DOVE VA L'AMERICA

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Mar, 09/29/2020 - 10:20
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Il mercato azionario USA continua a essere una delle migliori opzioni di investimento, nonostante tutto

.trump vs biden

 

Pur con tutte le sue problematicità e incertezze, continuiamo a ritenere l’investimento in azioni USA una delle migliori opzioni attualmente disponibili per il povero e bistrattato investitore, insieme all’oro – una volta che l’attuale fase discendente sia terminata –, l’azionario Europa e forse all’azionario cinese. Vediamo perché.

Il mercato azionario a stelle e strisce viene infatti da una lunga e intensa stagione di rialzi, solo temporaneamente incrinata dalla prima fase dell’emergenza Covid, dalla quale si è prontamente ripreso. I motivi di questa prolungata fase di crescita sono sostanzialmente tre, in ordine decrescente di importanza e fortemente interconnessi: l’enorme massa critica degli strumenti monetari messi sul tappeto dalla Federal Reserve (FED), la banca centrale; i buoni risultati del percorso di uscita dalla (prima fase dell’) emergenza sanitaria; l’andamento del contenzioso commerciale con la Cina.

 

.trump vs biden

 

Il tutto sullo sfondo di una campagna elettorale per le prossime presidenziali quanto mai incerta e tumultuosa, resa più preoccupante dai disordini scoppiati in molte città americane e con la spada di Damocle di una situazione sanitaria tutt’altro che sotto controllo in molti paesi e suscettibile di portare a nuove misure di lockdown.

Una prima immediata conseguenza di quello che abbiamo detto, è la grande volatilità che i mercati presenteranno nei prossimi mesi, con più che probabili scivoloni come ne sono avvenuti anche nei giorni e nelle settimane scorse. Basterà infatti – nell’ordine dei tre fattori sopra citati - una dichiarazione più “moderata” o “riflessiva” dei banchieri centrali, un dato economico inferiore alle previsioni e al consenso[1], un momentaneo irrigidimento dei rapporti col celeste impero, per assistere a un brusco calo del Dow Jones o del Nasdaq 100[2].

.bull

 

D’altra parte, dopo un periodo di crescita così prolungato, è naturale che molti gestori dei fondi di investimento - dove si concentra in gran parte la nuova liquidità che affluisce sul sistema e che infatti mostrano notevoli incrementi di raccolta – vogliano monetizzare le consistenti plusvalenze realizzate e vendano parte dei loro titoli, facendone cadere i prezzi. Tendenza questa, accelerata dalla prospettiva di una, non più così improbabile, vittoria dello sfidante Joe Biden nelle elezioni, il cui programma elettorale contiene misure di forte inasprimento fiscale, ivi inclusa l’introduzione di una tassa sul capital gain[3].

La volatilità del futuro prossimo, ampiamente prevedibile, avrà comunque un impatto meno evidente di quanto si tema sui portafogli, in parte perché – come sempre succede in questi casi – è stata già anticipata e scontata sui prezzi; in parte perché i grossi investitori hanno comunque provveduto a stipulare contratti di copertura a difesa dei propri investimenti, attraverso l’utilizzo degli strumenti opzionali[4].

Al di là di queste oscillazioni, il trend di fondo dovrebbe però mostrare una buona tenuta perché la grande massa di denaro che ogni settimana viene pompata nel sistema alla fine finisce nei portafogli delle banche e dei fondi di investimento e, da qui, sui mercati di borsa. Questa nuova liquidità, infatti, non può essere più di tanto impiegata in prestiti alle imprese che, pur a tassi bassissimi se non nulli, faticano a fare investimenti in questo periodo, né le banche d’altra parte sono così ansiose di aumentare le loro esposizioni verso le aziende, che negli ultimi mesi hanno notevolmente peggiorato le loro condizioni di affidabilità, e in molti casi sono uscite dal mercato, facendo lievitare le perdite su crediti e le sofferenze.

E’ inoltre sicuro che Trump farà di tutto per presentarsi alle urne con i mercati in crescita e col dollaro più debole possibile, in modo da presentarsi da un lato agli investitori e dall’altro alle aziende esportatrici americane come il migliore dei presidenti possibili. Almeno per i prossimi due mesi, quindi, sarà difficile assistere a una netta e definitiva inversione di tendenza.

 

.usa china

 

Il problema sarà capire cosa succederà con le elezioni presidenziali, il cui iter inizierà a novembre, per concludersi solo dopo che sarà noto l’esito del voto postale, nei primi giorni dell’anno nuovo. Se vince Trump, è ragionevole attendersi che la politica fiscale espansiva e il favore alle imprese continueranno sulla falsariga degli ultimi anni e certamente – almeno in prima battuta – i mercati reagiranno positivamente.

Se dovesse vincere Biden, invece, il panorama è molto più complesso e incerto. E’ vero che la politica monetaria continuerà a rifornire il sistema di liquidità abbondante e a basso prezzo, ma la politica fiscale sarà molto diversa. Se pensiamo che le agevolazioni fiscali dell’era Trump, che hanno innescato l’attuale boom, ammontavano complessivamente a mille miliardi di dollari, possiamo capire l’apprensione di molti nel leggere nel programma elettorale dello sfidante.  Il suo proposito di inasprire la pressione tributaria di ben quattromila miliardi di dollari (in gran parte concentrati su privati ad alto reddito e imprese), d’altra parte, è bilanciato dall’obiettivo di incremento di spesa pubblica di ben ottomila miliardi, per cui l’effetto netto espansivo risultante dovrebbe essere di ben quattro volte superiore a quello impresso da Trump all’economia.

In entrambi i casi, il dollaro ben difficilmente potrà reggere gli attuali livelli e un ridimensionamento del suo rapporto con l’Euro è ampiamente prevedibile, ed è infatti già iniziato anche in questo scorcio di fine anno. Per questo suggeriamo di investire in dollari a chi ha un orizzonte temporale di almeno un paio d’anni, oppure chi intende lasciare in questa valuta una certa aliquota del suo portafoglio: investendo oggi in dollari per poi uscire fra due-tre mesi andremo quasi certamente incontro a perdite di cambio che potranno anche azzerare i guadagni in conto capitale realizzati sui titoli.

.dollar

 

In sintesi, chi ha in portafoglio azioni USA potrà mantenere i propri investimenti, salvo realizzare l’utile eventualmente maturato; chi vuole entrare può sfruttare i rimbalzi attuali, ma tenendosi pronto a uscire da qui alle elezioni, oppure a tenere i titoli in dollari per un periodo sensibilmente più lungo, nel caso di vittoria di Biden.

Per lo scoppio della bolla, dunque, c’è ancora tempo.

 

 

 

[1] Riferito a un certo dato economico (produzione, occupazione, inflazione) o aziendale (utile, fatturato, ecc.) di cui è prossima la pubblicazione, si dice “consenso” il valore più frequente e più atteso nelle previsioni degli analisti.

[2] Il Dow Jones è un indice che sintetizza l’andamento giornaliero dei principali titoli azionari quotati al NYSE (New York Stock Exchange), mentre il NASDAQ 100 un indice riferito al mercato omonimo, dove sono perlopiù quotati i titoli tecnologici.

[3] Il sistema tributario statunitense, infatti, a differenza del nostro, non prevede l’imposta sui guadagni di capitale realizzati con la compravendita di titoli.

[4]Si tratta di strumenti derivati che incorporano opzioni di tipo “put” su un determinato titolo, con le quali colui che le ha acquistate guadagna se quel titolo perde di valore sul mercato, in modo da compensare, in tutto o in parte, la perdita che subirebbe sul portafoglio.