OBITUARIES
La singolare coincidenza della scomparsa di Papi e del Coniglio mannaro
È stato ormai detto di tutto sulla vicenda umana, politica ed economica di Silvio Berlusconi ed avremmo evitato volentieri di tornare sull’argomento se una singolare coincidenza temporale non avesse affiancato la scomparsa del Cavaliere a quella di un altro politico di lungo corso, Arnaldo Forlani.
La tentazione di confrontare due personaggi così diametralmente diversi, ma ugualmente significativi per la scena politica e istituzionale, è troppo forte per non cadervi. Eppure i due personaggi hanno più di un punto in comune: in primo luogo entrambi hanno ricoperto il ruolo di Primo Ministro (Berlusconi per tre volte e Forlani dal 1980 al 1981); in secondo luogo hanno avuto un impatto duraturo sulla politica italiana: il primo ha modellato il panorama politico italiano attraverso la sua capacità di mobilitare il consenso e di creare coalizioni di centrodestra; il secondo ha svolto un ruolo chiave nel partito di maggioranza e di governo degli anni ’80 e ’90, fino allo scandalo di Tangentopoli.
Soprattutto, però, tutti e due sono stati coinvolti in scandali politici che hanno segnato le loro carriere. Berlusconi è stato sottoposto a numerose indagini e processi giudiziari riguardanti corruzione, frode fiscale e controversi rapporti con donne più giovani, fra Olgettine, bunga-bunga e nipoti di Mubarak. Forlani è stato coinvolto nello scandalo di Tangentopoli negli anni '90, che ha portato al crollo della Democrazia Cristiana ed a una crisi politica senza precedenti in Italia.
E infine, sia l’uno che l’altro si richiamavano alla fede e ai principi cattolici; ma mentre per Forlani l’attività politica, sotto l’egida della Democrazia Cristiana, era informata e orientata alla valorizzazione e al rispetto dei valori cristiani e la vita privata era avvolta da una riservatezza assoluta, per il Cavaliere – che pure disponeva di una zia suora – i valori alla base delle scelte personali e politiche erano ben diversi.
E diversa è stata anche la risonanza mediatica in occasione della scomparsa: enorme e pressante per leader di Forza Italia, con lutto nazionale e sostanziale beatificazione; molto più misurata per il leader DC. Se dovessimo scommettere su quale dei due verrà ricordato nei libri di storia (o nelle cronache), non ci sarebbe alcun dubbio.
In effetti il Cavaliere ha cambiato profondamente e irreversibilmente il modo di fare politica: forte dell’esperienza di successo con la sua azienda, creata dal nulla in un settore fino ad allora sonnacchioso e monopolizzato dalla presenza pubblica, ha orientato la ricerca del consenso secondo le stesse modalità del marketing commerciale. I votanti dovevano essere convinti come i clienti, con messaggi seducenti e di facile presa, grazie anche al controllo dei media (in particolare le tv), all’uso di testimonial, slogan e jingle e di candidati giovani e belli. Così come nel mondo degli affari, anche in politica Berlusconi è stato decisamente un innovatore, grazie anche al momento particolare in cui ha deciso di “scendere in campo”.
All’inizio degli anni ’90 la politica attraversava un momento di grande crisi, e la vicenda di “Tangentopoli” e “Mani pulite” aveva assestato al sistema la spallata decisiva. La popolarità della classe dirigente, di cui proprio lo stesso Forlani era uno dei massimi rappresentanti, era al minimo storico. Il messaggio ottimista e l’immagine dell’imprenditore di successo, diffusa a ritmo martellante, ebbero buon gioco a conquistare séguito e consensi, tanto da fare di Forza Italia il primo partito del Paese.
Nel mare della vecchia politica, Forlani aveva invece navigato fin da giovane, fra sezioni di partito e aule consiliari e parlamentari. Il vento della novità lo spiazzò e lo travolse completamente, e l’immagine consegnata alla cronaca giudiziaria è quella di uno spaesato e sconvolto imputato, a disagio totale e con la saliva alla bocca. Da allora, dopo essere stato presente in Parlamento per ben 9 legislature dal 1958, è sparito completamente dalla scena.
Ben diversa la vicenda giudiziaria di Berlusconi, che è iniziata poco dopo la “discesa in campo” e ha visto l’ex Premier al centro di numerose indagini, accuse, imputazioni, processi. Al contrario del “Coniglio mannaro” (questo il nomignolo attribuito dai giornali ad Arnaldo Forlani), il Cavaliere ha sempre sostenuto di essere al centro di una persecuzione politica perpetrata dai magistrati. Molti ritengono, invece, che il suo ingresso in politica fosse in realtà finalizzato proprio a salvaguardare le sue aziende dagli assalti delle Procure e che, quindi, le indagini fossero precedenti.
Colpisce molto la differenza fra i due stili di vita: dimesso e riservato l’uno, eclatante e sempre alla ribalta l’altro. Serio e abbottonato l’uno, sempre sorridente e circondato da vip dello spettacolo e belle donne l’altro. Certamente molto diverse anche l’entità delle eredità lasciate: niente si sa di Forlani, ma sarà sicuramente lontana dai 6 miliardi di quella di Berlusconi, uno degli uomini più ricchi d’Italia.
Mentre è molto probabile che Forlani abbia avuto come scopo principale nella vita quello della politica, Berlusconi era prima di tutto un uomo d’affari interessato al business. Grazie anche a una legislazione che ha contribuito a orientare in senso a lui favorevole in materia di conflitto di interessi, non si è mai separato dal controllo dell’ingente patrimonio neanche da capo del governo.
Sicuramente la politica, avviata in età matura, è stata una passione vera e il Cavaliere vi ha impiegato risorse ed energie, ma la sua vita girava intorno all’azienda e alla famiglia. Come dimostra anche il fatto che – almeno a quanto hanno riferito i giornali – dei 6 miliardi di eredità neanche un Euro è stato lasciato al partito che ha fondato.
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