La gestione dell'accoglienza: il contributo di Andrea Arcamone

La gestione dell'accoglienza: il contributo di Andrea Arcamone

Mar, 01/22/2019 - 07:29
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L’immigrazione, quando diventa fenomeno sociale importante e prolungato nel tempo come nell’attualità, ha un impatto forte sull’intero assetto dell’ordine pubblico. Anzi, è proprio questa la parte più visibile e stringente del problema, che rischia di innescare veri e propri comportamenti xenofobi e che rappresenta il punto centrale di molte piattaforme politiche.

Ospitiamo questa settimana il contributo di un professionista dell’ordine pubblico, che con i problemi dell’immigrazione ha a che fare quotidianamente e che ha ricoperto ruoli di responsabilità anche nella gestione degli sbarchi e della prima accoglienza.

La normativa è in continua evoluzione e certamente sempre complessa, ma al di là del rispetto delle leggi, è impossibile non pensare che si ha a che fare con persone, spesso disperate ma anche fortemente determinate a crearsi uno spazio nel paese di destinazione.

Il punto di vista e l’esperienza di chi si trova in prima linea è sicuramente di grande interesse.

Buona lettura, dunque.

 


 

MIGRANTI: LA GESTIONE DELL’ACCOGLIENZA

di Andrea Arcamone

 

Ormai dal 2011 l’Italia è interessata dal fenomeno dell’immigrazione di massa, attraverso l’arrivo di profughi che giungono principalmente (ma non solo) via mare dal continente africano. Le politiche di contenimento del fenomeno stabilite dall’attuale Governo hanno certamente ridimensionato il fenomeno che nel recente passato, aveva assunto proporzioni tali da aver allarmato buona parte dell’opinione pubblica.

Ma come funziona la macchina dell’accoglienza e chi sono gli attori che vi partecipano? La materia è assai complessa, quindi ci limiteremo ad un sintetico panorama di insieme, per dare qualche concetto di massima.

Partiamo da un presupposto: praticamente la totalità dei migranti stranieri che via mare o via terra raggiungono irregolarmente il territorio nazionale presentano istanza per tentare di ottenere la protezione internazionale – comunemente indicata come asilo politico - al fine di garantirsi la legittimità - anche se solo temporanea - per soggiornare sul territorio nazionale.

Come detto i migranti vengono o rintracciati sul territorio nazionale o come più spesso accade il loro sbarco via mare viene “guidato” in banchina o vengono soccorsi direttamente in mare e successivamente condotti a terra.

L’attivazione dell’evento è di competenza della “Direzione Centrale dei Servizi Civili per l’Immigrazione e l’Asilo”, appartenente ad un Dipartimento del Ministero dell’Interno.

Il primo intervento è sicuramente quello dell’assistenza medica coordinato dalle ASL competenti per territorio che dispiegano le loro unità presso i c.d. “Hotspot” luoghi dedicati alla prima accoglienza, dei profughi.

Con l’assistenza di mediatori culturali e alla presenza di funzionari dell’ UNHCR – (Agenzia ONU per i rifugiati) vengono poi effettuate tutte quelle operazioni volte a rendere certa l’identità del migrante a cura delle unità specializzate della Polizia di Stato  con la redazione di un foglio notizie  volte a raccogliere informazioni personali e familiari per ricostruire “la storia” della persona, tra cui il fotosegnalamento quale atto importantissimo per dare un dato certo sulla sua identità, dato che i migranti sono di norma sprovvisti di passaporto. I dati vengono inseriti in un database nazionale di “Sistema Gestione dell’Accoglienza”.

Una successiva fase di pianificazione permette di gestire ed organizzare la distribuzione dei migranti per l’accoglienza ed ospitalità sul territorio, non potendo essere accolti, per evidenti ragioni di numero, nei Centri di Prima Accoglienza. Viene quindi effettuata una assegnazione degli stranieri prima su base regionale, poi su base provinciale, con la finalità di evitare la loro dispersione e consentire alle autorità competenti il supporto ed il monitoraggio dei migranti stessi.

In sede territoriale il migrante presenterà la richiesta di asilo presso l’ufficio Immigrazione della Questura di competenza, dando inizio all’iter per il riconoscimento della sua istanza che sarà valutata in prima battuta dalla Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale[1], potendo poi ricorrere in sede giurisdizionale al Tribunale Civile, in caso di prima decisione sfavorevole per i migranti.

I richiedenti asilo - in linea di massima - per la normativa vigente che ha recepito le normative Comunitarie di settore, hanno diritto all’ospitalità da parte dello Stato, nelle more del riconoscimento o del rigetto della richiesta di asilo, secondo un sistema graduale finalizzato all’inserimento del migrante nel contesto sociale. Infatti agli stessi dopo qualche mese viene anche rilasciato un Permesso di Soggiorno che permette appunto di svolgere attività lavorativa.

I nodi più difficili da dipanare – che agitano i palazzi della politica - sono quelli relativi ai tempi dell’iter procedurale per la definizione delle richieste di protezione internazionale e del contestuale contrasto all'immigrazione illegale.

In merito al primo punto, sono circa 130.000 le domande giacenti che attendono di essere valutate in primo grado dalle Commissioni, con liste di attesa che possono arrivare anche a due anni e mezzo. A tal proposito sono allo studio dei correttivi finalizzati a rendere più agevole l’opera delle predette commissioni.

Inoltre è da considerarsi fondamentale la cooperazione con i Paesi di provenienza degli stranieri: solo solidi accordi bilaterali possono permettere da una parte un fattivo monitoraggio dei “partenti” per l’Europa e dall’altro l’eventuale rimpatrio verso il paese di provenienza di coloro che, una volta giunti, non venissero riconosciuti come meritevoli della Protezione Internazionale.

 

 


 

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Andrea Arcamone

Classe 1965, di origine umbra ma da tempo naturalizzato cittadino senese, è laureato in giurisprudenza, scienze politiche e specializzato in diritto amministrativo.

Ha percorso tutti i gradini della carriera nella Polizia di Stato fino all’attuale incarico di dirigente della Divisione di Polizia Amministrativa, Sociale e dell’Immigrazione della Questura di Siena.

Nel corso della sua attività lavorativa, ha spesso ricoperto ruoli in prima linea, e con relative responsabilità, nel settore della gestione e organizzazione dell’accoglienza ai migranti, oltre a svolgere importanti funzioni di ordine pubblico nelle diverse località dove ha prestato servizio.

 

 

 

[1] Le Commissioni Territoriali sono gli organi deputati all’esame delle domande di protezione internazionale e, nominate con decreto del Ministro dell’Interno, sono presiedute da un funzionario della carriera prefettizia (con la qualifica di Viceprefetto) e composte da un funzionario della Polizia di Stato, da un rappresentante di un Ente territoriale designato dalla Conferenza Stato-Città ed autonomie locali e da un soggetto designato dall‘U.N.H.C.R. (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).

Ad oggi sono operative n. 28 Sezioni per un totale di n. 48 collegi.

(dal sito web del Ministero degli Interni)