UN ANNO DA DIMENTICARE

UN ANNO DA DIMENTICARE

Gio, 12/29/2022 - 13:30
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Non rimpiangeremo questo anno nefasto

.2022

Ben pochi rimpiangeranno questo 2022 che se ne sta andando, a parte chi naturalmente, per sua fortuna, ha vissuto momenti privati o familiari importanti felici e gioiosi. Per tutti gli altri sarà ricordato non solo come “l’anno della guerra” – sperando che nell’arco di un anno o poco più questa follia finisca, ma come un tempo in cui il mondo ha conosciuto tragedie, lutti e disgrazie.

Anche se all’epoca le reazioni del mondo occidentale furono molto deboli, per non dire inesistenti, la guerra fra Russia e Ucraina iniziò il 20 febbraio 2014 con l’annessione della Crimea da parte di Mosca, che in seguito a un referendum farlocco (come più o meno tutte le elezioni da quelle parti) entrò – o meglio tornò – a far parte della federazione russa. Da allora presero il via persecuzioni, accanimento e maltrattamenti della popolazione russofona nelle regioni del Donbass, ad opera di milizie mercenarie in gran parte seguaci di ideologie neonaziste, se non finanziate certamente tollerate dal regime di Kiev.

.soldati in marcia

Per tutto il 2021 l’esercito di Putin ha condotto manovre di rafforzamento, riarmo pesante e addestramento ai confini ucraini e il 21 febbraio 2022 è stato firmato un trattato farsa fra le repubbliche autoproclamatesi indipendenti di Donetsk e Luhansk e il governo russo che ha portato, tre giorni dopo, all’invasione militare dell’Ucraina.

Da allora la guerra ha drasticamente cambiato registro, ed ha assunto una connotazione di violenza e furia distruttrice che l’Europa non aveva più conosciuto dalla fine della seconda guerra mondiale. Fino ad oggi (fonte Reuters) si contano almeno 43.000 morti, almeno 55.000 feriti, almeno 15.000 dispersi, almeno 140.000 edifici distrutti e circa 350 miliardi di dollari di danni.

Quello che ha sorpreso è stata la natura “convenzionale” del conflitto, con invasioni di truppe, bombardamenti, ampio dispiegamento di forze, quando ormai tutti pensavano alle “guerre chirurgiche”, all’informatica, alle armi nucleari. E la minaccia di ricorrere all’estrema arma atomica ogni tanto viene evocata dai russi, anche se pare improbabile a questo punto che venga effettivamente utilizzata.

fungo atomico

I protagonisti diretti del conflitto, lo zar Putin e l’ex attore Zelensky, sembrano più personaggi invasati da un nazionalismo fuori del tempo che leader e statisti dotati di visione e senso dello Stato. Se infatti lo zar di Mosca sembra perseguire il ritorno alla “grande Russia” cancellando gli eventi successivi al crollo dell’Unione Sovietica, il presidente ucraino non perde occasione per ricercare visibilità e protagonismo, senza concentrare gli sforzi sulla ricerca di una soluzione diplomatica, l’unica in grado di risparmiare vite umane e sofferenze alla popolazione.

D’altra parte i protagonisti “indiretti” (in primo luogo il presidente USA Biden e l’Unione Europea, ma anche il leader cinese Xi Jinping) hanno sostenuto più la guerra che non la pace, i primi fornendo armi e risorse alla (giusta) resistenza ucraina, il secondo evitando di dispiegare la sua potenza diplomatica per fare cessare il conflitto.

.disastri

Non solo guerra ha portato questo nefasto 2022, ma anche una serie di disastri naturali in tutto il mondo che hanno provocato morti e danni di enorme entità. Molti hanno individuato le cause di questi eventi nel cambiamento climatico e nel riscaldamento del pianeta, del quale tanto si è parlato anche nel corso di quest’anno, ma ben poco è stato fatto.

Il più grave è stata probabilmente la siccità che ha continuato ad affliggere Brasile, Cina e Corno d’Africa per tutto l’anno e che è stata particolarmente violenta in Europa fra giugno e settembre. Questo ha comportato notevoli problemi di approvvigionamento di gran parte delle derrate agricole, e aumenti di prezzi molto consistenti che hanno sicuramente contribuito a innalzare l’inflazione in tutto il mondo.

.siccità

Neanche tempeste, alluvioni e uragani ci sono stati risparmiati. L’evento più grave è stato probabilmente la tempesta Eunice, che si è abbattuta in febbraio in Europa settentrionale e centrale. Poi abbiamo avuto alluvioni in Australia (fra febbraio e aprile); in Sudafrica (ad aprile); in Pakistan (fra giugno e settembre); in Cina (sempre fra giugno e settembre); in Africa Occidentale (a ottobre). E infine gli uragani: Fiona a Puerto Rico in settembre e Ian a Cuba in ottobre.

L’unico fatto positivo, il sostanziale ridimensionamento del coronavirus e il declassamento della pandemia a livello endemico, rischia di essere vanificato dal ritorno del virus in Cina, successivo all’allentamento delle rigide misure anti-covid e dovuto all’incapacità del Celeste impero a mettere in atto un’efficace campagna di vaccinazione, e ora a forte rischio di tornare anche da noi con la mobilità della popolazione cinese, che si prevede in forte aumento in occasione del prossimo capodanno del loro calendario.

Anche per gli investitori è stato un anno molto complicato, dopo i positivi risultati dello scorso anno. La forte inflazione, che è tornata in tutte le economie occidentali dopo decenni in cui era praticamente scomparsa, è stata all’inizio colpevolmente trascurata dalle autorità monetarie che per lungo tempo l’hanno considerata transitoria e poi si sono accanite con politiche restrittive lacrime e sangue.

Le attese sono ora per l’avvio di una recessione con forti ripercussioni sulla produzione e sul lavoro, e quindi anche sui mercati finanziari. Per il momento la più forte economia mondiale, quella statunitense, sta ancora resistendo grazie all’inerzia e al trascinamento della politica fiscale espansiva e del programma di spesa pubblica intrapreso per combattere la pandemia. Ma probabilmente ben presto il sistema entrerà in difficoltà.

Il mercato azionario ha vissuto un anno di forti e progressivi cali, attenuato dal rimbalzo di ottobre e novembre, soprattutto per il Nyse (titoli tradizionali USA) e per l’Europa, ma tornato a scendere nel mese di dicembre.

L’indice Dow Jones ha mostrato un calo del 27% fra l’inizio dell’anno e fine settembre, poi un recupero del 19% fino a fine novembre e un ulteriore calo del 5% nel mese di dicembre. Analogo l’andamento del mercato azionario europeo, mentre il Nasdaq (mercato dei titoli tecnologici USA) ha avuto una flessione complessiva nell’anno del 52%, e il più contenuto rimbalzo autunnale è stato completamente riassorbito dall’andamento negativo in dicembre.

È invece proseguito senza sosta il crollo del mercato obbligazionario, penalizzato dai tassi di interesse per molto tempo intorno allo zero. In seguito alle sopra menzionate politiche di inasprimento monetario, con conseguente incremento degli stessi tassi, il mercato sembra ora aver trovato nuovo appeal e forse con l’anno nuovo potrà effettivamente tornare il tempo di investire nel reddito fisso, al momento in cui i tassi avranno raggiunto il loro picco.

Come si vede, niente di positivo in questo anno nefasto; speriamo che le cose cambino nel 23, un numero che la tradizione associa alla fortuna, e che l’anno del coniglio – che nel calendario cinese inizierà il 22 gennaio – si riveli migliore di quello della tigre.

 

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