COSA C’È DIETRO L’ANGOLO?

COSA C’È DIETRO L’ANGOLO?

Lun, 03/01/2021 - 11:44
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Cosa ci aspetta per i mercati finanziari nell’anno del bisonte

.maurizio costanzo

I lettori con almeno qualche decina d’anni sulle spalle ricorderanno un programma televisivo di grande successo degli anni ’70, “Bontà loro”, che praticamente inaugurò la lunga stagione (ancora in pieno svolgimento) dei talk show. Agli ospiti intervenuti, al termine dell’intervista, l’anfitrione rivolgeva la storica domanda : cosa c’è dietro l’angolo?

Una domanda intrigante e brillante, alla quale le risposte erano inevitabilmente le più diverse: alcune geniali, altre banali, come sempre nella vita. Ciascuno era chiamato a condividere con gli spettatori le sue aspettative sul proprio futuro, sulla politica, sul lavoro, sullo sport, sul pianeta... Nel nostro piccolo proviamo a rispondere per quello che riguarda l’economia, con particolare riferimento a ciò che può influenzare le scelte di investimento del patrimonio.

Che gli eventi esterni siano decisivi per la realizzazione dei propri obiettivi è fuori discussione. Cercare di capire come soffia il vento per indirizzare correttamente le vele della nostra gestione è pertanto indispensabile, anche se è evidente che in finanza l’imprevedibile è, appunto, dietro l’angolo, e una delle doti più importanti di un gestore di successo è proprio la fortuna (il famoso “fattore c”).

.fattore c

Nel processo di definizione della strategia, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, l’esame dell’andamento del sistema economico e finanziario è un punto centrale. Di questi tempi, la questione chiave è ovviamente quella dell’evoluzione della pandemia.

Il quadro da cui partiamo, forse un po’ ottimistico ma ragionevole, è quello di un graduale superamento della crisi pandemica nel corso del 2021, sia per il processo delle vaccinazioni, sia per la diffusione generalizzata di comportamenti più corretti. Se così è, la situazione economica gradualmente tornerà alla normalità, il PIL dei diversi paesi crescerà e lavoro, occupazione e reddito dovrebbero (in tempi più o meno brevi a seconda dei diversi sistemi) recuperare almeno ai livelli pre-crisi. In Cina, ad esempio, questo stadio è già abbondantemente superato, in Europa potrebbe essere raggiunto entro l’anno, da noi se tutto va bene entro la fine del prossimo anno.

I settori trainanti della ripresa dovrebbero essere quelli della hard economy: edilizia, infrastrutture, manifatturiero, energetico, mentre i tecnologici – che in realtà hanno corso anche in piena pandemia – dovrebbero subire un rallentamento, se non una vera e propria correzione. Dovessimo scommettere su quale settore crescerà di più in questo anno del bisonte, la nostra scelta andrebbe pertanto verso i settori più tradizionali, che oltre tutto partono da livelli talmente bassi da presentare ampie potenzialità di sviluppo. Si parla di “settori ciclici”, per indicare quelli che crescono quando siamo nella fase alta del ciclo.

.bisonte

E’ prevedibile che i generosi flussi di liquidità dispensati in questi mesi da tutte le banche centrali, tendano a normalizzarsi su livelli più contenuti, anche se questo dovrebbe avvenire in modo molto prudente e senza pregiudicare il recupero produttivo. I tassi di interesse, al minimo storico pressoché ovunque, inevitabilmente – anche se molto lentamente – ricominceranno ad aumentare, in particolare quelli sulle lunghe scadenze, che già stanno dando segnali in questo senso.

Un’ospite non moto gradita – come avvertimmo qualche settimana fa – tornerà invece a fare capolino, a partire dalla metà dell’anno e dagli Stati Uniti: l’inflazione. Questo vuol dire che dovremo tenere d’occhio (come si faceva negli anni ’70) più i tassi reali – quelli al netto dell’inflazione – che quelli nominali. In parte quindi gli aumenti dei tassi saranno una diretta conseguenza della dinamica dell’inflazione; ci aspettiamo che l’anomalia dei tassi negativi, almeno a livello nominale, venga riassorbita.

Nella scelta degli investimenti, dovremo ancora prediligere l’azionario rispetto all’obbligazionario: quest’ultimo, oltretutto con tassi in crescita, sarà ugualmente rischioso ma molto meno redditizio. Le azioni, anche in questo anno, continueranno quindi a darci buone soddisfazioni, sia come dividendi (i bilanci delle aziende non stanno andando affatto male, in generale), sia come apprezzamento sul mercato.

Le azioni americane, che stanno crescendo da ormai molti mesi, rallenteranno la loro marcia trionfale ma almeno fino al secondo semestre non dovrebbero riservare brutte sorprese. E’ vero che i multipli sono molto alti, ma qualche altro spazio di crescita forse c’è ancora. Di sicuro nei titoli ciclici, primi fra tutti i finanziari. Certamente non consiglieremmo di uscire dal mercato dell’equity USA, almeno per tutto questo anno.

Maggiori potenzialità di crescita sono oggettivamente presenti sui mercati europei e più ancora su quelli asiatici, primo fra tutti il mercato cinese. Ci aspettiamo che, in parallelo allo sviluppo dei settori produttivi di tutto il mondo, le borse asiatiche conoscano un altro periodo di vero e proprio boom.

.mercato cinese

I giganti cinesi e indiani, infatti, oltre a trarre vantaggio dall’aumento della domanda in tutto il mondo, essendo grandi esportatori, possono contare su un mercato interno pressoché infinito e sempre più ricco.

Un altro argomento rafforza la nostra preferenza per le azioni: la difesa contro l’inflazione. Essendo di fatto beni reali (rappresentano aziende che producono), esse sono infatti in grado di mantenere il loro valore anche con un aumento generalizzato dei livelli dei prezzi.

Sempre per questo motivo, ma anche per fattori autonomi di dinamica delle materie prime, ci aspettiamo un generalizzato incremento delle commodities,  in primo luogo dell’oro ma anche degli energetici (petrolio, gas naturale).

Sull’Italia manteniamo ancora un giudizio sospeso: il rischio paese è ancora molto elevato nonostante il positivo cambio di leadership politica e la trionfale accoglienza del nuovo governo. Accoglienza che, in verità, si è manifestata più in ambienti politici e istituzionali che non sui mercati: dopo una prima fiammata all’annuncio dell’incarico a Draghi, la borsa si è mantenuta piuttosto fiacca, anche perché in passato aveva corso molto.

Per quanto abbiamo detto, se proprio vogliamo prendere esposizione sull’obbligazionario, dovremmo privilegiare titoli a tasso variabile.

Infine, alcune ipotesi di nicchia che ci paiono meritevoli di attenzione da parte degli investitori: la green economy – che rischia però di scontare un eccessivo effetto di “moda” finanziaria – e tutto il comparto della cyber security, che sarà sempre più centrale nelle economie del futuro.