GIOCHIAMO A VINCIPERDI

GIOCHIAMO A VINCIPERDI

Mer, 06/12/2024 - 18:46
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Come nel gioco in cui vince chi arriva ultimo, in Europa la netta vittoria della destra non porterà nessun cambiamento

.vinciperdi

Non sappiamo se il “vinciperdi” sia ancora in vigore, oppure rientri fra i ricordi di qualche decennio fa, travolti da videogames e smartphones. Una volta ci si divertiva, infatti, a fare un qualsiasi gioco stabilendo, contro le regole normali, che il vincitore fosse colui che totalizzava un minor numero di punti, o che arrivava ultimo. Un po’ quello che sembra essere accaduto con le recenti elezioni del Parlamento europeo, i cui esiti – nella sostanza - sembrano aver premiato chi ha perso e penalizzato chi ha vinto.

Magari è solo un’impressione, ma se guardiamo alla ripartizione dei seggi (per ora solo teorica, in quanto mancano ancora i risultati di alcuni paesi membri e ci saranno da vedere le numerose rinunce di tutti i capi partito nazionali), il terremoto che tutti hanno annunciato grazie all’affermazione di forze se non antieuropeiste, quanto meno euroscettiche o decisamente sovraniste, in realtà non c’è stato. O meglio, c’è stato solo a livello dei singoli stati, in particolare Francia, Belgio e Germania, ma non di governo dell’Unione.

.antieuro

Addirittura, la maggioranza che ha espresso la Presidente uscente della Commissione Ursula Von Der Leyen, rischia di uscire rafforzata dalla tornata elettorale. Non solo sono stati acquisiti i 400 seggi (sul totale di 720) che attribuiscono il controllo del Parlamento alla maggioranza che sostiene l’attuale leader, ma addirittura potrebbero essere aumentati dall’ingresso di socialisti e verdi, al fine di consentire un margine di sicurezza contro eventuali franchi tiratori. Pare che Ursula – grazie al buon rapporto personale costruito - stia lavorando per portare al governo anche Giorgia Meloni, in cambio di qualche importante commissario.

In effetti, che la Giorgia nazionale abbia riscosso in patria un grande successo in termini di voti, è innegabile. Ma sarà ben difficile che questa forza interna si trasformi in capacità di imporre un cambio di guida in Europa, neanche se decidesse di allearsi con il partito dell’altra grande vittoriosa, Marine Le Pen del Rassemblement National (RN) francese, alleanza comunque niente affatto scontata nonostante il forte asse di RN con la Lega di Matteo Salvini. Il quale, da parte sua, esulta, ma oltre a essere sorpassato in casa della maggioranza di centrodestra da Forza Italia, deve molto del suo successo al traino delle 500.000 preferenze raccolte da Vannacci, candidatura decisamente divisiva all’interno del partito. E forse non deve neanche sottovalutare lo strappo dello storico fondatore Umberto Bossi.

.elezioni 2024

Esultano anche gli esponenti dell’estrema sinistra, ma anche la loro – pur avendo quasi raddoppiato i consensi e superato la soglia di sbarramento del 4% - è una vittoria di Pirro che non porterà nessun effetto concreto salvo quello di aver sdoganato la pregiudicata (in Ungheria) Ilaria Salis. Identica storia per gli estremisti di destra AFD in Germania, la cui netta affermazione non avrà effetti concreti.

Così come esultano i russi per l’affermazione dei partiti filo-putiniani, che è vera e reale ma non servirà a niente in chiave europea perché – come si diceva – la nuova (vecchia) maggioranza che governerà l’UE nei prossimi cinque anni mantiene, e anzi rafforza, una netta connotazione pro-Ucraina, peraltro condivisa anche dalla Meloni.

.pro Ucraina

Forse l’unica chance che ha la leader di Fratelli d’Italia per capitalizzare il proprio risultato è quella di evitare l’abbraccio della Von Der Leyen e sostenere la candidatura a Presidente della Commissione di Mario Draghi, nonostante la netta sconfitta del suo principale sostenitore, Emmanuel Macron. E poiché (onore al merito) Meloni ha conquistato notevole autorevolezza sulla scena europea, la manovra potrebbe consentire di catalizzare un voto realmente trasversale, grazie al forte richiamo che Super Mario ancora esercita.

Così davvero chi ha perso (Macron) potrebbe risultare vincitore, con effetti anche sul voto delle elezioni politiche anticipate convocate in seguito allo scioglimento del Parlamento. Scioglimento, giova ricordarlo, che non riguarda la posizione del Presidente, che comunque resterà in carica fino alla scadenza naturale del 2027. Tutt’al più lo obbligherà a una, certo, non facile coabitazione con il delfino di Marine Le Pen, qualora l’esito nazionale confermasse, cosa non scontata, la forte affermazione della destra francese.

E tutto sommato anche il Movimento 5 Stelle, unanimemente riconosciuto come uno dei perdenti, in realtà, avendo ottenuto ben il 10% risulta ancora sorprendentemente vivo, nonostante il disastro combinato al governo che sta ora emergendo in tutta la sua chiarezza. Logica avrebbe voluto che i grillini si estinguessero, per cui la loro sopravvivenza è una vera e propria vittoria.

.elezioni europee

La verità è che in Europa il Parlamento ha ben scarse prerogative e poteri quasi nulli, salvo forse quello di revocare la Commissione, a cui peraltro è ricorso solo una volta, nel 1999, quando venne sfiduciato Santer per le accuse di corruzione. Il potere vero sta nel Consiglio d’Europa (che riunisce i singoli governi nazionali) e soprattutto nella Commissione, alla quale l’ordinamento comunitario garantisce la massima stabilità. Per cui i veri vincitori (anche) di questa tornata elettorale sono i popolari, pur avendo in alcuni casi riportato risultati non brillanti (a parte la CSU/CDU tedesca).

In realtà, per come sono articolate, non si tratta di vere e proprie elezioni europee, come sarebbe se un italiano potesse votare, mettiamo, un candidato del Rassemblement Francese o della SPD tedesca, ma di una copia asincrona e sbiadita delle elezioni nazionali, spesso utile più che altro a trovare poltrone (e lauti stipendi) a chi si vuole spedire lontano dai veri centri dell’agone politico nazionale.

Per questo, alla fine, chi ha vinto le elezioni può legittimamente gioire del risultato e magari fattorizzarlo in ambito di politica nazionale, ma certamente ha perso la sfida per governare e per incidere davvero sulla politica continentale.