BRACCINO CORTO

BRACCINO CORTO

Mer, 01/29/2025 - 11:16
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L’offerta di scambio di MPS per Mediobanca: al via la nuova stagione del Risiko bancario

.risiko

Come avevamo facilmente previsto, ha preso forma a tutti gli effetti una nuova edizione, rivista e aggiornata, del “risiko bancario” che qualche decennio fa cambiò profondamente i connotati del sistema creditizio nazionale, avviandolo a diventare quello che è oggi. Alle offerte pubbliche già lanciate e ancora (almeno formalmente) in corso, si è infatti aggiunta la scorsa settimana quella di Banca MPS su Mediobanca.

A parte quella del settembre scorso di Banca Generali su Intermonte, conclusa con esito positivo per l’offerente, e a parte anche l’OPAS di Banca IFIS su Illimity Bank (in corso ma di minor rilievo), dal mese di novembre si sono susseguite una serie di mosse rilevanti in questa scacchiera.

Ha iniziato il Banco Popolare di Milano con l’OPA su Anima, seguita da quella di Unicredit sullo stesso Banco Popolare[1]. Unicredit da parte sua, è in attesa dell’autorizzazione da parte della BCE per arrivare al 29,9% di Commerzbank, propedeutica all’annunciato lancio di un’offerta pubblica sulla stessa banca tedesca. Infine quella più sorprendente, appunto l’OPS di questi giorni di Monte Paschi su Piazzetta Cuccia.

Senza entrare nel dettaglio degli aspetti tecnici dell’offerta della banca senese, vediamo di analizzare la mossa (imprevista e sicuramente azzardata ma, come vedremo, non priva di senso industriale) sotto i diversi profili: quello industriale, quello finanziario e quello politico.

Mossa imprevista perché ben pochi si aspettavano che un player come la banca senese, da anni all’angolo del sistema e finora in pool position fra i problemi del Governo (come dei governi precedenti) si spostasse al centro del ring ed uscisse dall’impasse anche a livello di immagine, dopo che – grazie al buon lavoro, silenzioso ma efficace, del suo AD Lovaglio e grazie anche allo storico attaccamento all’azienda dei dipendenti – già era tornata all’utile di bilancio e alla distribuzione dei dividendi.

Mossa azzardata perché l’offerente capitalizza (dopo l’annuncio dell’OPS) 8,65 miliardi di Euro e il target circa il 50% in più, ovvero 13,65. E il rischio che il boccone si riveli troppo grosso per digerirlo è ovviamente molto concreto.

.scambio

Ma alla fine anche mossa intelligente, soprattutto sul piano industriale, perché – al contrario di altre ipotesi di merger di MPS con altre banche retail[2] – questa volta non si generebbero sovrapposizioni di sportelli o di funzioni, ma una sostanziale integrazione orizzontale fra banca-rete e banca di investimento, allargando e qualificando l’offerta al mercato soprattutto verso un segmento di clientela (quello delle aziende medio-grandi e dei grandi patrimoni) tradizionale terreno di caccia per Mediobanca.

In realtà è piuttosto evidente che la mira degli offerenti non sia tanto Mediobanca quanto Generali, di cui la banca d’affari di Piazzetta Cuccia detiene una partecipazione rilevante, circa il 13% che la pone come azionista di maggioranza relativa nel parterre della compagnia triestina.

E dopo l’accordo con Natixis che, pur essendo un deal al 50% sposta drasticamente le leve del comando nelle salde mani dei transalpini, anche solo a livello di immagine, i sovranisti di casa nostra trovano senz’altro nell’offerta di MPS molti motivi per rallegrarsi.

Qualora l’offerta andasse a buon fine (ipotesi molto improbabile allo stato attuale), verrebbe infatti a crearsi un mega-polo finanziario Mps-Mediobanca-Generali controllato di fatto dal blocco degli azionisti italiani. Al di là della suggestione “politica” di tale ipotesi, sotto il profilo industriale mettere insieme banca e assicurazione non si è mai rivelato un buon affare. Completamente diversi sono i modelli di business, le caratteristiche dei clienti, le tipologie di prodotti, la gestione di capitali e rischio nei due casi. Anche gli stessi sistemi contabili non sono integrabili: basti pensare che le assicurazioni (veramente un genio chi le ha inventate) sono l’unico business in cui strutturalmente si percepiscono i ricavi prima di sostenere i costi.

Veniamo poi all’aspetto più critico dell’offerta, quello finanziario: il prezzo con un misero premio del 5% sul corso di borsa del giorno prima dell’annuncio è del tutto insufficiente ad invogliare gli azionisti di Mediobanca a consegnare le loro azioni agli offerenti in cambio delle nuove azioni MPS. E infatti, già il secondo giorno, il premio si è drasticamente trasformato in uno sconto di oltre il 10%, per l’effetto combinato dell’aumento dei titoli Mediobanca e del calo di quelli MPS.

.avarizia

Non solo: il Monte ha annunciato un aumento di capitale (al servizio dell’offerta) di 2,5 miliardi di Euro (a fronte di una capitalizzazione di circa 8). Già così non sarà facile piazzare l’aumento a condizioni favorevoli, ma per rilanciare l’offerta è facile prevedere che le risorse aggiuntive non debbano essere inferiori a 4/4,5 miliardi.

Ora, è vero che la performance della banca senese è molto migliorata rispetto al passato, ma non è facile pensare di trovare sul mercato mezzi freschi pari alla metà dell’attuale capitalizzazione, se non a prezzo di una diluzione esagerata. Per questo il titolo sta lentamente scivolando sul mercato.

.nocciolo duro

Completamente diverso è l’aspetto politico dell’operazione, per il quale è comprensibile l’alleluia del governo. Ha risolto l’annoso problema della perdita del controllo sul quale era ampiamente in ritardo nei confronti delle autorità UE, ha incassato un lauto dividendo, ha costituito un “nocciolo duro” di azionisti italiani che hanno dimostrato di voler mirare a riequilibrare anche gli assetti in Generali.

Per chi segue le vicende dei mercati finanziari nel nostro paese, è iniziato un periodo in cui non mancheranno i colpi di scena. Anche se questa operazione (come l’offerta su Banco BPM) non andrà in porto, è iniziata una nuova epoca che sicuramente porterà importanti cambiamenti nel settore.

 

[1] Di questa operazione ci siamo occupati recentemente nell’articolo del 28/11/2024 “In banca si ricomincia a ballare”:

 https://www.marcoparlangeli.com/2024/11/28/in-banca-si-ricomincia-a-ballare

 

 

[2] Per “banca retail” o “banca-rete” si intende un’azienda di credito tradizionale, specializzata nell’intermediazione finanziaria fra clienti e imprese di piccola/media dimensione, il cui punto di forza è rappresentato dalla rete di sportelli e dal rapporto diretto con la clientela.