IL FUTURO DEL LAVORO CHE NON C’É

IL FUTURO DEL LAVORO CHE NON C’É

Mar, 08/08/2023 - 09:18
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Il lavoro è cambiato, e più ancora cambierà negli anni a venire

.lavoro futuro

Abbiamo visto la settimana scorsa come il concetto di lavoro sia profondamente cambiato rispetto a quello che prevaleva nel secolo scorso e che era alla base delle teorie economiche su inflazione e sviluppo. Del resto, il tradizionale rapporto a tempo indeterminato, ferie pagate, garanzie contrattuali, fringe benefits, progressione di carriera assicurata e così via, almeno per le giovani generazioni, sopravvive ormai solo nei sogni e nei vecchi contratti dei baby boomers, quelli che oggi hanno intorno ai 60 anni.

Un primo colpo a tutto l’impianto dell’occupazione è quello che arriva dall’andamento demografico. Per effetto del costante e sistematico invecchiamento della popolazione, l’Istat stima che già nel 2041 nel nostro paese la popolazione in età da lavoro si ridurrà del 12% e, in particolare, mancheranno all’appello oltre tre milioni e mezzo di lavoratori, con notevoli conseguenze in termini di mancato sviluppo del reddito, di declino economico e di articolazione della domanda aggregata.[1]

La quota dei Neet (acronimo di Not in Education, Employment or Training, giovani che non studiano e non cercano lavoro) è già oggi molto alta (1,7 milioni) e in sicura crescita, se è vero – come affermato dal Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti qualche settimana fa – che “la cultura del non lavoro è particolarmente diffusa fra i giovani”[2]

.salto nel vuoto

In generale, oltre a quanto detto sopra, il livello di disoccupazione in un'economia è influenzato da una serie di fattori complessi, che possono variare nel tempo e nello spazio.

Oltre all’elemento demografico, quali sono i fattori che incidono sui livelli di occupazione? Sono diversi, eterogenei e interconnessi. Vediamoli in estrema sintesi.

  • La fase del ciclo economico in cui si trova l'economia può avere un impatto significativo sulla disoccupazione. Durante le fasi di recessione, l'attività economica si contrae, le imprese riducono le loro attività e le assunzioni, il che può portare a un aumento della disoccupazione. Al contrario, durante le fasi di espansione economica, la disoccupazione tende a diminuire poiché le aziende assumono più lavoratori per far fronte alla maggiore domanda.

.jobless

 

  • Le politiche adottate dai governi per promuovere l'occupazione possono anch’esse avere un impatto significativo. Queste politiche possono includere incentivi alle imprese per l'assunzione di lavoratori, programmi di formazione professionale, politiche fiscali e monetarie volte a stimolare la domanda aggregata e favorire la creazione di posti di lavoro.

 

  • La struttura del mercato del lavoro - comprese le normative sul lavoro, le politiche di contrattazione collettiva e le regolamentazioni sull'assunzione e il licenziamento - può influenzare il tasso di disoccupazione. I mercati del lavoro rigidamente regolamentati possono rendere più difficile per le imprese assumere o licenziare lavoratori, il che potrebbe avere effetti sull'occupazione.

 

  • L'avanzamento tecnologico e l'automazione possono ridurre la richiesta di lavoro in alcuni settori, portando a una disoccupazione strutturale. Questo fenomeno si verifica quando le competenze dei lavoratori non sono più richieste a causa dei cambiamenti tecnologici.

 

  • La disponibilità di lavoratori qualificati, e quindi il loro livello di istruzione e formazione, può influenzare il livello di disoccupazione. Paesi con una forza lavoro ben istruita tendono ad avere tassi di disoccupazione più bassi poiché c'è una maggiore corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e le esigenze del mercato del lavoro.

 

  • La quantità di investimenti privati e la spesa pubblica, infine, possono influenzare l'attività economica e, di conseguenza, il livello di disoccupazione. Un aumento degli investimenti e della spesa pubblica può stimolare l'economia e favorire la creazione di posti di lavoro.

Come si vede, si tratta di cause diverse, con diversa forza di impatto e azionate da soggetti eterogenei. È importante notare che spesso essi sono interconnessi e si influenzano a vicenda, rendendo il quadro complesso e soggetto a cambiamenti nel tempo.

Anche semplicemente scorrendo l’elenco sopra riportato, le prospettive, almeno nel nostro Paese, per il lavoro sono tutt’altro che rassicuranti.

.future job

In merito agli aspetti qualitativi sul futuro del lavoro, è possibile d’altra parte individuare alcune tendenze che potrebbero influenzarlo in misura importante. Per la qualità della vita delle generazioni future, è importante capire non solo quanto lavoro ci sarà, ma anche come sarà.

Il fattore di gran lunga più rilevante è l’intelligenza artificiale.

Con il perfezionamento e la diffusione dei computer in grado di imparare dall’esperienza, molti dei lavori “di concetto” diventano oggettivamente a rischio. Qui non si tratta solo di automazione e tecnologia, che già in passato ha liberato le persone da alcune attività ripetitive e faticose, consentendo  loro di concentrarsi su compiti più creativi e di alto livello. In effetti, talvolta l'automazione ha anche comportato la sostituzione di alcuni posti di lavoro, presentando nuove opportunità e nuove occupazioni (basti pensare a Internet e alle nuove professioni della e-economy).

Questa volta sarà diverso: l’intelligenza artificiale spazzerà via un gran numero dei lavori tradizionali, inclusi quelli caratterizzati da creatività e managerialità, tutte doti che ora le macchine possono imparare e praticare.

Il lavoro remoto e flessibile. L'esperienza della pandemia ha accelerato l'adozione del lavoro da remoto e di modelli di lavoro flessibili. Questa tendenza potrebbe continuare, consentendo alle persone di lavorare da qualsiasi parte del mondo e di bilanciare meglio il lavoro con la vita privata.

.scrutando il futuro

La crescente domanda di tecnologia e soluzioni digitali potrebbe portare a un aumento delle opportunità di lavoro nel settore della tecnologia e della digitalizzazione, (come sviluppatori di software, esperti di dati, specialisti di sicurezza informatica e altro ancora), ma anche in nuovi settori lavorativi, come ad esempio nelle energie pulite, o nella biotecnologia per la salute e la medicina. Con una popolazione che invecchia in molti paesi, ci sarà inoltre probabilmente una crescente richiesta di professionisti della cura e dell'assistenza, come operatori sanitari, infermieri e operatori sociali.

Le competenze trasversali, come la capacità di risolvere problemi, il pensiero critico, la creatività, la comunicazione efficace e l'adattabilità diventeranno sempre più importanti. Queste competenze saranno essenziali per affrontare i rapidi cambiamenti e le sfide del mondo del lavoro del futuro.

Di tutti i fattori elencati, che incideranno sulla qualità e sulle tipologie del lavoro del futuro, il più rilevante è sicuramente quello dell’intelligenza artificiale, una svolta epocale in grado di far ripensare del tutto il concetto di lavoro come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi; e non è affatto detto che possa prospettare soluzioni o opportunità alternative come è accaduto nel caso di Internet. Un vero e proprio terremoto sociale.

 

 

[1] La domanda aggregata rappresenta la spesa totale per beni e servizi che le famiglie, le imprese e il governo effettuano in un'economia per ogni dato livello generale dei prezzi. Secondo la contabilità nazionale, la d. a. coincide con la somma delle spese effettuate per l’acquisto di beni nazionali nel corso di un anno: consumi (C) più investimenti privati (I) più consumi e investimenti pubblici (G) più esportazioni nette, cioè esportazioni (X) meno importazioni (Z).

[2] "L'Italia è una Repubblica fondata sulle rendite" e "il problema è che in questo Paese, ahimè, c'è più gente che non lavora di quelli che lavorano e la cultura del non lavoro è particolarmente diffusa tra i giovani": lo ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, l’11 luglio 2023 alla presentazione del libro di Antonio Pilati e Riccardo Pugnalin, Mitologie italiane, nel campus della Luiss.

Commenti

Ciao Marco
Ho già scritto qualche tempo fa un mio modesto pensiero sull' AI, ma stavolta, leggendo quello che hai scritto, non ho che da commentare il tuo articolo con una frase molto semplice e, cioè:
TUTTO TERRIBILMENTE VERO!!!!!!!
Un caro saluto
Gianni Rabissi