Il Forex Trading

Il Forex Trading

Mar, 06/19/2018 - 07:27
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FOREX

Quando vediamo pubblicità e inserzioni molto pressanti che sollecitano i risparmiatori ad investire in particolari prodotti, la prima reazione deve essere di sana diffidenza. Non si tratta di vendere un prodotto o un servizio, in concorrenza con altri simili, ma di proporre soluzioni che – per rendimento offerto e rischio – possano trovare favorevole accoglienza.

Non a caso la legge prevede vincoli molto stringenti per la sollecitazione del risparmio, sia dal punto di vista soggettivo (ovvero dei soggetti abilitati a farla) sia oggettivo, inerente le tipologie di prodotto (emittente, scadenza, caratteristiche tecniche). In particolare, devono essere esplicitati ai futuri acquirenti tutti i vincoli e i potenziali rischi.

Le insistenti inserzioni da parte di piattaforme di negoziazione, generalmente con base all’estero, che prospettano mirabolanti guadagni nel trading di valute senza necessità di impiegare denaro, vanno pertanto prese con molta cautela.

Occorre premettere che non stiamo parlando della semplice sottoscrizione di un titolo azionario o obbligazionario denominato in valuta estera, di cui più volte ci siamo occupati in questo blog, come potrebbe essere l’acquisto di un Treasury Bond del governo americano o delle azioni di Microsoft. Queste sono scelte di investimento lineari e del tutto analoghe a quelle in titoli similari nazionali o in euro, salvo il rischio di cambio.

In questo caso parliamo di trading, ovvero negoziazione, di strumenti derivati complessi, in primo luogo futures ed opzioni che hanno come sottostanti le valute estere e che consentono di guadagnare o perdere a seconda che i rapporti di cambio vadano nella direzione che avevamo previsto o in quella contraria.

Ci viene detto con molta enfasi che si tratta di un’operatività semplice, priva di rischio e che comporta investimenti minimi per l’apertura del conto. Se così fosse, avremmo davvero trovato la soluzione a tutti i problemi. In realtà si tratta di informazioni non corrette, nella maggior parte dei casi colpevolmente fuorvianti.

In primo luogo, l’operatività di questi strumenti non è affatto semplice: sapersi muovere nel mondo dei derivati richiede infatti conoscenze e capacità tecnica di gestire le piattaforme che non sono alla portata di tutti. Le conoscenze naturalmente possono essere acquisite con lo studio e la preparazione: se c’è interesse ad approfondire, è senz’altro positivo dedicarvisi ed accrescere la propria cultura in materia. Ed è anche vero che tutti gli intermediari offrono pacchetti “demo”, ovvero conti simulati che funzionano in tutto e per tutto come quelli reali, sui quali è possibile esercitarsi ed acquisire pratica.

Tuttavia non si può dire che sia un’operatività elementare e la possibilità di errore è sempre dietro l’angolo. Naturalmente se impostiamo un’operazione sbagliata, è possibile chiuderla immediatamente in genere senza grossi contraccolpi se ce ne accorgiamo subito, ma nel frattempo le commissioni e le spese dell’intermediario vengono comunque addebitate (e in misura doppia: una per l’operazione sbagliata e una per quella che la corregge). Può ad esempio capitare di invertire i valori di stop loss e take profit, di cui parliamo sotto, con il risultato che la transazione, appena eseguita, viene subito chiusa.

 

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Meno che mai possiamo credere che si tratti di operazioni senza rischio: in molti casi è come una lotteria, il costo del biglietto va comunque sempre sostenuto. E’ vero che al massimo si può perdere quanto si è versato sul conto per consentire l’operatività, ma è vero anche che in tal caso pure i potenziali guadagni non potranno che essere limitati.

E’ infatti necessario costituire un deposito sul quale verranno via via bloccati i margini per le operazioni eseguite: operando a leva – come abbiamo spiegato in uno dei precedenti articoli -  possiamo limitarci a mettere in gioco solo una parte dei capitali investiti. Quel deposito verrà poi incrementato con gli utili realizzati e addebitato con le perdite subite.

Inoltre il fatto che non siano richieste somme di denaro particolarmente rilevanti è infatti fuorviante, perché in tal caso, se è vero che le perdite saranno al massimo contenute nell’importo versato, è vero che con operazioni di piccolo importo anche i potenziali guadagni non potranno che essere molto contenuti. Più che un modo per investire il risparmio, il forex trading è quindi da considerare una sorta di attività imprenditoriale che richiede un capitale iniziale, anche se minimo.

Non vogliamo entrare nel merito delle singole operazioni tecniche, che esulano dagli obiettivi del blog e sarebbero rivolti ad un pubblico già esperto, o almeno con qualche familiarità col trading. Basti accennare al fatto che le operazioni più diffuse sono le combinazioni di future su due divise, di segno opposto. Ad esempio la combinazione EURUSD (il cosiddetto Eurodollaro), in assoluto la più trattata, consiste nel contemporaneo acquisto a termine di Euro e vendita a termine di dollari USA, in modo tale che chi possiede 1 contratto guadagna se l’Euro si apprezza rispetto al dollaro, passando ad esempio dall’attuale cambio di 1,17 a 1,25 e invece perde se accade il contrario, ovvero se il cambio passa ad esempio a 1,15.

Euro Dollar The European Union United States

 

Tale contratto, anziché comprato può anche essere venduto e, in tal caso, la posizione diventa short, ovvero “corta”, da consegnare, e i termini di guadagno o perdita sono esattamente l’opposto. Da un punto di vista pratico non cambia niente, perché a scadenza non si dovrà consegnare né ricevere alcunché, ma verrà semplicemente accreditata (se abbiamo “vinto”) o addebitata (se invece abbiamo “perso”) la differenza.

Inoltre, durante la vita dell’operazione, potremo seguire sulla piattaforma l’andamento della nostra posizione ed eventualmente chiuderla prima se ci riteniamo soddisfatti dell’utile maturato oppure se vogliamo congelare la perdita per evitare ulteriori danni.

A questo proposito, è buona norma inserire fin dall’inizio i limiti automatici cosiddetti di stop loss e di take profit. Il primo è finalizzato a contenere l’eventuale perdita entro un limite massimo predeterminato e il secondo a portare a casa un profitto, ritenuto fin dall’inizio soddisfacente e che potrebbe invece sparire con successivi movimenti. In entrambi i casi, una volta raggiunte le quotazioni impostate, la transazione viene chiusa automaticamente.

Si tratta di impostazioni prudenziali, che richiedono comunque una strategia fin dall’inizio.