IL VAIOLO DELLA SCIMMIA NUDA
Oltre un anno fa una ricerca aveva previsto la diffusione pandemica del vaiolo delle scimmie
Secondo Desmond Morris, etologo che nel 1967 raggiunse una notevole popolarità, ciò che differenzia l’uomo dalle altre scimmie è il fatto di non avere peli sul corpo come la generalità dei primati, e per questo sarebbe “nudo”. Il motivo genetico di tale carenza sarebbe la necessità fisica, per le mamme degli umani, di stringere al petto e abbracciare i propri cuccioli, e ciò verrebbe impedito dalla coltre pilifera delle scimmie.
La tesi, provocatoria ma ben circostanziata, era contenuta nel celebre libro The Naked Ape (“La scimmia nuda”, appunto), che divenne un successo planetario tanto da vendere oltre venti milioni di copie. In realtà conteneva una serie di tesi, alcune sconfessate in seguito dagli studiosi, altre accreditate di effettivo rigore scientifico, che partivano dal considerare l’uomo nient’altro che una particolare specie animale, per studiare il quale potevano quindi applicarsi i metodi dell’etologia e della zoologia.
Più recentemente, da noi, le tesi di Morris hanno conosciuto un nuovo momento di celebrità grazie alla citazione testuale e coreografica di Francesco Gabbani che, con la canzone Occidentali’s karma, ispirata appunto alla Scimmia Nuda, vinse il festival di Sanremo.
Oggi questi animali stanno pericolosamente tornando alla ribalta grazie alle notizie sull’incipiente diffusione del “vaiolo delle scimmie”, che comincia a destare preoccupazione in molti paesi – fra i quali l’Italia – dove sono state segnalate le prime contaminazioni. A tutt’oggi non c’è motivo di allarmarsi: l’Istituto Superiore della Sanità ha diffuso qualche giorno fa un rassicurante comunicato[1] nel quale si descrive la patologia, indicandola come facilmente curabile e non pericolosa. Del resto, anche i primi comunicati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sul Covid erano molto scettici sulla possibilità di una rapida diffusione del contagio, attenti soprattutto a non colpevolizzare la Cina, uno dei membri più importanti dell’Agenzia delle Nazioni Unite alla quale, invece, Trump tagliò poi i finanziamenti.
Originatosi nell’Africa Centrale, sarebbe stato trasmesso attraverso i contatti di liquidi e fluidi fra le scimmie e l’uomo, e poi diffuso soprattutto fra persone giovani, entro i 40 anni, di sesso maschile. L’età ha una sua rilevanza, in quanto gli ultra-quarantenni sono normalmente stati vaccinati contro il vaiolo, mentre i giovani non lo sono. Il vaiolo è stato infatti dichiarato eradicato, ovvero estinto, nel 1980 e l’ultimo caso registrato al mondo risaliva al 1977.
In passato, è stato per secoli uno dei grandi flagelli dell’umanità, responsabile di decimazioni e pandemie in molte popolazioni del mondo. Il Covid ci ha reso estremamente sensibili a questo tipo di allarmi, e l’esperienza del contagio globale è troppo recente per liquidare il problema con un’alzata di spalle, come forse avremmo fatto qualche anno fa.
Certo, l’origine dagli animali è una preoccupante similitudine, anche perché non è facile immaginare come possa una scimmia, o un pipistrello, contagiare l’uomo. Evidentemente nel mondo c’è un livello di promiscuità sconosciuto dalle nostre parti.
Un’ipotesi ancora più preoccupante, ma certamente assurda, è che i virus siano stati se non sintetizzati, quanto meno deliberatamente riprodotti in laboratorio e la loro diffusione sia stata pianificata con freddezza e crudeltà da una sorta di organizzazione spietata al servizio di potenti entità economiche con lo scopo di realizzare profitti giganteschi oppure di gruppi terroristici.
Se per quanto riguarda il Covid l’ipotesi è rimasta confinata in alcuni siti contrarian e nelle convinzioni di una minoranza complottista, è tuttavia inquietante leggere il rapporto di oltre un anno fa (il 18 marzo 2021) pubblicato da un’organizzazione scientifica accreditata presso il Governo degli Stati Uniti, la Nuclear Threat Initiative (NTI) nel quale viene riportato il resoconto di un’esercitazione che simulava un attacco di armi biologiche attraverso il virus del vaiolo delle scimmie. Tale attacco produceva, nell’arco di 18 mesi, una pandemia globale la cui comparsa era prevista il 15 maggio 2022, proprio nei giorni in cui venivano segnalati i primi casi[2].
Sempre secondo il sito di Maurizio Blondet, che riporta la sconcertante notizia, “Il 10 gennaio 2023 lo scenario “prevedeva” 70 milioni di casi e 1,3 milioni di morti in 83 paesi … 10 maggio 2023: 480 milioni di malati, 27 milioni di morti… Primo dicembre 2023, “previsti” 3,28miliardi di casi e 271 milioni di morti”.
Nella simulazione, uno scenario (quello al dicembre 2023) conteneva la rivelazione che il virus era stato ingegnerizzato per resistere ai vaccini esistenti.
Sicuramente ci sarà una spiegazione, e magari sarà solo una coincidenza oppure una gigantesca fake news (considerato che il sito della NTI pare essere stato ora oscurato), ma certo qualche preoccupazione è legittima, pensando che un anno fa del vaiolo delle scimmie nessuno ancora parlava e che la terribile malattia era solo un ricordo dei libri di scuola. Tanto più che, come si diceva sopra, nessuno dei giovani di oggi è ormai immunizzato e dopo essersi sbarazzati di mascherine e distanziamento sociale, la vulnerabilità al contagio è sicuramente molto alta.
Dopo l’enorme tragedia incomprensibile della guerra, se anche il contagio premeditato avesse almeno un barlume di verità, forse dovremmo effettivamente rivalutare le teorie di Desmond Morris, che magari risulterebbero sbagliate per difetto: neanche le scimmie potrebbero raggiungere queste vette di stupidità nelle quali riusciamo a farci del male fino alle estreme conseguenze.
[1] Cfr.
https://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/3f4alMwzN1Z7/content/id/7088913 pubblicato il 19/5/2022 sul sito dell’Istituto, massima autorità nazionale in tema di sanità
[2] Lo studio è riportato in
https://www.maurizioblondet.it/vaiolo-delle-scimmie-lesercitazione-di-un-anno-prima/
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