SBAGLI E ABBAGLI

SBAGLI E ABBAGLI

Mer, 05/29/2024 - 10:36
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Boicottare e attaccare Israele da parte dei movimenti studenteschi è un errore

.ayatollah

L’attuale sostegno di una gran parte del mondo accademico – se non la maggioranza, sicuramente la più rumorosa – alle posizioni palestinesi nell’eterno conflitto mediorientale ricorda molto da vicino l’appoggio ideologico incondizionato a suo tempo dato all’ayatollah Khomeini quando subentrò allo scià. Oppure quello, mai rinnegato, dato dalla sinistra alla resistenza dei vietcong durante la guerra del Vietnam, nel quale l’antica avversione verso gli USA offuscava la realtà di un’ideologia autoritaria e liberticida, come i poveri vietnamiti – già sufficientemente vessati dall’invasione militare - si sarebbero accorti di lì a poco.

La storia del Vietnam, d’altra parte, è stata comunque importante per il mondo giovanile in quanto ha fatto emergere posizioni ideali improntate all’antimilitarismo e ha fatto da detonatore alla stagione della contestazione studentesca, pur con i suoi eccessi e le sue stravaganze. Quella dell’Iran è invece stata un puro e semplice errore, che solo molto tardi e non da tutti è stato compiutamente compreso. Un vero e proprio abbaglio, dovuto allo slancio ideale generato dall’antica avversione al sistema capitalistico occidentale e che portava a guardare con simpatia alla parte della popolazione iraniana fino ad allora più svantaggiata dal regime dello scià.

.vietnam

Lo stesso abbaglio che sta portando oggi molti studenti e, cosa ben più grave, diversi docenti delle nostre università ad appoggiare il popolo palestinese e a denigrare ferocemente e avversare lo Stato di Israele, fino a opporsi a ogni iniziativa di collaborazione scientifica con il paese della stella di Davide e a boicottarlo in tutti i modi, compresi quelli più o meno violenti. La loro parola d’ordine è: dal fiume (Giordano) al mare, volendo significare la scomparsa fisica di Israele.

Errare è umano, ma perseverare nell’errore è diabolico. Né questo significa approvare gli eccessi di reazione e le violenze sui civili di cui Israele si è macchiata, e sta continuando a macchiarsi, come reazione all’attacco di Hamas del 7 ottobre. Tanto che il “cessate il fuoco a Gaza”    è diventato “intensificate il fuoco su Israele”.

.intifada

Il fatto che lo stato ebraico stia sbagliando, attirandosi le critiche e le minacce di antichi e fedeli amici come gli USA, non significa che i suoi nemici abbiano ragione. Così come, all’epoca, gli eccessi dello scià non portavano a considerare sulla retta via i fondamentalisti religiosi che hanno gettato l’Iran in pieno medioevo, instaurando una stagione di autoritarismo, di femminicidi e di violenza inaudita contro gli oppositori.

Allora può servire ricordare che, all’epoca, il Manifesto salutava l’insediamento degli ayatollah come “una ventata di liberazione delle donne, che non sarebbero più state trattate alla stregua di prostitute dello scià”. Oppure che Francesco Alberoni scriveva sul Corriere della Sera che “la liberazione cessa di essere un prodotto della dominazione culturale dell’Occidente e diventa un’autoliberazione nel nome del Corano”. O addirittura l’Unità che giustificava le stragi affermando che “fucilazioni e processi sommari rispondono in qualche modo all’esigenza di rompere radicalmente con il passato. Il puritanesimo e l’integralismo islamico all’esigenza di farla finita con il degrado morale di un’intera epoca”.[1]

Si dovrebbe chiedere alle donne - nascoste alla vista, tenute fuori dalle università e dal mondo del lavoro, lapidate dai mullah - quanto si sentano liberate con l’attuale regime invocato da questi maitres a penser.

.religione

Anche in questo caso la diffidenza verso gli USA, grandi nemici del regime iraniano, ha causato l’abbaglio di ritenere nel giusto gli esponenti di un regime che si sta mostrando (al tempo di internet non è possibile nascondere al mondo le cose che accadono, anche se si impone un bavaglio stretto ai media nazionali) sempre più sanguinario e integralista. In realtà la religione al potere ha sempre fatto danni, come la storia ci insegna: il sentimento religioso dovrebbe essere vissuto in ambito personale e ispirare comportamenti virtuosi per chi lo pratica, non servire a imporre il proprio credo e i propri principi con l’uso della forza.

Diverso, ma non poi così tanto, il caso di Israele. Intanto si tratta dell’unico stato democratico della regione, con governi eletti in base a vere elezioni e libertà di dissenso assicurata, come dimostrano le recenti manifestazioni oceaniche contro Bibi Netaniahu e la sua fallimentare maggioranza. Poi non si deve dimenticare che gli Stati che circondano Israele hanno posto come obiettivo strategico la sua distruzione e che, di conseguenza, i cittadini vivono in uno stato di assedio continuo e di costante pericolo. Anche se lontano nel tempo, il feroce antisemitismo che portò all’olocausto di matrice nazista ha lasciato ferite profonde nella cultura ebraica, e la paura di una sua reviviscenza non è mai scomparsa.

.olocausto

Le colpe innegabili di Israele non devono far dimenticare che è stato Hamas a fare una strage di civili il 7 ottobre, e a prendere in ostaggio vecchi, donne e bambini esponendo ospedali e bersagli civili, nei quali hanno sistemato le loro basi, alla rappresaglia ebraica.

È vero che la vendetta è quella che muove il mondo, ma intanto ci deve essere una misura, come in tutte le cose. E soprattutto bisogna trovare un modo per spezzare questa spirale, e il modo non può che passare dalla coesistenza, o almeno dalla vicinanza non belligerante, dei due popoli, anche se allo stato delle cose questa sembra un’utopia irrealizzabile.

 

 

[1] Citazioni riportate dal brillante articolo di Giulio Meotti “Gli utili idioti degli ayatollah” sul Foglio del 20 aprile 2024