LA SINFONIA DAL NUOVO MONDO

LA SINFONIA DAL NUOVO MONDO

Mer, 11/02/2022 - 19:44
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Con la guerra in Ucraina l’ordine economico mondiale è stato sovvertito

.nuovo ordine

Quando, nel 1893, il compositore ceco Antonin Dvoràk compose la Sinfonia n. 9 in mi minore, una delle più mirabili opere della storia della musica, pensava al Nord America, tanto che venne chiamata “Dal nuovo mondo”. Nella musica, infatti, le suggestioni e le proposte provenienti dagli USA erano talmente forti e innovative da rendere evidente che avrebbero ben presto soppiantato la tradizione europea e si sarebbero imposte in modo deciso e travolgente.

Se il secolo XIX che allora si chiudeva era stato il secolo della vecchia Europa, quella che si stava per aprire sarebbe stata indiscutibilmente l’era americana: ciò valeva per la musica ma, soprattutto, per l’economia, la politica, l’organizzazione sociale. E infatti il Novecento ha visto affermarsi ovunque gli Stati Uniti come superpotenza planetaria, maggior produttore mondiale, leader del commercio internazionale. Gli USA sono diventati la prima potenza mondiale e il dollaro la moneta di scambio universalmente accettata.

Nel corso del ‘900 si è poi affermata anche la potenza della Russia sovietica, che dopo la Rivoluzione d’ottobre ha visto trasformare un paese agricolo arretrato, con povertà diffusa e in grande maggioranza analfabeta, in una vera e propria potenza industriale, grazie anche ai metodi dittatoriali e al pugno di ferro di Stalin. Dalla fine della Seconda guerra mondiale fino agli anni ’90, quando il castello sovietico è crollato mettendone in evidenza le contraddizioni e l’intrinseca debolezza, l’URSS ha tuttavia costituito un contrappeso, se non economico e industriale, sicuramente a livello militare e con la guerra fredda ha apertamente sfidato l’America, risultandone poi nettamente sconfitta.

.soviet union

Dopo un analogo percorso di sviluppo e trasformazione, anche la Cina è diventata una superpotenza planetaria, che certamente sarà la protagonista del XXI secolo, così come l’America lo era stata nel XX. Da moltitudine di contadini analfabeti e poverissimi, che vivevano in condizioni poco diverse da quelle medievali da noi, il celeste impero è oggi una superpotenza planetaria, destinata a determinare le sorti del “nuovo mondo”. Analogamente l’India, altro continente super popolato e dalle enormi potenzialità economiche, ancora non emerse compiutamente.

Fra questi tre giganti - Stati Uniti, Russia post sovietica e Cina - e la vecchia Europa si era creato, a partire dagli anni ’90 del secolo scorso e fino al febbraio di quest’anno, un certo equilibrio sia politico che economico, grazie al quale lo scambio di beni, servizi e capitali poteva comunque svilupparsi con vantaggi per tutti e crescita favorita.

Pur in un contesto di diffidenza reciproca, i rapporti fra i diversi paesi erano comunque corretti e non mancavano forme di collaborazione, joint ventures e interscambio culturale. Questo ambiente ha evidentemente favorito e sviluppato quel processo di globalizzazione che, pur criticabile sotto molti profili, era tuttavia la dimostrazione di un mondo interconnesso e tendenzialmente aperto.

.globalizzazione

L’invasione della Russia in Ucraina e la guerra che ne è seguita, tuttora in pieno svolgimento, hanno incrinato e probabilmente distrutto per sempre il pur fragile equilibrio che si era creato e consolidato. Anche se l’Ucraina, un tempo granaio dell’Unione Sovietica a cui apparteneva, non è oggi parte di nessuno dei blocchi ma uno stato fieramente autonomo, il mondo occidentale (Europa e Stati Uniti) si è tuttavia schierato al suo fianco, vedendo minacciata proprio quella pacifica convivenza che era alla base dello status quo ante.

La prima reazione dell’Occidente è stata quella delle sanzioni economiche, pesantissime e non prive di effetti negativi anche per gli Stati che le avevano applicate, nei confronti dell’invasore russo. Si è così creata una frattura, probabilmente insanabile anche una volta che la guerra sarà finita, fra Europa e Usa da una parte e Russia dall’altra. I rapporti economici e commerciali fra i due blocchi sono stati totalmente congelati, nonostante che l’Europa fosse dipendente dalle forniture energetiche della Russia – soprattutto gas naturale – e quest’ultima dalla tecnologia occidentale e dai capitali europei in molti settori di attività.

Questo ha portato i Russi a intensificare i rapporti con la Cina, che probabilmente è l’unica ad aver tratto vantaggio dal nuovo stato dei rapporti mondiali, potendo ora contare su un mercato enorme – quello russo – nel quale può ora esercitare un netto predominio e dal quale può approvvigionarsi di materie prime a basso costo e disponibilità infinita. L’alternativa per i russi sarebbe infatti quella di distruggere (cosa che hanno già iniziato a fare) il gas che eccede il proprio fabbisogno interno e non viene più venduto in Occidente. 

.chinese cargo

Per l’Europa, oltre a dover sostituire in gran fretta le tradizionali fonti di energia ed accelerare la transizione verso le rinnovabili e le fonti alternative, è improvvisamente venuto meno il mercato più vicino e recettivo, che nel corso del tempo era diventato strategico per molte delle sue imprese. Trecento milioni di persone, a due ore circa di aereo da ognuna delle capitali europee, e con potenzialità immense non solo per le materie prime ma anche per le risorse finanziarie che col crollo del comunismo erano state messe in circolazione, pure con modalità non certo trasparenti e con evidenti distorsioni.

Esportare in Cina, ma anche in India e in Africa (peraltro ora in gran parte sotto il controllo cinese) è molto più difficile di quanto non fosse prima della guerra vendere ai Russi. Mentre questi ultimi, pur con le loro peculiarità, avevano comunque un complesso di valori e radici culturali assimilabili a quelli europei ed erano praticamente alle porte di casa, per noi la Cina è lontana e sostanzialmente inaccessibile e impenetrabile.

Con la dissennata guerra nel cuore del nostro continente, siamo ora non solo palesemente più poveri perché abbiamo perso un fornitore di energia sicura e a basso prezzo – per il quale avevamo investito pesantemente in impianti e collegamenti – ma anche perché si è dissolto un mercato potenzialmente enorme e già molto importante. I Russi, dal canto loro, hanno sicuramente perso molti dei punti di riferimento economici e commerciali, a partire dalla tecnologia.

.direttore orchestra

Gli unici che hanno guadagnato con questo nuovo ordine mondiale sono proprio i Cinesi, che infatti si sono guardati bene dall’esercitare quell’azione di intermediazione che avrebbe potuto evitare il baratro in cui stiamo cadendo.

Se è chiaro chi saranno i suonatori della “sinfonia del nuovo mondo”, non sappiamo invece quale sarà la musica.