UN TETTO PER IL GENERALE INVERNO

UN TETTO PER IL GENERALE INVERNO

Mer, 06/29/2022 - 23:12
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Il rigido inverno ha sempre reso difficile combattere i russi

.winter

Parliamo ancora di Russia e dintorni. L’argomento non ci appassiona, ma le informazioni che vengono dispensate sono spesso imprecise e incomplete, così pensiamo che sia utile fare il punto della situazione, sia sulle conseguenze delle sanzioni – di cui molto si parla – sia sulle prospettive di un conflitto che potrebbe prolungarsi oltre l’inverno.

 

Una prima constatazione è che la Russia storicamente ha sempre respinto le offensive nemiche grazie alla pazienza di saper aspettare e, spesso, al gelo dell’inverno che ha reso impossibile agli invasori muoversi nel loro sterminato territorio. E’ vero che questa volta gli aggressori sono invece loro (pur essendovi per molti aspetti trascinati dall’escalation militare ai confini, ma muovere guerra fa sempre passare dalla parte del torto): è anche vero, però, che nella storia combattere la Russia non si è mai rivelata una scelta felice.

.winter

Dal 1200, quando Alexandr Nevskij venne richiamato in servizio per respingere gli svedesi dei Cavalieri dell’Ordine Teutonico nella battaglia sul ghiaccio della Neva, ai tempi più recenti, quando Napoleone e Hitler hanno trovato la loro disfatta nel tentativo di conquistare la Russia e sono stati sconfitti dal generale inverno, la Russia è sempre stata un pessimo cliente.

 

E se guardiamo gli eventi che hanno preceduto l’attuale conflitto, potrebbe sorgere legittimo il dubbio che una sottile ma decisa strategia di divisione del fronte occidentale sia stata posta in essere da tempo. Sono stati finanziati a piene mani sia i movimenti ecologisti che i partiti sovranisti europei. Nel primo caso quanto più si abbandonava la direzione dell’energia nucleare e si cercava di porre limitazioni ai combustibili fossili puntando alle fonti rinnovabili – che ben difficilmente potranno soddisfare in questa generazione il fabbisogno energetico – tanto più si rendevano di fatto i paesi europei (in primo luogo la Germania, nei confronti della quale il pressing per sostenere gli antinuclearisti è stato martellante) dipendenti dal gas naturale russo.

.energia nucleare

Nel secondo caso c’è chi sostiene che addirittura la Brexit sia stata ampiamente favorita dai russi e tracce di notevoli quantità di rubli sono state trovate presso la Lega in Italia e analoghe formazioni politiche o nel partito di Orban in Ungheria, che non a caso rappresenta ora la parte frenante delle sanzioni europee.

 

Il fatto che solo dopo quattro mesi dall’inizio delle ostilità si cominci ora a parlare di default dello stato russo, dopo che è stata bloccata l’operatività in dollari e rubli di Mosca, significa che probabilmente era molto tempo che venivano accumulate riserve valutarie e di metalli preziosi, proprio in vista di un inasprimento delle sanzioni. Il default, secondo le condizioni previste dai contratti di finanziamento, è solo questione di tempo, il tempo necessario per esaurire le riserve accumulate.

 

La buona notizia fornita dal governo italiano in questi giorni è che la nostra dipendenza dal gas russo si è ridotta dal 40 al 25% e che per il prossimo inverno non dovremmo avere problemi di approvvigionamento. Più difficile sarà per la Germania, la cui dipendenza era del 90%.

.roof

Non riusciamo invece a condividere l’enfasi di Draghi sull’imposizione di un tetto al prezzo del gas. Anche in questo caso la storia ci insegna che l’imposizione di prezzi politici, come pure di misure coercitive di controllo dei prezzi, non hanno mai avuto grande efficacia: il mercato alla fine prevale.

 

In questo caso, imporre un tetto di 80 o 90 Euro al Megawattora con un prezzo di mercato intorno a 130, può avere l’unico effetto sicuro di far cessare i flussi da molti fornitori, e in primo luogo dai russi. Ma se questo è l’obiettivo, basta non comprare e il gioco è fatto, ammesso (e non concesso) che ce lo possiamo permettere.

 

Non si vede per quale motivo gli esportatori di gas naturale dovrebbero vendere a 90 quello che il mercato (in questo caso Cina e India, che già si sono approvvigionate nei mesi scorsi abbondantemente a prezzi super scontati) paga 130. Oppure perché altri paesi che non appartengono all’UE (ammesso, ma la strada è chiaramente in salita, che la misura proposta da Draghi venga approvata a Bruxelles) debbano aderire al price cap e mettere a rischio le proprie forniture.

 

Un motivo potrebbe essere quello di far restare comunque attivi i gasdotti, che hanno comportato ingenti investimenti. Ma al di là di questo la misura rischia di essere, più che inefficace, dannosa proprio per l’Europa. Se fosse possibile imporre i prezzi per decreto, non avremmo l’inflazione né le altre storture del sistema: si fa una legge e, oplà, risolto il problema.

.muscoli

L’unica soluzione è quella di forzare la via diplomatica, obbligando russi e ucraini a sedere allo stesso tavolo, senza che nessuno abbia l’ambizione di poter vincere la guerra. Le sanzioni – misura giusta con finalità deterrenti all’inizio, ma ormai depotenziata – hanno la sola conseguenza di indispettire e mettere in difficoltà l’avversario, che d’altra parte non potrà contare, anche nel caso di una vittoria sul campo, di un controllo sul territorio e dovrà anche accollarsi l’onere della ricostruzione. Continuare ad inviare armi avrà il solo effetto di prolungare l’agonia del martoriato popolo ucraino.

 

Non è più tempo di azionare i muscoli, ma di far lavorare il cervello.

 

 

 

Commenti

Purtroppo per arrivare ad un compromesso diplomatico bisogna mettere la Russia nell’angolo, ottima la interruzione di import di oro e poi tra default e miseria tra sei mesi la Russia verrà al tavolo con miti pretese e un disastro che durerà per anni e senza credibilità internazionale e ridotta a commerciare in debolezza con il resto del Brics, sinceramente per la Russia un futuro pessimo.