HERI DICEBAMUS

HERI DICEBAMUS

Mer, 11/23/2022 - 21:45
0 commenti

Tanto tuonò che piovve: con la bancarotta di FTX duro colpo alle criptovalute

.crollo delle cripto

Non è elegante citarsi e in genere evitiamo di farlo anche se spesso ne avremmo occasione. Però questa volta non possiamo proprio farne a meno, perché l’odierno tonfo delle criptovalute pare davvero la cronaca di una crisi annunciata, anche se – a nostro avviso – non è corretto parlare di fine di un sistema.

Esattamente due anni fa, in pieno boom delle quotazioni di Bitcoin e simili, mettemmo in guardia contro i rischi che un investitore razionale, mediamente informato, avrebbe corso investendo una parte consistente del suo patrimonio in criptovalute.[1] A quell’epoca le loro quotazioni lievitavano da una settimana all’altra, in un trend di crescita che sembrava non avere fine: rispetto al novembre dell’anno prima il Bitcoin era passato da 15.500 a 56.500, ovvero quasi quadruplicato in 12 mesi.

È vero che allora il mercato era molto bullish e tutte le attività finanziarie aumentavano come se non ci fosse un domani, sospinte dalle continue iniezioni di liquidità delle banche centrali per sostenere i sistemi economici stremati dalla pandemia. Ma il 100% di crescita in un trimestre è oggettivamente fuori misura, peraltro in assenza di inflazione. Tanto che tutti volevano partecipare al banchetto per non perdere formidabili occasioni di guadagni. Ed era proprio la corsa all’acquisto a fornire nuova benzina ai prezzi, in una spirale senza fine. Uno schema – ahimè - già troppe volte visto nella storia della finanza, quello della “bolla” che prima o poi scoppia.

.panico

Naturalmente le criptovalute sono ben diverse dai normali titoli in cui si investe il patrimonio, né dobbiamo guardare con diffidenza alle novità che il sistema tempo per tempo ci propone, dato che ben pochi settori dell’attività umana sono a tasso di innovazione così elevato come quello finanziario. Potremmo anzi dire che il continuo rinnovarsi di processi e prodotti è proprio alla base della sopravvivenza del sistema e del suo continuo sviluppo.

Il processo di creazione delle monete virtuali, quello svolto dai minatori[2] con le blockchains, può essere perfetto e inattaccabile da un punto di vista tecnico e informatico; tuttavia, il rischio connesso a questo tipo di investimenti è ancora troppo elevato, soprattutto perché mancano forme di vigilanza o supervisione da parte di authorities credibili, tipicamente le banche centrali.

Da un certo punto di vista, il fatto di non essere vincolati al rispetto di regole e controlli è l’elemento di maggiore fascino di Bitcoin e simili. Non si deve però dimenticare che alla base di ogni sistema monetario che non sia convertibile in oro[3] c’è la fiducia di cui deve godere l’emittente, che ne consente la generale accettabilità come mezzo di pagamento. Se questa fiducia viene meno, il sistema crolla e la caduta si autoalimenta: chi si trova in mano il “gobbo nero” farà di tutto per venderlo, a qualunque prezzo, e il suo valore inevitabilmente crolla.

A differenza della moneta corrente, il bitcoin non può essere usato per comprare beni o servizi o per rimborsare debiti in Euro, non ha cioè corso legale: può essere accettato solo in virtù di una libera scelta da parte di chi aderisce a quel circuito. E questo ne riduce molto la potenzialità e la sicurezza per l’investitore, tanto più quando – come nel caso di specie – manca anche un ente di supervisione e controllo.

.criptovalute

Non riteniamo di essere arrivati al capolinea dell’esperienza delle criptovalute, ma certo la bancarotta di questi giorni di una delle maggiori società mondiali di emissione e collocamento, la FTX, è un colpo durissimo per questo mercato, oltre che un bagno di sangue per molti investitori.

La valuta che veniva emessa da FTX, i token FTT, ha perso circa il 97% del suo valore rispetto ai massimi di quest’anno. Fino ad oggi, il crash della società con sede alle Bahamas fondata dal trentenne enfant prodige Sam Bankman-Fried (SBF) ha prodotto 32 miliardi di dollari di perdite a carico di oltre un milione di clienti, di cui (pare) oltre 3 miliardi ai soli primi 50 clienti. L’entità totale del fallimento è però ancora lontana dal numero effettivo.

Il curatore fallimentare di FTX ha dichiarato di “non aver mai visto prima, nella sua carriera, una tale mancanza di controlli aziendali e assenza di informazioni finanziarie affidabili come in questo caso”. E del resto, in assenza di una authority o di un organismo indipendente di controllo, non si vede chi avrebbe dovuto o potuto contestare alla società processi, metodi e strumenti.

stangata

Per questo, fin tanto che il sistema non si sia assestato con affidabili meccanismi di garanzia dotati di concreti poteri di intervento, l’investimento in criptovalute continuerà ad essere ad alto rischio. Ciò non vuol dire che non sia possibile realizzare guadagni anche consistenti investendo in Bitcoin o simili, magari con rapide incursioni, ma è necessario essere consapevoli del rischio che questo comporta per un investitore razionale.

 

 

 

 

 

[1] Si veda l’editoriale “Attenti ai Bitcoin” del 25/11/2020 https://www.marcoparlangeli.com/2020/11/25/attenti-ai-bitcoin

[2] I minatori (miners) sono coloro che realizzano il processo di creazione di monete virtuali tramite un lavoro informatico che sfrutta la capacità di calcolo dei computer invece della forza fisica di un minatore

[3] Un tempo la moneta, che rappresenta un debito dello Stato che la emette, era liberamente convertibile in oro, nel senso che chiunque poteva presentarsi agli sportelli della Banca Centrale e chiedere di convertire la moneta in suo possesso nella quantità di oro equivalente in valore. Naturalmente si trattava di una facoltà teorica, che nessuno esercitava fin tanto che lo Stato godeva della fiducia della popolazione; poi – dal 1971 con la cessazione degli accordi di Bretton Woods del 1944 – anche la convertibilità teorica venne meno e le monete vennero lasciate libere di fluttuare senza più alcun ancoraggio all’oro.