LA TERRA È BASSA

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Mer, 02/07/2024 - 18:07
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Le ragioni della protesta degli agricoltori

.terra arida

La notizia di questi giorni è la protesta degli agricoltori che, partita da Belgio e Olanda e intensificatasi in Francia, si è diffusa a macchia d’olio un po’ in tutta Europa ed è arrivata anche da noi. I manifestanti hanno invaso strade, autostrade e città alla guida dei loro trattori e hanno fatto sentire la loro voce forte e chiara, rivolgendosi alle istituzioni nazionali e dell’Unione Europea con una serie di richieste e rivendicazioni. Cerchiamo allora di capire, sia pure in estrema sintesi, quali sono le richieste dei dimostranti, se sono condivisibili o no e quale sarà il probabile esito della vicenda.

I cahiers de doléances degli agricoltori si possono sostanzialmente dividere in due categorie, con destinatari diversi: da un lato hanno come bersaglio l’Unione Europea e la sua riforma della Politica agricola comune (PAC) adottata dall’Europarlamento nel novembre 2021 ed entrata in vigore nel 2023; dall’altro sono rivolti ai governi nazionali a cui vengono richieste maggiori risorse per il settore, la continuazione dei benefici fiscali e in generale più sussidi e più elargizioni per gli agricoltori.

La Commissione UE ha dato una inconsueta apertura all’ascolto delle rivendicazioni e ha già assunto alcune decisioni che accolgono le richieste dei trattoristi: probabilmente l’invasione e il conseguente blocco di Bruxelles a poche settimane dalle elezioni europee ha reso molto più disponibile il governo dell’Unione. Fra le decisioni di non poco rilievo: il blocco dei negoziati con il Mercosur (il mercato comune dell’America del Sud) sull’accordo per il libero scambio; le restrizioni alle importazioni di prodotti agricoli dall’Ucraina; un’ulteriore proroga all’obbligo di messa a riposo del 4% dei terreni coltivati.

.pesticidi

In realtà c’è una contraddizione di fondo fra l’obiettivo di garantire maggior reddito agli agricoltori e quello di preservare al meglio l’ambiente: le coltivazioni biologiche, ad esempio, sono più rispettose della tutela dell’ecosistema e della qualità dei prodotti, ma impongono costi più elevati e maggiori rischi aziendali: basti pensare al divieto dell’uso di anticrittogamici e antiparassitari. Gli allevamenti intensivi, invece, sono più redditizi ma impattano in modo consistente sull’ambiente e sulle fonti di energia.

La nuova PAC ha in generale aumentato l’autonomia dei singoli governi e va detto che i tre regolamenti UE su cui è articolata sono stati approvati da tutti i partiti della maggioranza (la Lega si è astenuta solo su quello che riguarda l’organizzazione comune dei mercati); solamente i Verdi hanno votato contrario, ma perché li ritengono non sufficientemente “green”, e quindi per ragioni diametralmente opposte a quelle dei trattoristi.

Lo spontaneismo della protesta ha colto di sorpresa anche le associazioni di categoria, organismi in grado di esercitare pressioni e attività di lobby sia a livello nazionale che europeo, e che in gran parte (ad esempio Coldiretti) a suo tempo sostennero la riforma della PAC. È probabilmente anche vero che la politica agricola comunitaria avvantaggia più le grandi aziende – meglio tutelate dalle lobby- che i piccoli coltivatori, ai quali finisce solo una piccola parte dell’enorme flusso di risorse che l’Unione Europea destina all’agricoltura: dei 400 miliardi di euro in sette anni (sui 1.200 complessivi del bilancio UE), circa 320 vanno al 20% delle maggiori aziende agricole.

.trattori

In questo senso si può ben comprendere il malcontento dei piccoli coltivatori che si trovano a dover rispettare una serie di vincoli e rigidità, beneficiando solo delle briciole.

La statistica economica fornisce informazioni diverse da quanto asserito dai dimostranti: il reddito degli agricoltori risulta in crescita rispetto alla media. Nel 2005 era pari al 30% dello stipendio da lavoratore dipendente, mentre nel 2022 è arrivato a due terzi. Secondo gli ultimi dati Istat dal 2000 al 2017 il margine operativo lordo delle aziende del settore è quasi raddoppiato. Il reddito medio per lavoratore agricolo, fra il 2013 e il 2021, è cresciuto del 56% arrivando a 28.800 euro. I costi di energia e fertilizzanti sono tornati ad essere quelli del periodo prebellico, quando beneficiarono di consistenti aiuti di stato.

Nessuno mette in discussione la centralità del settore agricolo in un sistema come il nostro ed è anche evidente che nella filiera del valore la parte di cui si appropria la distribuzione e il commercio è molto superiore a quella che viene pagata alla produzione. Tuttavia, le condizioni dei lavoratori sono in costante e giusto miglioramento e non sono neanche paragonabili a quelle di alcuni decenni fa, grazie sia ai consistenti miglioramenti della produttività aziendale, sia alle enormi risorse che lo stato e le istituzioni dell’UE convogliano sul settore.

.proteste

In generale, le proteste corporative provocano una serie di disagi e insofferenze per la popolazione (come è stato il caso degli autotrasportatori e dei tassisti), anche se hanno qualche giustificazione. In questo caso sembra prevalere una certa confusione negli obiettivi dichiarati e anche nei destinatari delle proteste stesse, che non dovrebbero essere tanto le istituzioni comunitarie quanto quelle nazionali. Da noi, poi, i partiti dell’attuale maggioranza hanno tradizionalmente cavalcato la tigre e sostenuto le proteste (quando erano all’opposizione); più difficile trovare ora una coerenza di fondo dato che, come si è visto, hanno votato a suo tempo la riforma della PAC europea e hanno licenziato una legge di bilancio in cui le esenzioni dei redditi agricoli vengono fortemente ridimensionate.

C’è però da stare tranquilli: con l’imminenza delle elezioni, la Commissione Europea continuerà a fare concessioni (la più recente è quella dell’eliminazione del divieto dei pesticidi) e la protesta raggiungerà in parte i suoi obiettivi, e d’altra parte i mesi di gennaio e febbraio sono un periodo di tempo morto per la campagna, ma con la vicina primavera la necessità di tornare sui campi farà cessare le manifestazioni