FALLIRE NEL PREPARARSI È PREPARARSI A FALLIRE
I cambiamenti climatici incombenti impongono forte capacità di adattamento
Si parla tanto di clima, spesso a sproposito, e ancor di più se ne parlerà nel prossimo futuro. Temi come il cambiamento climatico sono oggi centrali a tutti i livelli, soprattutto nei social network ma anche nelle agende politiche: neanche Papa Francesco è rimasto immune dalla suggestione della catastrofe incombente. Non solo la dottrina cattolica, ma quasi tutti gli ecopessimisti enfatizzano i misfatti dell’uomo che, con la sua cieca tensione verso il profitto e il progresso, avrebbe se non la responsabilità integrale, almeno un buon grado di colpevolezza.
Certamente l’inquinamento, la deforestazione, le costruzioni sui greti dei fiumi come se – è proprio il caso di dirlo – non ci fosse un domani, hanno avuto un ruolo nel deteriorare l’ambiente. Ma cambiamenti climatici epocali sono avvenuti anche centinaia e migliaia di anni fa, quando l’uomo viveva ancora a livello primitivo totalmente immerso nella natura e succube degli eventi atmosferici. Difficile spingere il nostro senso di colpa e l’autoflagellazione fino al punto da imputare al povero antenato tutti i mali del mondo.
Ma in realtà ciò che è importante non è tanto stabilire “chi è l’assassino”, quanto capire come possiamo e dobbiamo adattarci alle mutazioni prossime venture, approfittando degli strumenti a disposizione per prevedere – ora con un buongrado di attendibilità - cosa succederà in futuro. Del resto, a ben guardare, se l’uomo è sopravvissuto a tutte le fasi climatiche, anche quelle estreme, mentre molte specie animali e vegetali ne sono state travolte, è proprio perché ha saputo adattarsi ai cambiamenti, modificando il proprio modo di vivere, le zone di insediamento, i rapporti sociali e, naturalmente, anche gli aspetti economici del proprio agire.
La storia ha dimostrato che l'umanità ha una notevole capacità di adattamento a sfide ambientali; tuttavia, l'attuale complessità e l'accelerazione dei cambiamenti climatici richiedono nuovi e più avanzati modelli di adattamento per affrontare le sfide in evoluzione.
Nel corso della storia, le società umane si sono adattate alle variazioni climatiche, spesso sviluppando strategie socioeconomiche innovative. Durante la Rivoluzione Neolitica, ad esempio, l'abbandono della caccia e raccolta a favore dell'agricoltura cambiò le basi economiche, creando una produzione alimentare più prevedibile. Questo cambiamento contribuì a stabilire insediamenti permanenti e permise lo sviluppo di economie basate sulla terra e sull'agricoltura.
Nel panorama attuale, prepararsi per gli impatti socioeconomici dei cambiamenti climatici richiede strategie a lungo termine, che vanno programmate e preparate. Guardare al futuro, a cosa succederà e a cosa possiamo fare per sopravvivere (o meglio per far sopravvivere i nostri nipoti) è senz’altro più utile che flagellarsi alla ricerca di responsabilità che ci sono senz’altro ma non sono state determinanti.
Il primo passo è identificare i settori vulnerabili come agricoltura, pesca, turismo e infrastrutture: per questo occorre sviluppare piani che mitighino il rischio di perdite economiche e di dislocazioni epocali.
Adattarsi alle nuove realtà climatiche può richiedere la trasformazione di economie regionali dipendenti da settori specifici a rischio di scomparsa o drastico ridimensionamento: diversificare le attività economiche può garantire una maggiore resilienza. Investire ad esempio in pratiche agricole e coltivazioni sostenibili può garantire una produzione alimentare continua. L'uso di tecniche agricole intelligenti può mitigare gli effetti negativi delle variazioni climatiche sui raccolti. In conseguenza a questo, diversificare le fonti di cibo può mitigare l'instabilità causata dalle fluttuazioni climatiche; promuovere colture resistenti e sostituire le varietà alimentari tradizionali può garantire l'approvvigionamento di cibo.
Investire in tecnologie verdi e soluzioni innovative può creare nuove opportunità economiche; settori come l'energia rinnovabile e l'efficienza energetica sono cruciali per una transizione sostenibile, anche se occorre valutare con molta attenzione il rapporto costi-benefici evitando investimenti pur eco-friendly ma faraonici e sicuramente invasivi (come le giganti pale eoliche che deturpano i paesaggi e hanno costi enormi) che evidentemente non potranno essere risolutivi per il fabbisogno energetico dei prossimi anni.
Creare una comprensione diffusa degli impatti socioeconomici dei cambiamenti climatici è fondamentale: gli individui informati sono certamente più propensi a sostenere politiche di adattamento. Tuttavia, altrettanto importante è evitare le derive ideologiche e il totalitarismo di chi si oppone a ogni forma di progresso e di controllo sulla natura. L’illusione arcadica dell’uomo felice in comunione con la natura è probabilmente altrettanto dannosa che il disinteresse per il futuro del pianeta. Se l’uomo non avesse cercato di intervenire sugli eventi naturali e li avesse solo subiti passivamente, probabilmente avrebbe fatto la fine dei dinosauri o della foca monaca dei Caraibi.
Le città devono essere progettate per affrontare sfide come inondazioni e temperature elevate. Infrastrutture resilienti e piani di pianificazione urbana possono proteggere l'ambiente costruito e la qualità della vita.
La storia dimostra che l'adattamento socioeconomico è una capacità umana intrinseca. Tuttavia, la complessità dei cambiamenti climatici attuali richiede una proattiva collaborazione tra Stati, comunità e settori industriali: prepararsi per un futuro di cambiamenti climatici richiede quindi una combinazione di politiche mirate, investimenti intelligenti e sensibilizzazione diffusa. Infatti, sebbene gli impatti socioeconomici dei cambiamenti climatici siano reali, l'azione collettiva può creare un futuro più resiliente e prospero.
Dobbiamo cominciare a prepararci, perché, come diceva Benjamin Franklin, “fallire nel prepararsi è prepararsi a fallire”.
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