MENTRE A ROMA SI DISCUTE

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Mer, 01/26/2022 - 19:07
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Il rischio della guerra che incombe sull’Europa

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Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. Così Tito Livio, nelle sue Storie, descriveva la situazione dell’Urbe nel secondo secolo avanti Cristo. Il cartaginese Annibale stava assediando Sagunto, e nell’indifferenza dell’establishment romano, in tutt’altre faccende affaccendato, alla fine la conquistò e questo fu il fatto che originò la seconda guerra punica.

Certo, non siamo nel 219 a.C., non c’è nessun assedio in corso e forse alla fine riusciremo a evitare una vera e propria guerra. Ma che l’attenzione sia tutta rivolta agli affari di bottega, mentre intorno a noi stanno avvenendo cose di enorme importanza, purtroppo è ancora vero.

Le pagine dei giornali e i mass media sono concentrati sui balletti virtuali della politica intorno all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale e su quelli veri del Festival di Sanremo, e intanto alle porte di casa rischia di scoppiare una vera e propria guerra che, per la prima volta dalla fine del secondo conflitto mondiale, potrebbe coinvolgere le due superpotenze del pianeta.

Con ogni probabilità alla fine le diplomazie riusciranno a evitare il peggio, ma la tensione è alta e i mercati di tutto il mondo stanno sbandando pericolosamente. Rispetto al rischio della guerra in Europa, i timori per Omicron – che pure hanno gettato ombre sinistre sul nostro futuro e mandato i mercati in fibrillazione – impallidiscono.

È quindi necessario affacciarsi alla finestra e vedere cosa succede fuori, cercando di definire un possibile scenario dei prossimi mesi.

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In Ucraina si sta consumando un altro penoso capitolo della tormentata storia di questo paese, di cui abbiamo parlato in tempi non sospetti.[1] La composizione definitiva e pacifica del conflitto è probabilmente impossibile, ma forse un compromesso fra i due schieramenti in campo può essere tentato in via diplomatica. Questo non può che passare dalla divisione del paese in due distinte entità: una nell’orbita putiniana, costituita dalla popolazione di madrelingua, cultura e formazione russa, l’altra – quella più sensibile all’indipendentismo e già gravitante intorno alla Polonia e al sovranismo di Orban - nell’orbita europea.

Già da qualche anno la Russia si è ripresa la Crimea, in precedenza appartenente allo stato ucraino, in seguito a un regalo a suo tempo graziosamente concesso dal premier Krusciov, pare in un momento di non particolare sobrietà.

Nella consueta latitanza dell’UE, che pure dovrebbe essere molto sensibile al problema data la vicinanza, la prima delle due fazioni è stata ampiamente foraggiata dal gigante post-sovietico con supporto finanziario e sussidi energetici. La seconda (identificabile con l’attuale governo della nazione) con aiuti, invero piuttosto limitati, da parte degli Stati Uniti e con sostegno militare, che ha portato alla richiesta da parte dello stato ucraino di adesione alla NATO. È stato proprio questo il passaggio che ha innescato l’escalation da parte russa.

Il primo esito, pressoché scontato, è l’imposizione di nuove sanzioni economiche alla Russia. Per l’Europa, i danni sarebbero certamente superiori ai benefici: verrebbe meno, per le imprese comunitarie, un mercato alle porte di casa con 300 milioni di potenziali clienti e soprattutto si creerebbero grossi problemi per l’approvvigionamento energetico, data la sostanziale dipendenza dal gas naturale russo (che rappresenta circa il 48% di quello importato dall’Europa, percentuale che sale al 90% per la Germania).

Con la prospettiva di una guerra in casa, per l’economia europea si aprirebbe probabilmente un periodo di notevole difficoltà, suscettibile di far invertire la rotta a un trend economico fino ad ora ampiamente positivo. Abbiamo sempre affermato che in questo momento l’opzione migliore per l’investimento del patrimonio è proprio l’azionario Europa, che nei mesi scorsi ha corso meno di quello americano in virtù di un più lento tasso di crescita dei rispettivi sistemi: la possibilità di recuperare il terreno perduto verrebbe inevitabilmente pregiudicata da uno scenario di guerra.

.ukranian soldiers

Per quanto riguarda invece gli Stati Uniti, che data la loro distanza dal fronte caldo ucraino, sicuramente rischierebbero molto meno dell’Europa, è iniziata la fase anche da noi ampiamente prevista di rientro dall’espansione monetaria e di crescita dei tassi di interesse in funzione anti-inflazionistica.

C’è da aspettarsi che questa fase duri ancora nei prossimi mesi, ma probabilmente i mercati riusciranno a reagire. In altri termini, è certamente finito il momentum che ha visto gli indici delle borse USA l’anno scorso raggiungere record impensabili, ma non dovremmo essere in presenza delle avvisaglie di crolli generalizzati e duraturi, salvo fattori esogeni al momento non prevedibili.

I tassi sono ovunque (salvo che in Giappone) in forte aumento, e questo porta i mercati azionari a rallentare la loro corsa e rende ancora inavvicinabili le obbligazioni.

Buone opzioni di investimento, in fase di accentuata inflazione, sono certamente l’oro (e l’argento) e le materie prime. In un portafoglio ben assestato, in generale di questi tempi ha molto senso inserire quote del 5/10% di fondi comuni, ETF o certificati indicizzati a queste commodities.

Un discorso a parte meritano i mercati asiatici, e in particolare la Cina. Pur in una situazione di economia in sviluppo a tassi almeno doppi di quelli occidentali, i mercati asiatici stanno soffrendo in modo significativo da qualche mese. I lettori di questo sito sanno che il nostro orientamento è decisamente positivo verso questo mercato, che in una fase di incertezza come l’attuale può avvantaggiarsi delle difficoltà geopolitiche europee e mettere a segno performance molto interessanti.

.immobiliare cinese

È tuttavia necessario guardare con molta attenzione alle difficoltà del settore immobiliare cinese, che sta scontando una fase di forte recessione sulla quale il Governo cinese è finora intervenuto in misura molto limitata. Poiché, come è noto, le grandi crisi nascono proprio dal settore immobiliare, c’è la possibilità che anche in Cina si apra un periodo recessivo generalizzato. Per questo, è bene tenere presente che si tratta comunque di un investimento a rischio sia per l’evoluzione della situazione economica, che del rapporto di cambio fra renmimbi e dollaro.

In conclusione, per gestire in modo razionale il patrimonio, occorre affacciarsi alla finestra e guardare quello che succede al di fuori dell’Italia, perché le cose si muovono molto in fretta. Sono comunque da evitare reazioni azzardate e assunzione di rischi troppo elevati.

Adelante, con juicio!