CI VEDIAMO IN CITTÁ
La popolazione mondiale tende a concentrarsi sempre di più nelle grandi e grandissime città
Nel nostro “piccolo” mondo occidentale che, inconsapevolmente o meno, ci ostiniamo a considerare l’ombelico del mondo, la sensazione diffusa è che la popolazione sia in continua e pericolosa diminuzione, e che – dopo decenni di urbanizzazione a tratti selvaggia – si stiano riscoprendo i piccoli borghi e i centri abitati “a misura d’uomo”.
Da un lato si vede la popolazione che invecchia, gli asili e le scuole che si svuotano e le pensioni che fanno traballare i conti pubblici. Dall’altro le cronache pullulano di episodi di violenza che si consumano nelle megalopoli (omicidi, rapine, stupri, morti sul lavoro), di guai provocati dall’inquinamento, di fenomeni di deviazione sociale (bullismo nelle scuole, baby gang, scontri di religione, e così via). Il sillogismo prevalente è: la popolazione diminuisce, nelle città si vive peggio, ergo i “pochi” che rimangono tendono a tornare verso i borghi e le città minori se non verso le campagne.
Se invece alziamo il punto di osservazione dal nostro “piccolo mondo antico” alla globalità, ci accorgiamo che non c’è niente di più sbagliato: in realtà la popolazione mondiale cresce a un ritmo frenetico, un miliardo in più da qui al 2035[1]; e soprattutto tende a concentrarsi nelle grandi città, quelle con più di 300.000 abitanti. E in prospettiva soprattutto nelle megacity, quelle con più di dieci milioni di abitanti.
La tendenza, per molti aspetti sorprendente e inesorabile, è descritta nell’aggiornamento periodico, da parte della Population Division dell’ONU, del World Urbanization Prospect[2], con dovizia di dati e statistiche su base globale, regionale e nazionale. Tali statistiche riguardano l’intero periodo 1950-2035 e comprendono le proiezioni demografiche sugli anni a venire. Considerato che il 2035 è praticamente domani, quella che ci viene raccontata dai numeri è una realtà con cui ben presto ci dovremo confrontare, ed è sicuramente molto interessante.
Del miliardo di esseri umani che andranno a incrementare la popolazione della terra da oggi al 2035, ben il 70% andrà a vivere nelle grandi città (e di questi circa un terzo saranno concentrati in tre soli paesi: India, Cina e Nigeria).
Ad oggi circa un terzo della popolazione terrestre vive nelle grandi città (quelle con più di 300.000 abitanti), fra una decina d’anni saranno il 40%. Queste città nel 1950 (quando la terra aveva 2,5 miliardi di abitanti) erano 305 per un totale di 419 milione di persone che vi abitavano; oggi sono poco meno di 2.000 per 2,6 miliardi di abitanti. Gli abitanti della terra sono dunque triplicati in questi 70 anni, mentre quelli dei grandi centri sono cresciuti di ben 6 volte.
Il mondo sarà sempre più concentrato nei grandi e grandissimi agglomerati, che a loro volta saranno sempre più al di fuori dell’Occidente. È vero che il paese con la maggior concentrazione di persone nei grandi centri urbani sono gli Stati Uniti (vi abitano due americani su tre), ma la progressione delle grandi città in Cina dal 1950 a oggi è davvero impressionante: da 33 nel 1950 sono oggi 426.
Sempre nel 1950 ben 7 fra le prime 30 grandi città si trovavano negli USA, e più della metà erano in Occidente. Nel 2020 solo 4 fra le prime 30 sono occidentali. New York, che a metà del secolo scorso era in testa alla classifica, oggi è solo undicesima. Le altre tre sono: Mosca, Los Angeles e Parigi. Nel 2035 solo New York e Los Angeles resteranno fra le prime 30, e in posizione molto defilata; nessuna città europea sarà fra le maggiori.
Se dalle grandi città alziamo ancora il focus alle grandissime, quelle sopra i dieci milioni di abitanti, lo spostamento del baricentro dal primo al terzo mondo è di fatto già avvenuto: oggi, delle 34 megacity, ben 21 sono asiatiche, 6 sono sudamericane, 4 nordamericane ed europee, 3 africane.
Il Cairo, Lagos e Kinshasa, che già oggi sono fra le top 34, avranno nel 2035 oltre 25 milioni di abitanti l’una. Come dire, la popolazione dell’intero continente australiano in un unico agglomerato urbano. C’è di che riflettere.
E in questa corsa verso le grandi e grandissime città, come è messo il nostro Paese? Sorprendentemente, è in assoluta consonanza con il trend globale. Da noi, infatti, ben 26 milioni di persone vivono nelle grandi città (il 44% del totale, più o meno come i Cinesi). A parte la Russia, l’Italia è il primo paese europeo per numero delle grandi città in rapporto alla popolazione totale.
Nel 2035, mentre la popolazione diminuirà di due milioni di unità (come si diceva all’inizio), gli abitanti delle grandi città aumenteranno complessivamente di un milione. Niente male per un paese che nel 1950 era ancora prevalentemente agricolo e molto disperso nelle campagne. Il miracolo economico degli anni ’60 dello scorso secolo, oltre ad aver portato ricchezza e benessere a un Paese uscito a pezzi dall’esperienza del ventennio fascista e dal secondo conflitto mondiale, ha visto un’epocale migrazione verso i centri urbani.
Che vita sarà quella dei prossimi anni? Mentre le dimensioni urbane cresceranno, la prospettiva ricercata come obiettivo dai sociologi e dagli urbanisti è quella dei 15 minuti: tutto quello di cui il cittadino del 2035 avrà bisogno, dovrà trovarsi entro una distanza raggiungibile al massimo in un quarto d’ora.
La dimensione “di quartiere” è quella che salverà la vivibilità dei nostri figli dall’intasamento della sovrappopolazione. Un po’ come la parabola dei supermercati che, dopo aver portato i consumatori nei grandi centri commerciali delle periferie e aver distrutto la rete dei piccoli negozi, ora torna nelle strade dei quartieri con i minimarket di prossimità.
[1] Sui temi trattati, si veda l’interessante e completo articolo “Le città eterne” di Roberto Volpi, sul Foglio del 7/1/2024
[2] Il report, con ampio database di statistiche, è consultabile nel sito dell’ONU:
https://www.un.org/development/desa/pd/content/urbanization-0
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