Questa volta non ci sentiamo di dare torto al trucido Viktor Orbàn, che si è schierato contro l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. L’Europa era nata, per iniziativa di uomini di stato di grande cultura, ideali e visione (una specie ormai estinta) come un club ristretto di nazioni che condividevano certi valori e principi base come democrazia, libertà, rifiuto della guerra. Oggi comprende 27 Stati, altri 8 hanno fatto formale richiesta di essere ammessi, certo spinti più dagli enormi flussi di denaro attivabili che non dai princìpi fondanti dell’Unione.

E, come sempre del resto, ha ragione anche Super Mario Draghi quando dice che, così com’è, l’Europa non può funzionare, con meccanismi che sono ancora quelli del club ristretto e una moltitudine di eserciti, sistemi fiscali, educativi e così via. Le cose che ha detto sono palesemente giuste, ma il sospetto è che sia sceso in campo per l’elezione alla carica di Presidente della Commissione, per la quale Ursula si è ufficialmente ricandidata.

Povera Europa, stretta fra le grandi superpotenze, minacciata a Est dallo zar di tutte le Russie e a Sud dai flussi di migrazioni epocali, per non parlare della polveriera mediorientale. L’economia del continente non va male, sicuramente meno peggio di quanto temevamo lo scorso anno di questi tempi. Ma non ce la sentiremmo di puntare fiches importanti del patrimonio sulla sua crescita, preferendo ancora gli USA e, almeno in parte, l’Asia.

IL NOSTROMO