Un carrierone, potrebbe dire un osservatore poco attento. Vent’anni fa si rese conto, quasi incredulo, che il partito di cui era segretario aveva una banca; oggi lotta per il minimo salariale, dato che il misero stipendio da parlamentare è per lui inadeguato. In linea con la lotta dei suoi compagni, che si battono per il livello minimo di legge dei salari. Fra i politici, che pure non brillano per carisma e autorevolezza, difficile trovarne uno così goffo. Che fra l’altro dimentica di computare nello stipendio di 4.718 Eurini netti la diaria di 3.500 al mese, il rimborso di 3.700 per portaborse e collaboratori, i viaggi, le telefonate gratis e chissà che altro.

Così fuori luogo e fuori tempo da restare simpatico. Pensare che ha amministrato città importanti e guidato uno dei maggiori partiti del paese: poi ci si sorprende che quel partito sia finito come è finito. Non che sia (tutta) colpa sua, per carità: ma se questo è il criterio con cui scelgono i leader…

Dai minimi ai massimi: i tassi continuano a crescere, e siccome anche il deficit pubblico crescerà, con conseguente necessità di piazzare sul mercato i nuovi titoli che le banche centrali non assorbiranno più, il picco non è ancora raggiunto, per cui le obbligazioni hanno ancora spazio per diminuire di prezzo. Per le azioni, come previsto, siamo invece a fine corsa: la pacchia sembra davvero finita.

IL NOSTROMO