quella penale cosa che – a mio modesto parere e nonostante la mia “giovane età professionale” - tenderebbe a svilire le toghe ma anche il processo in se stesso.

In ambito penale di digitalizzazione si può parlare con riferimento al deposito degli atti ed allora le nuove tecnologie – alcune già sperimentate per cause di forza maggiore nel corso della pandemia per ridurre l’accesso ai Palazzi di Giustizia - potrebbero risultare più che utili, ciò sempre che tutti gli Uffici ne siano provvisti (non si può sempre prendere come punto di riferimento il Tribunale di Milano quando, poi, nelle realtà più piccole non si riesce a stare al passo con i tempi).

.trial

Ma, tralasciando questo ultimo punto - e posto che il testo al momento ha ricevuto solamente l’approvazione alla Camera – si legge (come sopra anticipato) che la prescrizione verrà interrotta con la sentenza di primo grado e verranno poi previsti termini, appunto, tassativi per il giudizio di appello e di Cassazione.

Anche volendo guardare con positività a questo cambiamento non è però chiaro cosa succederebbe qualora, ad esempio, i due anni concessi per la conclusione del processo di appello trascorressero senza giungere ad una sentenza, in tal caso che fine farebbe la sentenza di primo grado? Potrebbero essere concesse proroghe, ma se anche queste risultassero inutili?

In tal caso ci si troverebbe dinanzi al paradosso per cui la prescrizione verrebbe interrotta a seguito della pronuncia della predetta sentenza e, quindi, da un lato il reato non si può prescrivere e dall’altro non si può nemmeno procedere.

A quel punto, ponendosi dal punto di vista non dell’imputato ma di una parte civile che ha ottenuto una pronuncia di risarcimento in suo favore, come dovrebbe comportarsi? Cosa ne sarà di quel risultato?

Un vero e proprio intervento dovrebbe, forse, essere rivolto ad una fase antecedente, alle origini del processo.

Molte volte capita, difatti, che l’azione penale venga esercitata quando nei fatti per cui si andrà a procedere o, piuttosto, nelle persone contro le quali si andrà a procedere, viene ravvisata una potenziale risonanza mediatica tale da dare notorietà e fama (positiva o negativa poi lo stabilirà il tempo).

O ancora capita che sulle testate giornalistiche – on line o meno – a portata locale o nazionale non importa, vengano riportati articoli a seguito della conclusione delle indagini per cui noi avvocati, che ci troviamo ad interloquire con il PM procedente onde verificare la possibilità per il nostro assistito di accesso al patteggiamento e/o accesso a riti alternativi come la messa alla prova - il cui accesso è subordinato, ovviamente, alla sussistenza di alcuni fondamentali requisiti di legge (ad esempio un massimo della pena che potrebbe essere comminata o l’incensuratezza) – ci sentiamo rispondere “ma avvocato, ormai è uscito sul giornale, bisogna andare avanti”.

Quanti processi nati come i “processi dell’anno” sono iniziati per dare una spinta alla carriera di qualcuno per poi finire in una bolla di sapone.

.lawyer

Quanto dispendio di tempo energie e denaro e risorse questo ha comportato?

Forse più che intervenire sui termini dei processi già iniziati bisognerebbe introdurre filtri più stringenti nelle fasi antecedenti onde evitare che ci si incaponisca sul perseguire reati quando questo non ha, veramente, un senso.

Ad ogni buon conto vedremo come l’iter legislativo proseguirà, senza tuttavia dimenticare che è bene domandarsi se siamo davanti ad una vera riforma o un modo per poter ottenere i fondi del New Generation Eu. Accorciare i tempi del processo penale difatti, è lo snodo funzionale a legittimare la concessione dei predetti fondi.

 

 

 

ERICA MISERENDINO

Avvocato in Loano