PANTA REI

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Mer, 06/23/2021 - 19:38
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In un mondo in continua evoluzione anche le teorie economiche devono adeguarsi

.eraclito

Se ci sediamo sulla riva di un fiume a guardare l’acqua (non per aspettare il cadavere del nemico che passa), quello che vediamo non è mai lo stesso: la realtà è in continuo cambiamento, tutto scorre (panta rei) come diceva appunto il filosofo greco Eraclito di Efeso. Per comprendere la realtà occorre aggiornare continuamente il modo di pensare, l’approccio ai problemi, gli strumenti di analisi e il metodo di ragionamento, altrimenti si rischia di non capire il mondo che ci circonda.

Come un paio di occhiali quando la vista si modifica: andavano bene fino a poco prima, ma ora non ci consentono più di vedere. Non sono gli occhiali a essere sbagliati, siamo noi che sbagliamo il tipo di occhiali da usare. Se continuiamo a utilizzare lo stesso approccio che andava bene in una diversa situazione, è inevitabile ritrovarsi fuori strada.

Se tutto cambia, figuriamoci l’economia. Se i grandi del pensiero economico della storia (Smith, Keynes, Pareto, Einaudi) tornassero a vivere oggi, probabilmente sarebbero disadattati. Se pensassimo di usare le loro ricette per curare i mali del nuovo millennio, faremmo un buco nell’acqua. Non perché fossero sbagliate, anzi al tempo molto spesso si rivelarono vincenti, ma semplicemente perché il mondo di oggi è completamente diverso.

Pensiamo all’inflazione, il grande spauracchio che da un paio di mesi turba i sonni di governanti, banchieri centrali e investitori. La generazione dei quarantenni, quelli nati intorno agli anni ’80 del secolo scorso, ha solo sentito parlare della grande inflazione degli anni ’70, quando da noi i prezzi aumentavano del 20% all’anno e i titoli di stato rendevano ben oltre quel livello. Quando esisteva la scala mobile che faceva aumentare automaticamente i salari monetari di una percentuale correlata al tasso di svalutazione registrato (o atteso), così rilanciando e amplificando gli aumenti di prezzi.

.scala mobile

Eppure molte delle famiglie degli attuali quarantenni hanno raggiunto benessere e ricchezza proprio grazie all’inflazione, indebitandosi per comprare la casa (o investire in aziende o altri asset) e poi vedendosi svalutare il debito in termini reali, mentre il valore delle case – parallelamente – andava aumentando. Con un’inflazione del 20% all’anno, in cinque anni (a parte il pagamento degli interessi) il valore reale del debito è praticamente azzerato e l’apprezzamento del patrimonio è guadagno puro.

La generazione degli attuali sessantenni, da parte sua, ha solo sentito parlare dell’inflazione degli anni ’30, devastante soprattutto nella Germania della Repubblica di Weimar, quando un chilo di pane la mattina si comprava con un milione di marchi e la sera ne costava uno e mezzo. Lo sconvolgimento fu talmente grande da giocare un ruolo importante nell’ascesa del nazismo e al delirio conseguente.

.millennials

Analogamente, per i millenial, quelli nati fra la fine del novecento e l’inizio del duemila, la parola “inflazione” è totalmente sconosciuta, a cavallo fra realtà storica e fantasia, un po’ come il regno di Camelot o la scuola di Hogwarts di Harry Potter. Hanno visto prezzi stabili, o molto spesso in diminuzione, in un mondo in cui le crisi si susseguono e il lavoro rischia di diventare un miraggio, almeno il lavoro che hanno conosciuto i loro genitori.

Tutto questo spiega i falsi miti che ancora resistono: il controllo ossessivo del livello dei prezzi da parte dei paesi frugali, i parametri di Maastricht, l’idea che aumentando reddito e produzione aumenti in proporzione anche l’occupazione oppure che bassi tassi di interesse facciano aumentare gli investimenti. Tutto vero, ma in un mondo che non è più quello di oggi.

Già prima della pandemia le cose erano diverse, ma lo tsunami del coronavirus ha ulteriormente modificato i connotati del nostro sistema. Per dire, era stato stabilito che i Paesi dell’UE dovessero avere un rapporto fra deficit e PIL non superiore al 3% e un rapporto massimo fra debito pubblico e PIL del 60% e oggi in Italia stiamo veleggiando allegramente verso il 9% del primo e oltre il 100% del secondo. Numeri che fino a pochi decenni fa avrebbero significato default dello Stato e con i quali oggi riusciamo a convivere benissimo. Anzi, alcune teorie[1] – per la verità un po’ estremiste – suggeriscono di disinteressarsi del tutto del livello del debito pubblico e di calibrare la politica monetaria unicamente sulla base dei bisogni della popolazione.

Lo stesso per l’inflazione: i prezzi stabili o in calo (come è accaduto fino a un paio di anni fa) significano economia che non cresce. Come la pressione sanguigna: se è troppo bassa va bene per la salute, ma ci si sente fiacchi e senza energie. Se però è troppo alta, magari avvertiamo un senso temporaneo di benessere ma si rischia infarto e ictus.

Per questo le autorità monetarie avevano individuato l’obiettivo al 2% all’anno. Oggi siamo già oltre quel livello, e negli Stati Uniti siamo addirittura al 5%: quel limite è palesemente superato e quindi inutile. Ma tanto oltre non si può andare, per cui oggi si parla del 2% come “centro della dinamica oscillatoria”: si può superare per un certo tempo, ma poi va ridotto in modo che la media in un periodo congruo sia appunto il 2%. Questo sulla base dell’assunto (non ancora dimostrato) che l’attuale inflazione sia temporanea e non strutturale.

Ciò serve alla Fed a evitare che si inneschi il circolo vizioso: aumento dei tassi in seguito alle politiche monetarie restrittive, freno dello sviluppo, crollo dei mercati e della fiducia. E si capisce che in questo momento è uno scenario da tenere lontano.

.vaccinazione

Suona un po’ di giustificazione a posteriori, un po’ come quando ci dicono che alla fine la vaccinazione eterologa fa meglio di quella fatta due volte con lo stesso prodotto. Magari non ci crediamo, ma tutto sommato meglio adeguarsi.

 

[1] Ci si riferisce in particolare alla Teoria della Moneta Moderna (MMT, Modern Monetary Theory). Per l'MMT in un sistema di moneta legale, tutto il denaro è creato dal governo che quindi non ne rimarrà mai senza poiché lo stampa e mette in circolazione. …. Per tale teoria non ci sarebbe motivo per cui un bilancio governativo debba mantenersi in equilibrio tra spesa e incassi; idealmente, secondo i sostenitori dell'MMT, le tasse andrebbero aumentate in fase di espansione e ridotte in fase di recessione. Il riequilibrio tra fasce sociali andrebbe perseguito non aumentando le tasse ai ricchi ma aumentando la spesa in favore dei poveri….Secondo la teoria monetaria moderna, il denaro entra in circolazione attraverso la spesa pubblica.(dal sito Wikipedia). Questa impostazione è oggi molto popolare soprattutto presso l’area liberal dei democratici americani.