IL LEADER RESILIENTE E DIGITALE

IL LEADER RESILIENTE E DIGITALE

Mar, 08/23/2022 - 18:32
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La classe dirigente degli attuali ottantenni e le sfide del mondo digitale

.leadership

Torniamo a parlare di leadership, dopo l’incursione di qualche settimana fa nel (per noi) piuttosto inconsueto mondo della politica. Questa volta però rientriamo nel campo della gestione aziendale anche se, come vedremo, la dimensione istituzionale e pubblica ne costituisce un importante componente. L’occasione ci è data dal recente novantesimo compleanno di Giuseppe De Rita, esponente di un gruppo di (ex) ottantenni che ha interpretato ed esercitato la leadership in modo eccellente, efficace e molto spesso geniale, ed è naturalmente stata coronata da ampio e meritato successo. Sono Giuseppe Guzzetti, Sergio Mattarella, Paolo Savona, Giovanni Bazoli, Gianni Letta, Romano Prodi, Innocenzo Cipolletta, Giuliano Amato e alcuni altri di minore popolarità. Personaggi nati nel decennio compreso fra il 1932 (di De Rita) e il 1941 (di Mattarella e Cipolletta); cresciuti intellettualmente e professionalmente nel secondo dopoguerra, e poi artefici o comunque interpreti del miracolo economico.

 

Li accomunano studi giuridici e/o economici, notevole cultura, tensione ideale, impegno politico, resistenza fisica al lavoro. Sono stati temprati dalle ristrettezze della guerra e provengono da una società molto meno ricca ed agiata dell’attuale, e certamente hanno avuto il privilegio dell’istruzione di eccellenza in un contesto in cui l’analfabetismo la faceva ancora da padrone. Inoltre, hanno gestito organizzazioni complesse sia di natura imprenditoriale che istituzionale o di ricerca. Tutte caratteristiche che ai giovani di oggi mancano, e non per colpa loro ovviamente.

.leader

Ci chiediamo ora se, nell’Italia del terzo millennio, sia possibile replicare l’esperienza e il successo di quella classe dirigente e se le sue caratteristiche sono ancora un fattore importante nel mondo digitale, nelle imprese e nelle istituzioni attuali.

 

Partiamo proprio da quest’ultimo aspetto. Il lavoro al tempo di internet è molto diverso dalla produzione tradizionale di beni e servizi; tuttavia alcuni requisiti manageriali di base servono oggi come servivano cinquant’anni fa.

 

In primo luogo la visione strategica, ovvero l’attitudine a prevedere in quale direzione si muoveranno tendenze, parametri economici e preferenze del mercato e del sistema di produzione e consumo. Non solo: anche la capacità di rendersi conto se e quanto era possibile inserirsi o anche indirizzare questi trend. La generazione di cui parliamo, e quella precedente dei capitani d’industria del ventennio giolittiano, sono state molto generose di visionari e imprenditori geniali.

.visione strategica

La seconda dote evergreen è sicuramente la capacità organizzativa, che consente di combinare nel modo più efficiente e produttivo le risorse, in particolare quelle umane, di cui si dispone. Saper selezionar i collaboratori e dipendenti, trattare le persone, motivarle, trarre da ciascuno il massimo che può dare, generare attaccamento all’azienda, imprimere uno stile di comportamento congruo, adottare moduli organizzativi funzionali: sono tutte doti che richiedono, più che un talento particolare, continuo esercizio e grande esperienza.

 

In questo contesto inseriamo anche la capacità di interlocuzione e networking con tutti gli stakeholder aziendali: non solo dipendenti e azionisti ma anche clienti, fornitori, pubblica amministrazione, finanziatori, fisco, enti locali. Per chi svolge un’attività di natura politica o istituzionale in senso lato, questa dote è ancora più importante: ovviamente è basilare il rapporto con chi costituisce la base del consenso (elettori, nominanti, ecc.) ma anche con concorrenti, avversari, organi di informazione.

 

La terza dote fondamentale è la definizione chiara degli obiettivi e la loro condivisione con gli altri. Che si tratti di obiettivi finali (la mission aziendale o lo scopo degli Enti) oppure di obiettivi intermedi e degli strumenti da attivare, è importante che siano chiari, raggiungibili ma sfidanti, non scontati ed ovviamente con caratteristiche di economicità.

.networking

E infine, fondamentale, saper definire il giusto ordine di priorità fra obiettivi e strumenti, in modo da non farsi travolgere dalle emergenze e dalle contingenze, ma tenere sempre diritta la barra in direzione degli obiettivi strategici. Il manager lungimirante è il capitano della nave che non solo salva l’equipaggio e l’imbarcazione nei momenti di tempesta, ma continua a muoversi nella rotta definita e non perde di vista il porto di arrivo.

 

Tutte queste doti si possono dire fondamentali anche per i nuovi e futuri leader, con l’ovvia specificazione che il lavoro in ambito aziendale, ma anche in Enti e istituzioni, è organizzato in modo diverso. Mentre una volta prevaleva la dimensione fisica collettiva della fabbrica e dell’ufficio, oggi il lavoro di squadra è molto spesso più la risultante di individualità fra sé lontane ma in collegamento digitale, telematico o video. In questa modalità, il carisma del leader ha connotati più sostanziali che formali. Chi non ricorda nel corso di riunioni di lavoro il capo che con un cenno degli occhi o un gesto imponeva attenzione e silenzio?  In remoto, la stessa cosa più che inutile apparirebbe ridicola. Così come l’apparizione del boss a sorpresa in un reparto o in un ufficio o l’ispezione di registri, cassa e libri contabili.

 

Per molti giovani queste cose appaiono quasi incredibili, ma per chi ha lavorato prima di internet e degli smartphones rappresentavano la normalità. È vero che oggi non tutto il lavoro è smart, ovvero da remoto; anzi pare che la modalità in presenza stia tornando di gran moda. Tuttavia è innegabile che una serie di cambiamenti sono acquisiti, e certamente non si tornerà indietro.

.boss

Se non possiamo dire concluso (e non rimpianto) il tempo delle file alle macchinette del caffè in corridoio o della presenza odiosa e incombente del capufficio o del collega insopportabile, dobbiamo ammettere che anche una serie di fattori che connotavano soprattutto l’identità aziendale sono venuti meno. È pero ragionevole supporre che i leader oggi ottanta-novantenni avrebbero saputo interpretare anche l’era digitale da protagonisti, magari con strumenti e percorsi diversi, ma sempre sulla breccia.

 

Se dovessimo indicare ciò che veramente è indispensabile per svolgere questo ruolo in modo eccellente, diremmo: la preparazione culturale e il bagaglio di competenze acquisito con anni di studio serio e qualificato; una forte tensione ideale e valoriale; il rispetto del prossimo che non porta mai a passare sopra le altre persone e soprattutto la circostanza di anteporre gli interessi generali, il bene comune o anche solo il successo dell’azienda alle convenienze personali.

 

 

Commenti

Tutto vero, aggiungerei che quello che manca oggi è proprio nella pubblica amministrazione, dove si sta creando il buco dei vecchi che vanno via e in arrivo giovani non alla altezza di guidare la macchina delle istituzioni e anche dei ministeri, ma ciò che noi non abbiamo e i francesi si è l’ENA, una scuola nazionale della pubblica amministrazione , che forma le classi dirigenti, e questo anche nel privato non si trova con le università a distanza e con era digitale dove la faccia e le sue espressioni prima valevano un corso di un anno……